A un anno dal via e con pochi organici e mezzi, la «giustizia minore» funziona Il «record» dei giudici di pace

A un anno dal via e con pochi organici e mezzi, la «giustizia minore» funziona A un anno dal via e con pochi organici e mezzi, la «giustizia minore» funziona Il «record» dei giudici di pace Causa chiusa in due mesi II tempo necessario a definire una causa civile? Dalla prima udienza al deposito della sentenza, 51 giorni: nemmeno due mesi. Tre mesi se si tratta di quantificare il danno per un incidente stradale, e non più di 15 giorni per l'emissione di un decreto ingiuntivo. Sono i tempi da guinness della cosiddetta «giustizia minore», quella di competenza dei giudici di pace. Che, nonostante un organico ben al di sotto di quello previsto, presentano il bilancio del loro primo anno di vita con orgoglio. Sono in 102 (a fronte dei 140 previsti), coadiuvati da 36 addetti alla cancelleria (dovrebbero essere ! 17). Guadagnano circa mezzo r""iOne il mese: lavorano soprattutto per passione. Sono partiti con niente. Il dirigente della cancelleria Giglio Causo ha raccontato in una relazione, il mese scorso, com'è riuscito a organizzare gli uffici, in viale dei Mughetti 22/a: «Ho chiesto una somma per l'inoltro della corrispondenza. E' finita che ho dovuto anticipare 200 mila lire per i francobolli, e acquistare a mie spese gli abbonamenti tramviari per i commessi, perché potessero andare nei diversi uffici giudiziari: non ci hanno assegnato un'auto di servizio. I computer del ministero non sono ancora arrivati. Ma non potevo aspettare tanto. Li ho chiesti e ottenuti in comodato gratuito da due banche». La parola d'ordine, soprattutto all'inizio, è stata insomma: ((Arrangiatevi». Piano piano, la nuova magistratura onoraria creata dalla legge ha cominciato a funzionare. Pochi giorni fa è stato finalmente nominato dal Csm il coordinatore, Alberto Ugona. Davanti a loro si discutono cau se aventi un valore fino a 5 milio ni (30 per gli incidenti stradali). I giudici di pace hanno anche fun zione di «conciliazione in sede non contenziosa»: fanno cioè da «arbitri», risolvendo le controversie con interventi bonari stragiu daziali. In quest'unico caso non hanno limiti massimi di compe tenza sull'entità o la materia della causa in discussione. «Quest'ultima nostra funzione - dice Ugona è però quella meno conosciuta sulla quale i cittadini ci interpellano con minore frequenza». Le loro sentenze sono impugnabili in tribunale o in Cassazione, e riguardano soprattutto piccoli guai quotidiani. Gli esempi sono infiniti: la cliente della tintoria che vuole essere risarcita da chi le ha rovinato il soprabito in pelle, la giovane che ritira dalla sarta l'abito da sposa difettoso. O l'inquilino troppo rumoroso, il pallone del ragazzino che sfonda una vetrata l'artigiano che non viene pagato dal cliente, e via di questo passo, In un anno, gli uffici hanno tratta to 4609 cause. I decreti ingiuntivi presentati sono stati 36 mila e 952, le sentenze 1416, le cause cancellate 999. Le spese di giudizio sono irrisone. Per cause inferiori al milione ci si può difendere da soli, senza pagare l'avvocato. E fino a due milioni, non ci sono spese di can¬ celleria, bolli, imposte. Sopra i due milioni, oltre alle imposte di registro, ogni causa costa 111 mila lire, 69 mila un decreto ingiuntivo. I giudici di pace, molti dei quali sono dirigenti di uffici legali o avvocati in pensione, guadagnano 40 mila lire lorde ad udienza, con un tetto massimo di dieci udienze al mese a testa, e 50 mila lire a sentenza. «E' ovvio - dice Ugona che nessuno di noi lavora per denaro. Siamo qui per passione, e soprattutto per spirito di servizio. Abbiamo impostato il lavoro con criteri privatistici, portando qui la nostra esperienza in aziende private. Anche per questo, ci vantiamo di avere poco arretrato». Non che funzioni tutto a meraviglia. Francesco Mollo, presidente dell'Associazione giudici di pace, sottolinea per esempio che «mancano computer. Il parcheggio, la segnaletica, la pulizia sono carenti. Occorrerebbe un presidio di forza pubblica, e ci sono ancora aspetti organizzativi irrisolti». I giudici chiedono più mezzi, più organici. Ma - caso pressoché unico, in un ufficio pubblico - chiedono anche di lavorare di più. «Molti rinunciano a far valere i loro diritti, quando si tratta di piccole somme, immaginando tempi biblici e costi elevati. Da noi non è così. Invitiamo i cittadini a contattarci. Siamo qui per evitare cause lunghe e costose: il nostro compito istituzionale è proprio questo. Dobbiamo evitare che la gente litighi, aiutare le parti a mettersi d'accordo. E, se proprio non è possibile, decidere noi, con sentenze il più possibile veloci». [g. fav.) presidente Alberto Ugona

Persone citate: Alberto Ugona, Francesco Mollo, Giglio Causo, Ugona