Gala delle emozioni «Ma la pioggia rovina i lustrini delle star»

Gala delle emozioni Gala delle emozioni Ma la pioggia rovina i lustrini delle star CANNES. «Il Festival di Cannes è il miglior rimedio contro la xenofobia»: stretta dentro un corpetto color fucsia, con il collo coperto da un pesante collier di cristalli trasparenti, Sabine Azéma ha condotto ieri sera una cerimonia d'inaugurazione più lunga del solito, fitta di celebrazioni, evocazioni, apparizioni a sorpresa. Se l'arrivo delle star al Palais è stato funestato da una pioggia battente che ha messo seriamente in pericolo acconciature e abiti da sera, il gala dentro il Grand Théàtre Lumière ha dato più o meno a tutti i presenti l'occasione di un primo piano o di un breve intervento. Sotto la selva di ombrelli multicolori hanno sfidato l'acqua molte star francesi: Frangoise Fabian, che presiede quest'anno la giuria della Camera d'or, la giovanissima Elza Zilberstein in lungo nero e pettinatura ottocentesca, Claude Lelouch in gilet e camicia candida con collo alto, Richard Anconina e poi il cast completo del film d apertura, «Ridicule». Applauditissima Fanny Ardant che sta vivendo una fase professionale particolarmente felice: «Ci sono dei momenti, nella carriera, che assomigliano alle buone annate per la terra, quelle con frutti abbondanti e raccolti ricchi. Non ho mai seguito nessuna strategia per raggiungere il successo, ho fatto tutto seguendo il mio piacere... Amo sempre le donne che interpreto, mi piacciono le persone con dei lati oscuri e preferisco personaggi che per la morale corrente sono riprovevoli». Il primo tributo della serata è andato al presidente della giuria Francis Coppola apparso, dopo le immagini della «Conversazione» e di «Apocalypse now», sulle note del «Padrino». «Una volta - ha ricordato Azéma - Coppola è venuto a Cannes e ha espresso il desiderio di poterci tornare senza un suo film in gara, solo per godere del cinema, del mare e del sole. Per il sole e il mare ci sono delle difficoltà, ma il desiderio di potei- vedere dei film è stato realizzato». Coppola ha presentato ad uno ad uno i membri della giuria, tra i quali spiccava una Greta Scacchi raggiante, l'asciata di semplicissimo nero. A Irene Jacob è toccato il compito di commemorare il regista che l'ha scoperta, lo scomparso Kieslowski: «Con lui ho dato il meglio di me stessa, imparando a stare sempre in contatto con le cose semplici della vita». Prima della parentesi dedicata al ricordo di Louis Malie, preceduta dalle immagini di uno dei suoi film, «Milou a maggio», sono stati presentati minuscoli assaggi di tutte le pellicole in gara: unica particolarità lo spezzone di Lars von Trier in cui il regista in persona ha spiegato perché non ha voluto presentare come gli altri il suo pezzetto di film. Breve antipasto anche per la retrospettiva francese e poi gran finale con un'Azéma molto briosa e un John Malkovich molto impacciato nel pronunciare (in francese) la rituale formula d'apertura del Festival. Ma l'ultima battuta tocca di nuovo all'attrice: «Ve lo saluto collettivamente - dice Azéma avvicinandosi all'ospite - ma lo abbraccio individualmente». lf. e] Francis Ford Coppola

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