Baudo un giorno in Procura
7 Milano, primo interrogatorio per la vicenda dei soldi in nero dagli sponsor Bqudo, un giorno in Procura «Ma temo più la mia voce che l'inchiesta MILANO. Così Pippo Baudo - per quattro ore - è andato a spiegare al magistrato Giovanna Ichino se ha preso oppure no dei soldi in nero per sponsorizzare prodotti in tv. Acqua minerale, dolci, pasta: un miliardo e mezzo esentasse, negli ultimi tre anni, in cambio di un sorriso in più. Questo è almeno quello che sospetta il sostituto procuratore che mercoledì scorso ha spedito l'avviso a comparire per Pippo Baudo. Dopo sei lunghi mesi di indagini. Il presentatore viene convocato per le 12. Poi gli viene spostato l'appuntamento alle 13,30. Arriva in taxi, dice: «Dopo l'interrogatorio farò delle dichiarazioni». Invece fa anticamera per due ore. Dice: «Mi sento assolutamente sereno». Varca la soglia dell'ufficio di Giovanna Ichino alle 15,15, ne esce solo in serata - le 19,20 in punto - e protetto dai carabinieri sparisce dalle viste e dai taccuini dei cronisti. Per lui un brutto segno. La giornata degli interrogatori comincia molto prima. Alle 10 arrivano i due stretti collaboratori di Baudo titolari delle dieci società che la magistratura ha monitorato in questi mesi. I soldi di almeno tre aziende - la San Benedetto, per l'acqua minerale, la Sper- lari, dolci natalizi, e la Barilla - dovrebbero essere passati da lì. Si tratta di Armando Gentili, portavoce di Baudo, 58 anni di Arese. E di suo nipote, Francesco Bizzo, 35 anni di Ladispoli. Entrambi seguiti dai rispettivi avvocati. Entrambi con voglia di scherzare: «Dichiarazioni? Fossi matto», dice allegro il più anziano, capelli lunghi da ex rocker. E il giovanotto, pure lui capelluto: «Ho vinto qualche cosa? Ho vinto qualche cosa?» lasciandosi alle spalle i cronisti perplessi. La faccenda dei soldi è assai complicata, ma può essere semplificata così. Il magistrato ha indagato su dieci società - «Immobiliare Dalia», «Punto zero», «Cr», «Edil 77», «Palazzotto di Morlupo», «Star Program», «Ag Management», «Sette», «Adriana», «Adalpina Ed. Musicali» - che risultano ufficialmente di proprietà di zio e nipote, in realtà il titolare effettivo e unico sarebbe Pippo Baudo. Il quale Baudo (che si è autosospeso dalla carica di direttore artistico Bai) non avrebbe in alcun modo dovuto percepire emolumenti dalle ditte che sponsorizzano trasmissioni televisive. I contratti (secondo il codice Rai) vanno stipulati tra le aziende e la Sipra, concessionaria di pubblicità. A differenza di quanto accade nelle televisioni private, i personaggi Rai - presentatori, attori, ecc - non possono incassare percentuali sulle sponsorizzazioni, pena il licenziamento. Secondo l'accusa - che per l'appunto ipotizza i reati di abuso di ufficio, concussione, frode fiscale - il divieto Rai sarebbe stato aggirato proprio utilizzando le dieci società, con somme versate in nero. Sembra di capire che la Ichino abbia trovato tracce dei pagamenti riferiti a varie edizioni del Festival di Sanremo (anni 1993, '94, '96) ai varietà «Numero Uno» (1994) e Luna Park (1995) e al programma «Tutti a casa» (edizione 1994). Sembra di capire che in questi sei mesi sia riuscita a ricostruire la contabilità segreta delle varie società e che, infine, abbia verbalizzato delle ammissioni da parte di alcuni fra gli sponsor. Una conferma indiretta arriva dall'avvocato Fabio Belloni, legale di Armando Gentile, quando a metà pomeriggio dice: «Abbiamo l'impressione che questi interrogatori saranno seguiti da altri». Un'accellerazione dunque, e forse una rapida conclusione. Non si spiega altrimenti il coi volgimento (spettacolare) di un personaggio del peso di Pippo Baudo. E il silenzio alla fine della sua giornata più lunga. [p. cor.] ponsor ura iesta
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