A Veltroni super-ministero con cultura editoria e tv

A Veltroni super-ministero con cultura, editoria e tv A Veltroni super-ministero con cultura, editoria e tv IL VALZER DELLE POLTRONE ROMA OMANO Prodi ha già scelto i suoi sottosegretari: saranno Arturo Parisi (da tempo consigliere politico del leader dell'Ulivo) ed Enrico Micheli (direttore generale dell'In). Sembrava che i duo dovessero essere affiancati anche da Lamberto Cardia, ma ieri si è saputo che il pds ha osteggiato questa ipotesi e che l'ha avuta vinta. Particolare piuttosto curioso, perché l'aspirante sottosegretario ha uno sponsor d'eccezione: Oscar Luigi Scalf'aro. E infatti non è escluso che Cardia trovi posto in un ministero (magari in quello per le riforme istituzionali, una collocazione che sarebbe una garanzia per l'inquilino del Colle). Eh si, scontentare di nuovo il presidente della Repubblica a Romano Prodi non conviene. Scall'aro, infatti, ha già digerito a fatica l'ingresso di Antonio Di Pietro nel governo. L'idea non gli piaceva all'epoca del governo Berlusconi e non lo convince nemmeno adesso. Prova ne è la freddezza con cui il presidente accolse la notizia della lettera in cui l'ex magistrato annunciava di aver accolto l'offerta del ministero dei Lavori Pubblici. «Tra i poteri del capo dello Stato - disse Scallaro in quell'occasione - non vi è quello di limitare i desideri dei singoli cittadini». Una reazione che faceva trasparire il disagio dell'inquilino del Colle. Il quale, a quanto pare, da allora non ha mutato opinione, anche so il coinvolgimento di Di Pietro nel gabinetto Prodi sombra ormai un fatto acquisito. Dunque Cardia (l'uomo che il Colle destinò all'incarico di sottosegretario del governo Dini), che venerdì pomeriggio ha avuto un lungo incontro con il leader dell'Ulivo, potrebbe ancora entrare nel governo. Per il resto, la composizione dell'esecutivo procede a fatica. I partiti hanno già presentato al futuro premier lo listo con i nomi dei loro candidali, ma sono ancora cionchi provvisori, in alcuni casi, porche nello forzo politiche è guerra all'ultimo sangue tra aspiranti ministri, e comunque ci sono quattro o cinque dicasteri che fanno gola a molti e la cui assegnazione sarà un vera grana. Le lotte fratricide per una poltrona non risparmiano nemmeno piccoli partiti come i «verdi». Il rappresentante del «sole che ride» nel governo dovrebbe essere, con tutta probabilità, Edo Ronchi, ma Gianni Mattioli ci spora ancora. Nel ppi (a cui dovrebbero ossero riservati dai quattro ai cinque ministeri) sono in lizza Beniamino Andreatta, Rosy Bindi, il domitiano a denominazione di origine controllata Ortensio Zecchino, Roberto Pinza e Giovanni Bianchi. Per questi ultimi due occorre aprire una parentesi. Pinza, infatti, potrebbe creare un problema, mentre Bianchi no risolverebbe uno. I' primo è osteggiato da una parto del pds perché teme che sia in odore di ministero delle Finanze («sento dello voci pazzesche raccontava giorni fa Lanfranco Tu rei - per esempio c'è chi dico che Pinza dovrebbe succedere a Fantozzi»), Il secondo invece, an¬ dando al governo, farebbe felice qualcuno, lasciando un'importante casella vuota al partito: quella di presidente del ppi. La lista pidiessina c'è già, ma non è ancora completa. Scontata la presenza di Napolitano, Berlinguer, Fassino, Salvi (per lui si parla di «rapporti con il Parlamento», anche se non c'è niente di definito), Burlando (Trasporti) e ovviamente di Veltroni. Fino all'altro ieri era certo che Napolitano andasse all'Interno e Fassino alla Difesa. Ma i popolari premono perché Maccanico si insedi al Viminale. In questo caso l'ex presidente della Camera andrebbe alla Difesa (i vortici dell'esercito, però, tifano per Fassino). C'è poi la «questione femminile» da risolvere, che, in soldoni, significa assegnare a due o tre donne altrettanti ministeri. In lizza ci sono Melandri, Turco e la senatrice Barbieri. In tutto le poltrone assegnate alla Quercia dovrebbero essere otto-nove, esterni esclusi. E Dini? Nessuno vorrebbe dargli la vicepresidenza. Non Prodi, non Veltroni. E nemmeno Ciampi e Napolitano sono favorevoli a questa ipotesi. La Quercia in generale è contraria («Significherebbe - spiegava la settimana scorsa Turci - ridimensionare il nostro ruolo: un conto è avere un solo vice-Prodi del pds, altro discorso è avere un tandem»). Rifondazione, poi, ha posto un vero e proprio veto. E così per tacitare le ambizioni di Dini (che al governo vorrebbe anche Treu, Fantozzi, Billia o Necci), l'Ulivo ha deciso di solleticare le aspirazioni della componente socialista del suo partito, offrendo un ministero a un esponente del Si. Resta aperta, anzi apertissima, la questione della Giustizia mentre appare ormai certo che a Walter Veltroni andrà il ministero della Cultura, con competenze non solo sull'editoria e sullo spettacolo, ma anche sulla televisione (che verrà quindi scorporata dal ministero delle Poste). E sempre a proposito di tv l'Ulivo avrebbe offerto la presidenza della Rai a Franco Tato. [m. t.m.] E a sorpresa l'Ulivo offre a Franco Tato la presidenza della Rai Il numero 2 dell'Ulivo Walter Veltroni

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