D'Alema, un monito a Prodi di Alberto Rapisarda

Il futuro premier: «Equilibri rispettati». Incarico in settimana Il futuro premier: «Equilibri rispettati». Incarico in settimana D'Alenici, un monito q Prodi «Sinistra più visibile nel governo» ROMA. Scalf'aro potrebbe cominciare le consultazioni giovedì pomeriggio per dare l'incarico a Prodi probabilmente sabato. Ma Massimo D'Alema ha ancora più fretta e ieri ha consigliato (senza nominarli) a Scalt'aro e Romano Prodi di favorire il parto «molto presto. Forse già in settimana il governo si presenterà alle Camere». Il tempo rischia di complicare la partita per la disiribuzione dei ministeri, a vantaggio dei centristi. Rischio denunciato da Bertinotti, che ieri ha fatto seguire (pertissere più convincente) una pesante pressione indiretta su Prodi attaccando la moneta unica europea. Il segretario del pds non nasconde che anche lui è preoccupato per l'immagine troppo «moderata» della squadra di Prodi. Lo ha rivelato lo stesso Walter Veltroni, futuro vicepresidente del Consiglio. «Massimo mi ha detto una battuta alcuni giorni fa: "Visto che al governo ci siete tu, Napolitano e Dini, è bene che ci sia anche qualcuno di sinistra". Ma io gli ho risposto con un'altra battuta: "E allora tu puoi anche non sottrarti a farne parte..."». Però si tratta solo di battute, ha precisato. Prodi ha risposto alle preoccupazioni della sinistra garantendo che «il governo sarà fatto con saggezza, per cui non deve essere riequilibrato né a destra, né a sinistra. Sarà un governo che rispecchia il programma dell'Ulivo». E Veltroni ha convenuto con lui: «Il problema del riequilibrio c'è soltanto sui giornali». Eppure, la sinistra scalpita. E la distribuzione dei ministeri è solo un segnale. Cosi, mentre Romano Prodi costruisce pezzo a pezzo il suo governo (ieri ha scelto i sottosegretari alla presidenza del Consiglio), un attivissimo Massimo D'Alema cerca di evitare che a godere dei frutti della vittoria dell'Ulivo finiscano con l'essere i centristi (gli ex de) dell'uno e dell'altro schieramento. Magari convergendo in una unica formazione terremotando gli equilibri usciti dalle elezioni. La settimana che si apre è importante proprio perché, con la possibile intesa tra i due poli per l'assegnazione di alcune commissioni all'opposizione, si potrebbero porre le basi per un futuro che garantisca il buon lavoro del governo, ma anche la stabilità degli attuali schieramenti. Per questo D'Alema ieri ha ammonito i «centristi» ma ha teso di nuovo la mano a Berlusconi e a Fini. Perché sa che in Fini trova uno che, come lui, è fermamente interessato ad impedire la saldatura dei centristi dei due poli. «Sarebbe scorretto mettere insieme forze che alle elezioni si sono schierate da una parte e dall'altra» ha detto esplicitamente ieri il segretario del pds, come se temesse che il rischio non sia poi tanto ipotetico. Mentre di An ha parlato come di una delle «forze politiche fondamentali», riferendosi al nuovo clima creatosi dopo il discorso di Violante. E non solo. Rispondendo implicitamente ad un invito di Fini per un accordo tra i due poli per non utilizzare i voti di Bossi, D'Alema ieri ha risposto affermativamente: «E' un problema comune delle forze di maggioranza e opposizione per non flirtare con la faccia sovversiva del bossismo nell'illusione di utilizzarla strumentalmente l'uno contro l'altro». Ma Gasparri di An ha risposto freddino di no a «nuovi archi costituzionali in funzione anti-Lega». Quelli che sono tentati di utilizzare Bossi sono proprio i «centristi». Lo diceva ieri Casini, segretario del Ccd («bisogna sviluppare il dialogo con la Lega») invitando il Polo a «non farsi coinvolgere in una logica delle grandi intese con l'Ulivo». Come se intravedesse all'orizzonte la possibilità di un ribaltone: Polo e Lega uniti per mettere l'Ulivo in minoranza. Per agganciare la Lega il Polo dovrebbe offrirle l'Assemblea costituente, esortano Casini e Buttigliene. Alberto Rapisarda

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