Bussotti: la mia musica contro la secessione di Sandro Cappelletto
LA LETTERA Parla il compositore, romano del Nord Est, che oggi presenta «Madrelingua» a Santa Cecilia Bussotti: la mia musica contro la secessione Dante e Petrarca cantano un polemico ritorno alle orìgini JROMA ON bisogna sottovalutare le minacce della Lega. Prendiamole sul serio invece, e rispondiamo». SyIvano Bussotti, sessantacinque anni, padovano di stirpe, fiorentino di nascita, giramondo di elezione, poi a lungo civis romanus, ora cittadino di Montecarlo, non ha gran voglia di scherzare quando gli si domanda dei possibili risvolti di cronaca politica contenuti in Madrelingua. L'ultimo lavoro del nostro compositore debutta oggi all'Accademia di Santa Cecilia, una delle rare novità assolute a trovar posto nei cartelloni musicali italiani. E' pen¬ sato per orchestra, affidata a Daniele Gatti, arpa (solista Claudia Antonelli) e coro maschile, l'ottimo coro romano, appena rientrato da una tournée in Russia e voluto da Abbado e i Berliner Philharmoniker per cantare lo Schicksalslied di Brahms. I versi scelti da Bussotti appartengono a Dante - il canto del conte Ugolino, La bocca sollevò detto quasi senza fiato, nell'orrore e nella pietà della rievocazione. Poi a Petrarca, Alla riva del Tebro, un sonetto ripreso da Palestrina in un madrigale, a Francesco Landini, Ugo Foscolo, fino al trentenne poeta contemporaneo Enzo Fileno Ca- rabba. «La nascita e la storia della lingua italiana, l'inaugurazione della sua ferrea e scolpita codificazione. Non ho più fiducia nel modo in cui il nostro Paese considera la cultura, ma la nostra lingua nazionale rimane punto di riferimento essenziale. Perché non lo si ricorda?». Ricordare, dimenticare, reinventare. ((Avevo già scritto Lingue ignote, partendo da un pensiero di Elias Canetti: "Vorrei di colpo disimparare tutte le lingue della terra, così che ogni parola diventi un nome nuovo". Io ignoro l'inglese, lingua ufficiale del ventesimo secolo, ignoro il tedesco: ignoranza che mi ha tormentato per molto tempo. E ora Madrelingua, un ritorno felice alle mie origini, un omaggio, anche riconoscibile, al mio maestro Luigi Dallapiccola: quando insegnava al Conservatorio accanto ai voti scriveva sempre un endecasillabo di commento». Confondere il senso della parola e quello del suono, trovare grazie al primo le forme del secondo e da quest'ultimo esaltare il significato di un verso: «L'arpa, antica e attuale, una potenza sonora che spesso si ignora, ma una strappata delle sue corde può sovrastare un'intera orchestra. Ho scritto anche dei passaggi sbagliati, come davvero mi era capitato quando ero studente». Dopo aver interrotto il lungo rapporto con Casa Ricordi, Bussotti è diventato, come fu il sogno impossibile di Beethoven, l'editore di se stesso. Titolo dell'opera, indirizzo, costo di ogni partitura; «si vende anche per corrispondenza», informa il foglio di carta riciclata, disegnato da lui stesso. Sempre più artigiano, sempre più avverso alla standardizzazione: «L'artista ha il diritto di mostrarsi sordo, e il musicista in special modo, alla facile velocità irriflessa della stampante. Continuerà nella pratica ostmata e felice del manoscritto». Come sempre, secondo la bella definizione di Massimo Mila, il ragazzaccio insofferente e l'artista rinascimentale, musicista, pittore e scrittore elegantissimo, convivono: «Mi hanno eletto accademico di Santa Cecilia: che sorpresa per un personaggio come me! Guai a quell'artista che non abita il personaggio di se stesso, guai a chi ne diventa servo». Sandro Cappelletto Sylvano Bussotti è tornato a Roma per la sua nuova composizione. Aveva lasciato polemicamente l'Italia, ma ora afferma: «Le minacce della Lega non sono da sottovalutare, rispondiamo a tono»
Luoghi citati: Italia, Montecarlo, Roma, Russia
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