Missione d'amore da Tirana per trovare la moglie rapita

Un ufficiale dell'esercito si imbarca come clandestino e chiede aiuto alla questura di Ascoli Piceno Un ufficiale dell'esercito si imbarca come clandestino e chiede aiuto alla questura di Ascoli Piceno Missione d'amore da Tirana per trovare la moglie rapita AASCOLI PICENO LLE quattro di notte del 6 maggio, in uno spiazzo polveroso ai bordi della Domitiana, tra Napoli e Caserta, tra la monnezza e il mare, in un luogo dove nessuno a memoria d'uomo è stato felice, un uomo e una donna si abbracciano e piangono di gioia e sette-poliziotti-sette li guardano e si stringono le mani, convinti di aver compiuto la missione più importante della loro camera. Dev'essere accaduto qualcosa di straordinario. E allora raccontatecela questa favola tenera e violenta dove una donna soffre, un nascituro soccombe, un pilota di aeroplani attraversa il mare, un gruppo di poliziotti obbedisce ai sentimenti pur di arrivare, per una volta almeno, a vivere un lieto fine. Che sia una storia straordinaria lo dimostra perfino la velina con cui la questura di Ascoli Piceno ricostruisce l'accaduto, con un incipit in cui il romanzesco emerge dal linguaggio burocratico: «In una fredda notte di aprile u.s. si presentava presso gli uffici della questura un giovane albanese, introdottosi clandestinamente nel nostro Paese, il quale dichiarava'di essere disperatamente alla ricerca della propria consorte». Nella «fredda notte di aprile» il dirigente della Mobile Egidio Labbro Francia fa sedere di fronte a sé l'immigrato e gli fa portare un caffè caldo. Guarda perplesso il suo volto scavato e i suoi abiti laceri. L'uomo dice di avere 25 anni e di essere un ufficiale dell'esercito albanese. Mansione: pilota di caccia. Il suo aspetto è pessimo, ma il comportamento è fiero e dimostra grande dignità. Racconta che il 5 marzo, mentre lui era lontano da casa, in missione, sua moglie è stata rapita. Lei ha solo 19 anni e aspetta un bambino da due mesi. «E' bellissima» aggiunge e dal portafoglio estrae la foto sgualcita di una ragazza. Gli agenti se la passano, annuiscono. Nessuno fa battute. Il capitano Kappa, come sarà poi chiamato, continua. Dice che ha fatto indagini per un mese, tra Tirana e Durazzo. Ha subito pensato che la moglie, in codice Zeta, fosse stata rapita dal racket e spedita in Italia perché si prostituisse. Ha preso una licenza dall'esercito e si è infiltrato tra i criminali. Ha seguito tracce e raggiunto una convinzione. Il rapitore doveva essere Aleko Pa- sku, le sue orme portavano a Ascoli. E' andato sulla costa albanese, ha pagato un caronte, è salito su uno scafo e ha raggiunto l'Italia. In tasca, pochi soldi e molte fotografie di Zeta. Da Bari ha preso un treno per Ascoli e nella «fredda notte di aprile» ha bussato alla questura portando la sua storia e la sua richiesta di aiuto. «Sono un clandestino - dice guardando il capo della Mobile può rispedirmi a casa o aiutarmi». Il poliziotto ci pensa. Esce dalla stanza lasciando la porta socchiusa. Con la coda dell'occhio vede il capitano Kappa abbassare la testa e piangere, ora che è solo e non deve più portare la divisa della dignità. Il dottor Labbro Francia decide. Informa i colleghi: «La chiameremo operazione Mig, aiutiamo il pilota a volare ancora». La foto di Zeta viene trasmessa in tutta Italia. Le segnalazioni non tardano. «E' in Emilia». Una volante parte da Ascoli, il capitano Kappa sul sedile posteriore. Notti a percorrere gli stradoni di Casteldebole, interrogando le prostitute albanesi che ci lavorano, mostrando la foto di Zeta. «Mai vista». La ragazza e i suoi rapitori si sono già spostati. La volante torna indietro. Il passeggero sul sedile posteriore tiene gli occhi bassi. Qualche giorno e si ri¬ parte: destinazione Milano. Stesso esito. Alla missione Roma il capitano Kappa non partecipa. Aspetta ad Ascoli. «Ogni volta che si partiva - ricorda Labbro Francia - lo vedevamo sorridere, a ogni ritorno a mani vuote era più depresso. Dimagriva a vista d'occhio: oltre dieci chili in un mese. Abbiamo pagato di tasca nostra perché avesse vitto e alloggio. Lo consideravamo un fratello e ci preoccupava, era a un passo dalla follia». A pochi fotogrammi dalla tragedia, lo Sceneggiatore scrive la svolta. La sera del 4 maggio un informatore segnala la presenza dei sequestratori e della donna a Qualiano, in provincia di Napoli, La mattina successiva da Ascoli partono sette agenti. Il capitano Kappa resta in attesa davanti al telefono. Il commissariato di Giugliano e quello di Castel Volturno forniscono indicazioni e rinforzi. L'operazione Mig è una questione di principio. Decine di poliziotti che hanno visto di tutto palpitano per una storia d'amore venuta da lontano. Le volanti percorrono la Do- mitiana. Nigeriane, disperati africani, slave. Zeta, non c'è. Fino alle dieci della sera, quando i fari la illuminano, sotto un albero, con minigonna e borsetta. Labbro Francia guarda la ragazza-la foto-la ragazza. «Ho preso Matteo Boe - dice -, ho preso Mesina, ma quando andrò in pensione e ripenserò alla mia carriera mi ricorderò per prima cosa della notte in cui ho trovato quella ragazza». Scendono. Le parlano. Lei nega di essere lei Ha paura. I suoi rapitori le hanno detto di avere già ucciso il marito. «Sgozzato», hanno prescisato. Un agente fa il numero della questura di Ascoli sul cellulare, si fa passare il capitano Kappa e porge l'apparecchio a sua moglie. Lei sente la voce, capisce di essere libera, parla e piange. Lui dice: «Vengo da te». Lei riappende e si dispera, perché non vuole che la veda cosi: vestita da prostituta. Si cancella il trucco, getta ì preservativi dalla borsetta, chiede un paio di jeans. Aspettandolo, racconta: è stata violentata, torturata, più volte e da più uomini. Ha perso il bambino che aspettava. Hanno minacciato di uccidere i suoi genitori in Albania se si t'osse ribellata. Pensava che non ne sarebbe uscita più. Invece. Invece alle quattro della notte un'altra auto si ferma nello spiazzo. Ne scende un uomo molto più magro di come lei lo ricordava, sconvolto, stracciato, sfinito. Entusiasta. Come dire? Un eroe. Si può dire? Stavolta sì. Un eroe d'amore, non di guerra. Fa la sua differenza. Medaglia al valore per il capitano Kappa che non tirò bombe dal suo caccia, ma si buttò alle spalle il mondo per ritrovare la sua donna. E i poliziotti che lo aiutarono e andarono anche ad arrestare i cattivi (Aleko Pasku, 33 anni, e Agron Paja, 24) poi imbarcarono marito e moglie per l'Albania e tornarono indietro cantando. Gabriele Romagnoli Un mese di ricerche in tutta Italia L'hanno ritrovata fra le prostitute di Castel Volturno La donna, 19 anni è stata violentata e torturata Ha perso il figlio che aspettava da due mesi DUE MESI m ODISSEA LEI IL 5 MARZO VIENE RAPITA A TIRANA E PORTATA IN ITALIA. IL 7 MARZO E'AD ASCOLI: QUINDI, DOPO ESSERE STATA TORTURATA E VIOLENTATA, VIENE COSTRETTA A PROSTITUIRSI. PORTATA IN DIVERSE CITTA" ITALIANE, ARRIVA INFINE A CASTEL VOLTURNO. LUI DOPO AVER SCOPERTO CHE LA MOGLIE POTEVA ESSERE IN ITALIA, IL 4 APRILE SI IMBARCA SU UN VIAGGIO DI CLANDESTINI E ARRIVA A BARI. COMINCIA AD INDAGARE E ARRIVA AD ASCOLI, DOVE PER UN MESE COLLABORACONLAPOLIZIA.IL 5 MAGGIO, INSIEME CON GLI AGENTI, RITROVA LA DONNA VICINO A CASERTA. IERI, FINALMENTE IL RITORNO A CASA Il pilota albanese e la moglie entrano nella questura di Ascoli dopo essersi riabbracciati. Nella cartina i percorsi che hanno seguito nei due mesi trascorsi tra il sequestro e il ritrovamento della donna