Convegno sui riti della morte di Gian Paolo Ormezzano

A Firenze A Firenze Convegno sui riti della morte FIRENZE.Oggi e domani la Fortezza da Basso ospita un convegno ricco di novità e di coraggio: si parlerà di morte, dintorni e contorni. Il titolo esatto della due giorni fiorentina è: «Le cerimonie dell'addio, momenti e problemi». Per fornire indicazioni pratiche a chi resta. In questo senso la collocazione dei lavori presso il salone dell'arte nei servizi funebri, una manifestazione curata dalla Feniof (Federazione Nazionale Imprese Onoranze Funebri) ha mia sua logica: le esequie sono, nelle cerimonie dell'addio, il momento più classico. Il convegno è organizzato da una rivista, La Buona Sera, «periodico di vita, morte e miracoli», che esce in 20 mila copie ed è distribuita gratuitamente, specie nella provincia di Milano. E' al quinto numero e ospita, a parlare di morte, firme celebri, cercando di interessare senza mai dissacrare. La morte non è un soggetto divertente, è sicuramente un soggetto affascinante. Il convegno chiama a parlare di «quel momento lì», più che «di quella cosa là». Di chi resta, assai più che di chi se ne va. Dei problemi che sono moltissimi; morali e pratici, comportamentali ed economici, religiosi e funzionali. Con la collaborazione della rivista Zeta, davvero «di settore», diretta da Francesco Campione, titolare di una cattedra di tanatologia all'università di Bologna e collaboratore de La Buona Sera, nonché della Iats (International Association of Tanathology and Suicidology), affluiscono a Firenze i principali esperti mondiali, dal messicano Reyes Zubiria, presidente della Iats, al francese Hanus, alla inglese Richardson, al croato Stifanic, al belga Dekonink-Gauthier, al n rvegesc Qvanstrom, al finlandese Vaisanen, all'italiano Satriani, alla tedesca Blumenthal-Barby. Tutti impegnati a dire delle cerimonie dell'addio nei loro Paesi. Le cerimonie funebri sono a una svolta, imposta da mutamenti del costume sociale e religioso, dal diffondersi delle pratiche della cremazione, dal sempre più difficile rapporto fra il cittadino, le istituzioni comunali e le imprese di onoranze funebri. Dal convegno dovranno uscire indicazioni pratiche: dall'assistenza al malato terminale sino alla scelta dell'impresa per un addio che non significhi, per chi resta, caos, salasso, ulteriore sconforto, persino supplemento di dolore. La novità sin d'ora individuabile è quella del rito funerario come terapia del lutto: con i parenti del defunto aiutati dalla collettività, dai servizi, dalla preveggenza di chi se ' 'è andato... L'abbandono dei riti, o la loro cristallizzazione, è inteso come una forma di paura, di resa. Si vuole una rivitalizzazione di essi: e gli studiosi possono e debbono aiutare, valutando i comportamenti in tutto il mondo, offrendo minimi o massimi denominatori comuni, nella forma come nella sostanza della cose: se piangere alla messicana fa bene, perché non provare? C'è il funerale del defunto e c'è quello di chi resta. Il primo può predisporre tutto, i secondi possono subire o creare, vivere il funerale come un distacco secco c come una fase di un lungo accordo con chi ormai sta dall'altra parte. Tematica inquietante, se si vuole, ma destinata a stemperarsi e ad arricchirsi negli interventi di esperti dei settori legati alle onoranze funebri, e nel dibattito col pubblico. Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Blumenthal, Francesco Campione, Gauthier, Hanus, Reyes, Richardson, Satriani, Zeta

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Milano