Gola profonda allo stato maggiore

Gola profonda allo stalo maggiore Gola profonda allo stalo maggiore «Soltanto il 5% dei generali è fedele a Boris» GLI ELETTORI IN DIVISA LMOSCA E condizioni sono queste: nessun riferimento al mio nome, alla mia abitazione, alla mia carica, al mio grado, alle mie caratteristiche fisiche, alla mia famiglia». Così decidiamo insieme che lo chiamerò Vladimir Denisov e lo qualificherò come un «alto collaboratore dell'apparato centrale dello stato maggiore». Non deve trapelare nemmeno come siamo entrati in contatto e attraverso chi. «I miei hanno sistemi raffinati per scoprire queste cose». Allora cominciamo: perché ha deciso di parlare? E cosa vuole rivelare? «Ho visto troppe cose insopportabili per poter continuare a tacere. L'esercito è stato distrutto in questi anni. Ma soprattutto sono preoccupato per quello che potrebbe succedere a breve termine. L'insofferènza nelle forze annate ha raggiunto un limite estremo...». Può darmi un quadro delle posizioni? E come lei sa queste cose? «Lo so perché sono in uno snodo dove passano le informazioni essenziali sullo stato degli umori tra le gerarchie superiori, il vertice cioè, e l'ufficialità intermedia. Quello che le riassumo non sono le mie impressioni, ma l'analisi di documenti, di dati». Allora mi faccia il quadro. «Gli umori dell'ufficialità verso il presidente sono come una torta a strati. I suoi sostenitori incondizionati non sono più del 5-7 per cento del corpo dei generali, anche se in questi anni Eltsin ha nominato per decreto qualcosa come 388 generali-colonnelli e, in tutto, seicento generali. Lei sa che questo significa denaro, e privilegi. Solo per i generali si stanno costruendo nei dintorni di Mosca circa 250 superdacie da 700 mila dollari l'una. Ovvio che questi staranno dalla sua parte qualunque cosa faccia, anche se diffidano di lui. Ma molti altri non sono disposti a seguirlo a prescindere...». Può descrivere questi ultimi? «Intanto è rimasto un 25-30% di alti ufficiali della vecchia generazione. Questi sono tutti contro il Presidente, la sua politica estera, la sua politica di riforma dell'esercì- to. A livello dell'ufficialità intermedia, dei comandanti di divisione, di battaglione eccetera la situazione è invertita rispetto al vertice supremo. In netta maggioranza i critici. E c'è una cospicua quota di oppositori irriducibili. Se si ripetesse una situazione come quella dell'ottobre 1993, ad esempio, sono certo che la maggior parte dei corpi militari si rifiuterebbe di violare le regole democratiche e lascerebbe il Presidente al suo destino». Già, ma c'è Korzhakov con le sue divisioni Tamanskaja e Kantemirovskaja. «Esatto, c'è Korzhakov e c'è il generale Kuznetsov, che è un uomo fedele a Eltsin. Sappiamo che tutte le licenze sono state revocate, che nessuno degli ufficiali può venire a Mosca. Quest'anno non li hanno fatti partecipare neanche alla sfilata sulla Piazza Rossa. Sono impegnati 24 ore su 24. Ed è un segnale preciso». Quale scenario ritenete dunque più probabile? «Secondo le nostre informazioni, Eltsin ha proposto a Lebed di diventare ministro della Difesa al posto di Pavel Graciov e gli ha dato tempo per decidere fino al 15 maggio. Anzi a noi risulta di più: che Eltsin avrebbe promesso a Lebed di fare fuori una quindicina di generali tra i più corrotti, in pratica tutta la squadra che circonda Graciov». Voi come giudicate questa eventualità? Ritenete che Aleksandr Lebed possa accettare? «Francamente sarebbe una mossa eccezionale. Tenendo conto del discredito che circonda Graciov e il suo entourage mafioso, questo gesto permetterebbe a Eltsin di riconquistare d'un tratto la fiducia della maggior parte della gerarchia superiore e intermedia. Io stesso, di fronte a questa scelta, tornerei a riflettere se votare per Eltsin. Lebed potrebbe accettare, a patto che gli venisse spianato il terreno con una preventiva piazza pulita. Lui porterebbe con sé i suoi uomini. Il problema è se Eltsin può arrivare a privarsi di un gruppo di persone di cui si fida per mettersi nelle mani di una squadra che diffida di lui». D'altro canto corre voce che Korzhakov e Barsukov vedano Graciov come il fumo negli occhi... «Esatto. Korzhakov ha fatto capire più volte che non lo può soffrire. Come guardia del corpo del Presidente è semplice come una vanga: se se ne va il Presidente se ne va anche lui. E lui non può perdonare a Graciov il fallimento della guerra-lampo in Cecenia. E' logico che Korzhakov voglia colpire colui che ha ferito il cavallo su cui siede. Per quanto concerne Barsukov, lasciamo perdere. Noi allo Stato Maggiore abbiamo battezzato l'operazione Pervomaiskoe, quella contro Salman Raduev, come un evento unico nella storia militare russa: perché ci sono voluti due generali d'armata (Barsukov e Graciov, ndr) per comandare un solo battaglione. E' stata l'apoteosi della nostra impotenza militare. Barsukov era meglio se ne stesse al suo posto precedente, dove gli competeva piazzare le guardie lungo il percorso automobilistico di Boris Eltsin. Avrebbe fatto meno danni. Per altro questo suggerimento sarebbe utile anche a Korzhakov». Supponiamo che Lebed accetti. Lei mi sta dicendo che in tal caso l'esercito sarebbe tranquillizzato e la fronda cesserebbe. Può darsi. Ma ciò significherebbe solo che l'esercito resterebbe neutrale o che sposerebbe la causa di Eltsin? E se il presidente decidesse che è meglio seguire il consiglio di Korzhakov e non fare le elezioni? E se vincesse Ziuganov? «Lebed, a quanto ne sappiamo, è favorevole a una normale consultazione elettorale. Per il resto risponderò così: tutte le argomentazioni, le voci, le minacce secondo cui la sconfitta di Eltsin alle elezioni e la vittoria di Ziuganov condurrebbero inevitabilmente allo spargimento di sangue, fanno parte di una evidente provocazione. Non è che l'esercito starà da una parte o dall'altra. E' che, se si spacca la società, allora anche l'esercito si spacca». Giuliette Chiesa Boris Eltsin attorniato dai generali saluta dal mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa la parata militare Qui sopra il leader comunista Ghennadi Ziuganov

Luoghi citati: Cecenia, Mosca