Perché il voto hindu interessa anche noi di Aldo Rizzo

Perché il voto hindu interessa anche noi OSSERVATORI® Perché il voto hindu interessa anche noi E ultime notizie dall'India, a conclusione di tre tornate elettorali, dicono che il gigante asiatico, secondo per popolazione solo alla Cina, è entrato in una fase che potrebbe essere di acuta instabilità. Centrodestra (destra-centro) a sfondo nazionalisticoreligioso oppure centrosinistra a sfondo laico-progressista, secondo la tradizione del partito del Congresso, pure sconfitto? L'indicazione del partito che fu di Nehru e dei Gandhi è stata ieri in questa seconda direzione (con la confermata fiducia al leader Rao), ma deve fare i conti col Bharatiya Janata Party (Bjp), della destra hindu, il vero vincitore delle elezioni, che spera di formare un governo con partiti regionali e frange locali del Congresso. Poiché l'India, per le sue dimensioni numeriche e per la scommessa che rappresenta, su quella scala, di una democrazia multietuica e plurireligiosa, è un caso planetario, che cosa dobbiamo aspettarci, nel resto dell'Asia e del mondo, dal prevalere dell'una o dell'altra ipotesi? Va detto subito che la nascita di una coalizione di centrosinistra sarebbe più rassicurante per tutti. Il massimo problema dell'Unione indiana è, da una parte, il proseguimento della riforma economica (che, nel segno di una graduale, ma decisa, liberalizzazione, ha già portato il Paese a un relativo, ma notevole sviluppo) e, dall'altra, un contenimento, se non un superamento, delle spinte centrifughe di carattere etnico e religioso, prima fra tutte quella, storica e tragica, tra hindu e musulmani. Naturalmente non sarebbe facile, soprattutto sul primo punto, l'alleanza tra il Congresso e il Fronte della sinistra, dalle forti venature populiste. Ma si sbarrerebbe la strada a un governo di nazionalisti religiosi (qualcosa del genere è accaduto in Turchia, dove i due partiti conservatori laici, pur rivali, si sono accordati per non dare il potere ai fondamentalisti, in quel caso islamici). Le analisi disponibili sui partiti indiani non dicono, in verità, che il Bjp sia un partito di fanatici hindu. Esso ha una doppia anima, un «centro» liI berista e modernizzatore, alI meno in senso economico, e una «destra» che, essa sì, è sciovinista e tendenzialmente autoritaria, non a caso erede, certo lontana, di quelle organizzazioni che, nella prima metà del secolo, plaudirono al razzismo nazista, certo in funzione antibritannica, ma non solo. E' difficile dire come funzionerebbe il «mix» a una prova di governo, ma sarebbe meglio non sperimentarlo. Anche perché non si tratta solo di politica interna. L'India, a volte lo dimentichiamo, è fin dal 1974 un Paese nucleare, anche in senso militare (prova suprema della schizofrenia tra sottosviluppo e ambizioni di potenza), e ciò ha portato il Pakistan musulmano sulla stessa strada. E i due Paesi hanno già fatto tre guerre per il Kashmir e si scambiano attentati e stragi per il Punjab. Questo, durante i governi del Congresso, e figurarsi cosa potrebbe essere col Bjp, che ha già chiesto un «rilancio» del nucleare, che allarma, oltre il Pakistan, la Cina. Dicevo, in questa rubrica, all'inizio della maratona elettorale, che noi europei, e un po' anche gli americani, abbiamo trascurato l'India, con tutti i suoi enormi problemi, lasciandola in pratica all'alleanza con la Russia, sia pure in chiave neutralista. Ora, finita la Guerra fredda, Mosca guarda piuttosto a Pechino, mentre Washington si tiene stretta Tokyo e l'Unione europea cerca soprattutto il dialogo commerciale con le nuove «tigri» del Sud-Est asiatico (vedi il vertice di Bangkok, dal quale Delhi era esclusa). Invece occhio all'India e al pericolo che essa sia tentata di uscire dal suo isolamento e dalle sue contraddizioni con una politica nazionalistica e destabilizzante nel Subcontinente e oltre. La strada maestra è quella dello sviluppo, e su quella strada ci tocca spingerla e aiutarla. Aldo Rizzo

Persone citate: Gandhi, Janata, Nehru