LA NON DAMA E' LA MONDANA di Stefano Bartezzaghi

LA POSTA IN GIOCO LA POSTA IN GIOCO LA NON DAMA E'LA MONDANA luis seruiveM : la frontièra scomparsa GLI ITALIANI NON CKECONO PIÙ' CHF I COMUNISTI MANGINO I 6AM61NI- Scrivete a: Stefano Bartezzaghi «La posta in gioco» La Stampa - Tuttolibri via Marenco 32 10126 Torino OGNI tanto lo si sente dire: «quella signora è mondana», o magari «quella signora è una mondana», o I addirittura «una gran mondana». Ogni tanto lo racconto, e vedo che nessuno trova niente da ridere, o da ridire: ormai mondana significa: «socievole e ricca», mentre si è perduto il significato eufemistico di «praticante il meretricio». Analogamente, l'unica differenza fra «uomo di mondo» e «donna di mondo» è ormai il genere maschile o femminile, mentre prima «uomo di mondo» significava «gran signore» e donna di mondo significava, appunto, lo stesso che «mondana». Naturalmente che il complimento maschile diventasse un insulto femminile non era proprio il massimo del politically correct. Diciamo anzi che era una cliscriminazione ributtante. Aggiungiamo che gli eufemismi non sono molto simpatici, e dunque non ci dispiace del tutto che oggi si abbia il coraggio di usare nomi più franchi. Ma a questo punto dovrò dirvi che, da un certo punto di vista (il mio), questo pensionamento dell'accezione peccaminosa di mondana è un peccato: in anagramma la mondana è la non dama o anche una mala donna (secondo una bella combinazione di Sebastiano Bruno; un altro possibile anagramma, invece, è piissimo, e non mi sembra una circostanza opportuna per evocarlo). Le persone per cui mondana significa «socievole e ricca» non capiranno più una battuta, che mi è stata ricordata recentemente da Carola Besana, Villasanta (Mi). La lettrice mi chiedeva chi ne fosse l'autore e io non sapevo proprio cosa rispondere, finché in televisione, un certo giorno, non l'ho riascoltata. Stavo guardando Schegge, la fondamentale trasmissione tappabuchi di Raitre, e all'improvviso eccolo lì, Raimondo Vianello, versione Anni Cinquanta, travestito da mondina. E' una parodia delle inchieste di Mario Soldati, e Vianello dice all'intervistatore fuori campo: «Faccio la mondina, lavoro tutta la settimana». Poi si passa a Tognazzi. Anche lui è vestito da donna, però molto più vistosamente, e si appoggia con malizia a un lampione. All'intervistatore che glielo chiede, risponde: «Anch'io faccio la mondina. Lavoro tutta la settimina». Carola Besana mi chiedeva a chi attribuire la battuta, e io allora direi (con il beli'acronimo trovato da Aldo Grasso): T.V.: Tognazzi - Vianello. Ma Carola Besana mi chiedeva anche se il gioco sulla mondana - mondina fosse o no uno di quegli scambi che i francesi chiamano contrepèteries. A occhio e croce, mi pare di no: ma poi è imbarazzante spiegarsi bene, perché insomma le contrepèteries sono sempre oscene. Un'altra lettera recente (o quasi) è quella di Carlo Re (Valenza Al). Oltre a parlarmi di suo zio, cognome Re e nome Vittorio Emanuele, il signor Re mi parla di scambi più o meno contropeti- LA VIGNETTA DI MARAMOTTI. stici: un vecchio stioglilingua che mi ero completamente dimenticato («date pane al cane pazzo, date pane al pazzo cane») o un errore del presentatore, che doveva annunciare «Fred BuscaGLIONE e il suo COMPLESSO». Nei momenti di malumore conio esempi irriferibili, come la storia di una appassionata di riforme costituzionali che sospira l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Non resta che cambiare discorso, ma non di molto: perché il gio¬ co della mondina io non lo metterei nella pigna delle contrepèteries, ma in quella dei giochi sulle rime, e di rime da riferirvi ne ho tre. Una me la sono appuntata un po' di tempo fa, viene da Finte, un libro di Paolo Teobaldi (edizioni e/o) di cui sarebbe lungo parlare (ci torneremo in una di queste puntate per un gioco su consólo e Consolo). E' molto semplice, è del tutto finta: «un rasoio da barba con le lamette Gillette: che è una rima solo se a leggere è un bambino» Ben detto. La seconda rima, è vera e molto complicata. La fa Elio con le Storie Tese quando canta: «Tu, che sogni quel cicciobombo dei Take That I fai le prime esperienze [depilatorie, ndr] con il tuo Gillettey>. La terza rima, l'occhio non la vedrebbe mai. Io l'ho trovata sul l'Espresso, ma mi hanno spiegato che l'autore è Tommaso Labranca: Freud I tabloid. E' con qualche emozione che seno andato a cercarla sul mio rimario preferito, e ce l'ho trovata, assieme apolaroyd e Lloyd. Labranca, autore di Andy Warhol era un coatto e Estasi del pecoreccio (ottimi titoli e libri, en trambi per Castelvecchi), teorizza l'estetica del trash: cosa sia di preciso, non sono sicuro di averlo ca pito, ma dovrebbe far rima con mèches, Bangladesh, intese (mila nese per guaio, o orpello che im paccia). Stefano Bartezzaghi

Luoghi citati: Bangladesh, Torino, Villasanta