Eltsin s'inchina alla bandiera rossa
11 Festa della vittoria: il leader torna sul mausoleo di Lenin, 100 mila con Ziuganov Elisili s'inchina glia bandiera rossa A Stalingrado affronto a Gorbaciov MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Per vincere le elezioni si può fare di tutto, anche inchinarsi di fronte all'esecrata bandiera rossa. Boris Eltsin ha prima eguagliato, mediante decreto, il tricolore bianco, rosso e blu al rosso della vittoria contro il nazismo, poi ha ripristinato la parata sulla Piazza Rossa (che non si faceva più dal 1991, anno della fine dell'Urss), è salito sul mausoleo di Lenin circondato dalle alte gararchie militari (cosa che solo l'anno scorso era avvenuta brevemente e coprendo la scritta «Lenin» con ghirlande di foglie), infine è partito per Volgogrado, anzi Stalingrado, nuova tappa elettorale. Il 9 maggio, anniversario storico di prima grandezza, è servito a Eltsin per rilanciare in grande stile 1'«operazione seduzione» verso i nostalgici della potenza sovietica, verso i nazional-patrioti che, nonostante alcuni sondaggi diano Boris Eltsin in ripresa, si apprestano a votare massicciamente per Ziuganov, candidato comunista. Quest'ultimo ha marciato alla testa di almeno 100 mila persone nella manifestazione alternativa a quella ufficiale, cui partecipavano circa 7000 soldati delle accademie militari, ma senza mezzi tec¬ nici, né carri, né missili. Non è più tempo di mostrare potenza militare alla quale nessuno crede più (salvo i missili strategici) dopo i disastri della guerra cecena. E nel suo discorso ha lanciato più d'un messaggio politico. Per esempio lanciando un appello a tutti (leggi a Eltsin e al suo entourage) a «rispettare il responso delle lune». Evidentemente si sente sicuro della vittoria, ma forse esagera. In ogni caso ha sentito la campana di Korzhakov, capo della guardia presidenziale, che chiedeva il rinvio delle elezioni a data da destinarsi, e fa sapere che lui non ci sta. Anzi rilancia e, con magnanimità, annuncia che in caso di vittoria non permetterà che vi siano «persecuzioni degli avversari per motivi politici». Rassicurante ma fino a un certo punto. Perché non chiarisce se farà arrestare quelli che hanno fatto man bassa delle proprietà dello Stato. Questi non sono infatti «motivi politici». E' vero che Eltsin, l'altro ieri, era sembrato tirare le orecchie al capo dei suoi pretoriani, ribadendo che le elezioni si sarebbero tenute nei tempi previsti, ma il giorno stesso c'era stata la clamorosa presa di posizione del comandante della regione militare di Mosca, generale-colonnello Kuznetsov, che ribadiva l'opzione di Korzhakov: meglio non fare le elezioni perché il Paese è spaccato in due. Ora, non sfugge a nessuno che sia Korzhakov che Kuznetsov sono inequivoci tifosi di Eltsin. E logica vuole che i loro ballons d'essai facciano parte di una operazione concordata con il presidente. Il quale sta conducendo un vero e proprio negoziato simultaneamente con Ziuganov, Javlinskij, Lebed e Fiodorov. A Ziuganov è stato offerto un «compromesso» a patto che accetti di farsi sconfiggere. A Javlinskij e Lebed sono stati offerti posti cruciali nel futuro governo, con vaghe promesse di cambiamento del corso delle riforme secondo le loro richieste. Ziuganov ha replicato seccamente che non è disponibile. Gli altri esitano. Il leader comunista non intende spianare la strada a Eltsin e non gli concede respiro nemmeno nell'operazione cosmetica. Ieri ha detto che proporrà un referendum sulla bandiera, che dovrà decidere da quali colori i russi vogliono essere rappresentati. «Il tricolore - ha detto tra gli applausi della folla - è quello che fu gettato ai piedi del Mausoleo nel 1945 insieme alle bandiere naziste». Era la bandiera - a sua volta ripresa dallo zarismo - del generale Vlasov, che combatté dalla parte di Hitler. [g. e] Il capo comunista: tutti riconoscano il risultato delle presidenziali Ma il comandante della piazza di Mosca ripete: «Rinviamole» Il capo comunista: tutti riconoscano il risultato delle presidenziali Ma il comandante della piazza di Mosca ripete: «Rinviamole» Qui a fianco Mikhail Gorbaciov Più a sinistra Boris Eltsin rende omaggio alla bandiera rossa
Luoghi citati: Mosca, Stalingrado, Urss
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