Fiori in faccia «Lanciati da una donna E i rossi lo contestano» di E. St.

Fiori in faccia Fiori in faccia Lanciati da una donna E i «rossi» lo contestano MOSCA. Prima un poco amichevole mazzo di rose in faccia; poi il pubblico rimprovero del capo di un partito comunista estremista che lo ha accusato di aver provocato la rovina dell'Unione Sovietica. Non è stata trionfale la campagna di Stalingrado (adesso Volgograd) di Mikhail Gorbaciov, recatosi nella città simbolo della vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale per celebrare il 9 maggio e per tenere viva la sua candidatura in vista delle presidenziali di giugno. Dopo essere stato colpito con un pugno alcune settimane fa a Omsk, in Siberia, durante un altro giro elettorale, l'ultimo leader dell'Urss ha subito ieri un nuovo affronto. Le prime notizie parlavano di uno schiaffo ricevuto mentre si recava a rendere omaggio al monumento ai difensori della città assediata dai nazisti. Poi la polizia di Volgograd ha precisato che a Gorbaciov erano stati solo «lanciati dei fiori». In realtà, hanno riferito testimoni, il mazzo di fiori gli sarebbe stato tirato in pieno viso da una signora tutt'altro che ossequiosa, pare una simpatizzante di «Russia lavoratrice» (si tratta del partito neo-stalinista fondato dall'ex giornalista Viktor Anpilov, segnalatosi già in epoca sovietica per aver denunciato alle autorità superiori le «deviazioni ideologiche» di un collega inviato con lui in una missione in Nicaragua). Il capo di «Russia lavoratrice», ora alleato di Ghennadi Ziuganov, è stato poi protagonista del secondo episodio spiacevole del 9 maggio di Mikhail Gorbaciov. Indicato erroneamente dall'agenzia ItarTass tra i partecipanti al corteo comunista di Mosca, Anpilov era invece a Volgograd. A un certo punto è comparso dinanzi a Gorbaciov e gli ha sbarrato il passo. E' quindi cominciata hanno raccontato alcuni presenti - una pubblica requisitoria condotta da un ex militante di secondo piano contro l'ex primo segretario del pcus. Anpilov, che in recenti comizi non ha esitato a ricorrere all'offesa personale, questa volta si è rivolto a Gorbaciov con la tradizionale forma di rispetto russa, chiamandolo con nome e patronimico: Mikhail Sergeevic. Poi però, senza perifrasi, lo ha accusato tra l'altro di aver aperto la strada al libero mercato e distrutto il sistema, a suo dire, che portò l'Urss alla vittoria il 9 maggio 1945. L'ex Presidente non si è lasciato intimorire dall'interlocutore e dai sostenitori comunisti, quasi tutti anziani, che lo attorniavano scandendo slogan ostili. Ha replicato con tono deciso - hanno riferito i suoi collaboratori - ricordando le colpe dei vecchi dirigenti sovietici, dei golpisti dell'agosto del 1991 e di quei deputati, tra i quali anche Ghennadi Ziuganov, che per primi firmarono la petizione in cui gli si chiedeva di concedere l'indipendenza alle Repubbliche. L'episodio di ieri non è stato il primo a turbare la serenità della campagna elettorale dell'ultimo segretario generale del pcus. Il 24 aprile, Gorbaciov era a Omsk, in Siberia, e si accingeva a pronunciare un discorso, quando un uomo gli si fece incontro e lo colpì al volto. In una prima reazione emotiva l'ex Presidente sovietico disse che si trattò di un attentato alla sua vita, ma poi l'autore dell'aggresione, un disoccupato di nome Mikhail Malyukov, spiegò che aveva voluto «dargli un ceffone per punirlo per quello che aveva fatto al Paese». Ma, pochi mesi fa, era andata ancora peggio a un sosia di Gorbaciov: scambiato per l'ex leader nelle vie di Mosca, era stato malmenato dai passanti e salvato dall'intervento della polizia, [e. st.]