Arriva il decreto salvaprocessi di Giovanni Bianconi

9 Vìa alle contromisure per salvare i procedimenti in corso dopo la sentenza della Consulta Arriva il decreto salvaprocessi Ma è polemica tra gli avvocati ROMA. Decreto approvato, processi salvati. Almeno è questa l'idea del governo, che ieri sera ha varato il decreto-legge con le contromisure alla sentenza della Corte Costituzionale che in poche settimane ha fatto saltare centinaia di dibattimenti in tutta Italia. Le nuove norme dovrebbero evitare che i processi ripartano da zero, e la conseguente scarcerazione degli imputati detenuti. Ma gli avvocati sono già scesi sul piede di guerra. Il provvedimento dicono - «contiene evidenti violazioni di norme della Costituzione». Replicano al ministero di Grazia e Giustizia che questo non è vero, e che le norme introdotte non sono altro che l'applicazione di un precedente pronunciamento della Consulta. Questioni tecnico-giuridiche piuttosto complicate, che nei prossimi giorni continueranno a creare divisioni e polemiche. Nel frattempo c'è il decreto-legge e le nuove regole per i processi. La prima: laddove il giudice si astiene perché ricade nelle cause di incompatibilità sancite dalla Corte Costituzionale, gli atti processuali compiuti fino a quel momento «conservano efficacia». La seconda: i termini di custodia cautelare nel processo di primo grado riprendono a decorrere «dalla data del provvedimento che ha accolto la dichiarazione di astensione o di ricusazione»; in pratica dall'inizio del nuovo processo. I conti, insomma, ricominciano da zero, e quindi i detenuti non escono. E tutto il carcere patito fino a quel momento? Sarà «scontato» nei gradi successivi del processo, ma è la prima nuova regola che può evitare il carcere in più. Siccome gli atti svolti nel procedimento interrotto «conservano efficacia» e fanno parte del fascicolo del nuovo dibattimento, con l'accordo delle parti si può evitare di ripeterli, darli per acquisiti, in pratica non gettare al vento tutto il lavoro svolto fino a quel momento. Se accusa e difesa sono d'accordo il nuovo processo impiegherà un'udienza o poco più per tornare al punto in cui s'era interrotto il precedente, e la sentenza dovrebbe arrivare all'incir- ca nei termini già previsti. I nuovi termini di c 'Stodia cautelare, di conseguenza, verrebbero interrotti in breve tempo. Del resto, spiegano al ministero della Giustizia, già l'articolo 303 comma 2 del codice di procedura penale prevede che nei casi di «regressione del processo» il computo della carcerazione preventiva ricominci, e la nuova norma non è altro che un'applicazione estensiva di quella norma. Come aveva spiegato il ministro Caianiello nei giorni scorsi, la filosofia di fondo del provvedimento è che «la pregressa fase dibattimentale conserva il carattere di attività legittimamente compiuta», con tutte le garanzie per la difesa. Ma nonostante ciò, gli avvocati protestano. Gaetano Pecorella, presidente dell'Unione Camere Penali, dice che i penalisti avevano già presentato al governo le rimostranze per un decreto che «non può essere condiviso né sul piano della tecnica legislativa, né sul piano della legalità», e annuncia «inevitabili iniziative». Il prowedimento prevede anche che d'ora in avanti saranno i tribunali della libertà dei distretti di corte d'appello (e non più delle province) a decidere sulle richieste di riesame degli ordini di carcerazione, in modo da limitare i futuri casi di incompatibilità. Cambiano anche le norme sui processi nei quali sono coinvolti giudici, secondo nuovi «accoppiamenti»; tra le altre conseguenze al tribunale di Perugia (uno dei più gravati di lavoro) restano solo i giudici di Roma, e non più quelli di Ancona e dell'Aquila. I magi- strati di Brescia saranno giudicati a Venezia e non più a Milano, quelli di Napoli a Roma e non più a Salerno. Giovanni Bianconi A lato, il Guardasigilli Vincenzo Caianiello. Sopra, il presidente della Consulta Mauro Ferri

Persone citate: Caianiello, Gaetano Pecorella, Mauro Ferri, Vincenzo Caianiello