Fine della recita in bianco e nero di Domenico Quirico

Fine della recita in bianco e nero UN PAESE NORMALE Fine della recita in bianco e nero LA formula magica si chiamava «power sharing»: divisione del potere. Per due anni è stato l'abracadabra che ha garantito l'unico miracolo fiorito tra le pieghe delle sventure africane, la transizione dall'apartheid all'unica, autentica, democrazia del Continente. E' svanita sotto il fragore dell'applauso che, in Parlamento, ha salutato la nuova Costituzione. Il Sud Africa è vissuto in una soffice terra di nessuno, di non amore e di non odio, dove cinque milioni di privilegiati e quaranta milioni di diseredati, in un patto sigillato dalla convergenza degli interessi, recitavano una meritoria commedia: sul copione era scritto che bianchi e neri si spartivano una identica quota di potere, contavano allo stesso modo, il passato e la matematica non contavano (provvisoriamente) nulla. Ma il lungo miracolo non era solo un marchingegno istituzionale, era garantito dalla fantasia politica, dallo charme e dalla stima reciproca (che non è mai diventata amicizia) tra due uomini. Mandela, il nero con il coraggio di dimenticare gli anni di prigione, e de Klerk, il bianco con il coraggio di aprire la porta di quella cella. Tutti e due dotati della magica capacità di fare, ad ogni mutare di situazione, la cosa meno dannosa. Bianchi e neri vedevano l'annodarsi dei loro destini, i loro sorrisi, l'accorto grigiore di quella coabitazione impossibile, e riprendevano a sperare. Adesso le loro storie si dividono; il paracadute non c'è più e il Sud Africa si avvia, forse troppo presto, alla prova più difficile: scoprire se questa breve infanzia democratica ne ha fatto davvero un Paese «normale». Perché tra tre anni, quando ci saranno le elezioni presidenziali, l'African National Congress certamente riconquisterà la maggioranza assoluta e potrà occupare lo Stato, senza artificiali «riserve» di potere per le minoranze. Finora la transizione ha prodotto soltanto scartoffie. Ma nelle zone rurali i bambini neri entrano nelle scuole bianche scortati dalla polizia, l'ambizioso «Programma di ricostruzione e di sviluppo» che aveva promesso un I milione di alloggi, acqua ed | elettricità per due milioni e mezzo di cittadini dei ghetti è sparito silenziosamente dalle sigle burocratiche, e i giornali non danno più notizia, per mancanza di spazio, dell'ordinaria violenza che sconvolge le città. Il Sud Africa è percorso da linee di frattura sulle quali le tribù, bianche e nere, che lo compongono non si sono ancora assestate, da cui esce il sordo mormorio di nuovi cataclismi. La Storia si è come raffreddata, ma non ancora spenta. De Klerk, un Gorbaciov astuto che ha saputo pilotare la transizione senza farsi travolgere dal disastro, prepara la nuova strategia per sopravvivere: raccogliere sotto la sua bandiera tutti coloro che temono la futura dittatura «democratica» del partito di Mandela. Sarà un'armata composita ma numerosa. A fianco degli irriducibili afrikaner, per cui il potere nero è una bestemmia contro Dio, ci saranno proprio coloro che si arresero per ultimi ai loro antenati, gli zulù. Nel fortilizio del Natal, dove la guerra tribale ha già fatto migliaia di vittime, Buthelezi, padrone in doppiopetto di questa tribù armata di zagaglie, odio e disperazione, prepara la rivincita. Il suo sogno di uno Stato in un Sud Africa dal federalismo a maglie così larghe da equivalere all'indipendenza, è definitivamente tramontato. Non gli resta che brandire un'arma antica: la violenza. Ma anche all'interno del partito di Mandela, mentre la salute del patriarca illanguidisce ogni giorno, il futuro potrebbe riservare sorprese spiacevoli. I tecnocrati moderati, che sollevano l'ammirazione interessata del Fondo Monetario e del business internazionale, per ora hanno la meglio. Ma dovranno fare i conti con la rabbia dei falchi, degli irriducibili che sognano Ji buttare i bianchi a mare e vogliono tutto il potere, e per cui la moderazione è tradimento. La Costituzione, appena approvata, dovrebbe disciplinare i flutti di questo maelstròm politico. «E' una delle migliori del mondo» hanno assicurato, ottimisti, i costituzionalisti. Lo dicevano anche a Weimar. Domenico Quirico ico^J

Persone citate: African, Buthelezi, De Klerk, Gorbaciov

Luoghi citati: Mandela, Natal, Sud Africa, Weimar