STANDOCI DENTRO Il cuore caldo di Mammanera

r r STANDOCI DENTRO FACCE di stessa faccia», cantano i Mau Mau in «Soli noi». E sembra di vederli, loro e il pubblico che hanno conquistato. 0 meglio, che li ha generati. Perché Luca, Fabio e compagni di questa città sono figli, ne incarnano tensioni che chiedevano da tempo una voce, fantasie multiculturali a cui prima o poi avrebbe dovuto dare melodie e ritmo spurio. I Mau Mau, per l'appunto. Se ancora non ve ne siete accorti, è uscito «Viva Mamanera», il terzo album della glienga. Forte rock elettrico, tutto diverso dai precedenti al primo impatto, implacabile per coerenza quando lo si ascolta per bene. La copertina è un po' vudù, roba da Neville Brothers, e l'America diventa un tormentone, terra d'immigrazione come il Balon, guarda un po'. Si facevano chiamare «acustica tribù», questi Mau Mau che giravano in tre, a inizio decennio, con una Fulvia scassata, trascinando chitarra acustica, fisarmonica e djembé, magica pelle dell'Africa occidentale. Anni, concerti e organici sono passati, la tribù ha pascolato in terreni dance parenti del periodo delle «posse italiane, ha mandato in loop la propria creatività per creare musica capace di far rimbalzare la gente sull'asse dell'alleanza tra soluzioni acustiche e chip. Da Baghdad al Parkpop d'Olanda, dalla Palestina ai megafestival governativi di Francia, Mau Mau è diventato nome imprescindibile, per l'orgoglio di pubblico e cronisti. Adesso la tribù ha saltato l'asse acustico-informatico per sposare la causa elettrica, per la precisione valvolare, e ha condotto una campagna acquisti degna del Real Madrid. Sono partiti, è vero, talenti dal futuro luminoso, come Andrea Ceccon. oggi leader delle Voci Atroci, e Davide Rossi, ammesso alla corte di Robert Fripp. Non c'è più la furia percussiva di Davide Graziano, innamorato degli Africa Unite, e la testa pensante di Valerio Corzani si applica ad u o a ia li, o oaposse BrandNientemau»,dionati nel Torino altri progetti. Ma i nuovi acquisti fanno paura. Josh Sanfelici arriva dai Fratelli, e le linee di basso di «Viva Mamanera» sono un biglietto da visita eloquente. Ciuski Barberis ha lasciato le sicure fortune degli Ustmamò, sicuro che l'elettrica tribù sia il massimo. Roy Paci ha sperimentato jazz mondiale e propone ottoni furiosamente lucidi. L'inquietudine permanente di Fabio Barovero e la vena poetica di Luca Morino hanno trovato in loro gli interlocutori giusti per confezionare un lp straordinario, il cui suono è stato concepito nello storico studio cittadino Transeuropa, ma assemblato definitivamente a Los Angeles da un signore che si chiama Eric Serafin, in precedenza produttore di gente come Ben Harper, Spearhead e Brand New Heavies. Niente male per dei «mau mau», straccioni, meridionali, immigrati e sfigati nel gergo della vecchia Torino, popolare e sospettosa. «Ellis Island» e «La Ola» tirano la volata a un disco che in realtà ha negli episodi meno appariscenti, da «Fiore» a «Zeppelindia», i passaggi più eccitanti. Sensazioni etno, sfregi rock, illuminazioni jazz e personalità da vendere confezionano un album coi fiocchi e alimentano una curiosità nei confronti del concerto che i Mau Mau terranno martedì 7 al Palastampa, presenta Radio Flash. Il biglietto costa 15 mila lire, ridotte a 13 mila per gli abbonati dell'emittente e per i soci di Hiroshima. Il concerto inizia alle 21,30. «Al'è ora! Venite, venite!», recita una loro recente canzone. Difficile non darle ascolto.