Nonno Vujadin sgrida i suoi nipotini di Bruno Bernardi

«Sacchi sbaglia a non chiamare Vìalli. Tabarez? Ma se era stato cacciato dal Cagliari» Boskov va al Servette ma critica Capello («Rischia grosso») e Trap («Una minestra riscaldata») Nonno Vujadin sgrida i suoi nipotini •-Ajax: «Lippi cambia troppo, loro hanno meno difetti» Su Juve- A RUOTA LIBERA SULL'ITALIA CHE ABBANDONA CI lascia, dopo 11 anni: tornerà. Vujadin Boskov, lo zingaro del calcio europeo, chiuderà la carriera in Svizzera, nel Servette, ma ha mantenuto la residenza a Pieve Ligure dove intende stabilirsi definitivamente fra un paio di stagioni. Intanto, spera venga accolta la richiesta di diventare cittadino italiano. Oggi l'uomo di Novi Sad compie 65 anni. E da Napoli, dove sta per finire la sua lunga avventura nel nostro campionato, nonno Vujadin parla a ruota libera e dà «bacchettate» a destra e a manca, con l'ironia che gli è valsa l'Oscar della simpatia. Boskov, proprio ora che gli stranieri invadono, più che mai, l'Italia calcistica, lei se ne va all'estero. Perché? «Mi hanno cercato dalla Spagna (tra le altre Espanol e Siviglia) e persino dalla Scozia. Ho scelto Ginevra. Ci vivono mia figlia e i miei nipotini. I giornali hanno scritto che ho una banca. Non vale neppure la pena smentire. Nel nostro mondo comandano i procuratori. Io non ne ho. Sono l'allenatore che, dopo Trapattoni, ha vinto di più in Europa. E merito rispetto». Che cosa perde il calcio italiano senza Boskov? «Amo i piedi buoni, il calcio spettacolo e il sorriso. Ho sempre avuto successo, ovunque. Con l'Ascoli e la Samp. Nella Roma, malgrado i guai di Ciarrapico e Caniggia, ho perso la Coppa Italia per un gol di differenza con il Toro. E il Napoli può arrivare decimo, un piazzamento tutt'altro che vergognoso se si considerano gli infortuni, la mancanza di validi rincalzi e i problemi societari». Con lei in panchina, il Toro avrebbe evitato la serie B? «Se dico come la penso dovrei criticare i miei colleghi. Con giocatori di classe come Rizzitelli e Pelè non si deve retrocedere. E' stata un'annata nerissima per il Toro. Troppi infortuni e poca fortuna. Mi spiace per questa società che ha una grande tradizione. A Torino avrei potuto lavorare, ma sull'altra sponda. Dieci anni fa sembrava fatta, poi tutto è sfumato. La Juve è il mio unico rimpianto». Emigrano anche Capello e Trapattoni. Come spiega questa fuga di «cervelli» dall'Eldorado del pallone? «Ognuno fa le proprie scelte. Al loro posto, sarei rimasto in quello che considero il miglior torneo del mondo. Capello ha lasciato il certo per l'incerto. Era nel club più ricco e organizzato, sta per iniziare una storia affascinante ma rischiosa». Lei, dunque, non avrebbe accettato le pesetas e la panchina del Real Madrid? «La conosco bene quella panchina. Ho centrato uno scudetto e due Coppe di Spagna. Ma era, ed è, tutt'altro che comoda. Valdano ha viiìto il titolo a maggio e a direni- vinto il titolo a maggio e a diceni bre ò stato esonerato. Sarà dura per Fabio. Gli chiedono quella settima Coppa Campioni che non conquistano da 30 anni. L'ultima finale l'ho vissuta io, a Parigi. Fummo sconfitti 1-0 dal Liverpool. E' una grande società, il Real, dove è molto difficile lavorare per l'orgoglioso legame col passato». Sarà meno stressante il ritorno di Trapattoni al Bayern? «Non mi convince la decisione del Trap che ha conosciuto il primo licenziamento (si è dimesso ndr) della sua vita, a Cagliari. E' come divorziare dalla moglie e un anno dopo rientrare a casa. Non vorrei parlare di minestra riscaldata, ma i ritorni non sono mai felici». E il matrimonio tra il Milan e Tabarez lo sarà? «Sono perplesso. Dicono che per il tecnico uruguaiano la Sardegna fosse solo una tappa verso un grande club. Ma Cellino l'ha lasciato partire prendendo Trap. Se Tabarez non era buono per il Cagliari come può esserlo per il Milan?». Gente che viene, gente che va. Vialli è maturo per lasciare l'Italia? «Luca è intelligente. Ha 32 anni. E' un mito per i tifosi juventini e per quelli doriani. Se lascia la Juve torni alla Samp. Ma se lo coprono d'oro, attraversi pure la Manica». Per la Nazionale, forse, l'a Per la Nazionale, forse, l'avrebbe fatto gratis, ma Sacchi lo lascia a casa. E' un errore? «Anche quando gioca male, Vialli deve avere un posto in squadra, sia di club che della Nazionale. Un et deve chiamare chi ha più classe non chi è il più in forma del momento. Purtroppo, chi ha personalità e classe non lega con Sacchi». Sacchi convocherà Chiesa. E' davvero l'erede di Vialli? «Fui io a lanciare il giovanissimo Chiesa in A. Ora è uno dei pezzi più quotati del mercato e la Samp sembra intenzionata a cederlo. La differenza tra Paolo ed Enrico Mantovani è il capitale. Difficile, invece, un paragone tra Chiesa e Vialli. Chiesa è veloce, opportunista, Vialli è potente. Insieme farebbero una gran bella coppia». Vialli vincerà quella Coppa dei Campioni che a Wembley le negò con la Samp? «La Juve ha il vantaggio che all'Olimpico troverà un ambiente casalingo. Ma l'Ajax ha meno difetti ed è più completo, più squadra perché Van Gaal non cambia continuamente formazione come Lippi. Vialli sa come affrontare e gestire una finalissima. Ne ha già disputate tre, vincedone due e perdendone una. Proprio lui può fare la differenza. Parola di Boskov». Bruno Bernardi «Sacchi sbaglia a non chiamare Vìalli. Tabarez? Ma se era stato cacciato dal Cagliari» Boskov (a sin.) attacca anche il Torino: «Con Pelè e Rizziteli! in squadra è inverosimile che sia retrocesso» Sotto, Tabarez