Maria Gabriella «Così si sacrificò papà»

Falcone Lucifero «La gente applaudì» Maria Gabriella: «Così si sacrificò papà» «Partimmo di notte, perché non dovevamo essere notati La casa in Portogallo era grande, senza riscaldamento» i O ero in Quirinale. Non capii neanche che mamma e papà erano re e regina», dice Maria Gabriella di Savoia. Lei aveva sei anni. Ricorda i momenti in cui lasciaste l'Italia? «Partimmo da Napoli e andammo a Lisbona sul Duca degli Abruzzi, che prima aveva portato mio nonno Vittorio Emanuele III e mia nonna Elena in Egitto. C'eravamo noi quattro fratelli, mammà e Missie, cioè Miss Smith, la governante, e c'erano il duca e la duchessa d'Ancona con la figlia Isabella e l'ammiraglio Cantù. Mi ricordo la partenza di notte, perché non dovevamo essere notati. Da Roma a Napoli in auto, poi una sosta a Villa Maria Pia, che oggi si chiama Villa Rosbery. Partimmo alle 4 di mattina. Ricordo bene la nave da guerra. Durante il viaggio vidi poco mia madre. Mio padre arrivò alcuni giorni dopo in aereo. Andammo a vivere a Sintra, in Portogallo a casa della marchesa Olga di Cadaval. Una casa grandissima senza riscaldamento. Ricordo che venne Salazar a salutare mio padre». Vi lasciavate alle spalle una Roma, un'Italia carica di tensione. «Molta tensione. Noi bambini la percepivamo a modo nostro... Chiedevamo qualcosa, la cosa più innocente e ci rispondevano: "Zitti"». Crescendo avrà voluto sapere. Sua madre le ha raccontato di quel periodo? «Un po' alla volta. Mi ha detto che aveva visto il Papa e che pensavano che i voti del referendum sarebbero stati più o meno pari. Ho capito in quale misura mio padre si era sacrificato». Suo padre Umberto le parlava di ciò che accadeva? «Sì, diceva che i voti erano stati falsificati. Che se fosse rimasto in Italia ci sarebbe stata una guerra civile o qualcosa del genere. Per questo si sacrificò partendo». Lei ricorda suo nonno Vittorio Emanuele IH? «Sì. In Svizzera, dov'ero rifugiata con mia madre e i miei fratelli, presi il tifo. Invece di tornare a Roma con i miei fratelli, tornai in aereo con Miss Smith, che aveva preso anche lei il tifo, e andammo a Villa Maria Pia a Napoli dove abitavano i nonni. Li vedevo tutti i giorni. Più tardi tornai a Roma, andai a vivere a Villa Savoia e verso maggio ci trasferimmo in Quirinale. Mio nonno era affettuoso, ricordo che mi regalò un cane. Poi mi sedevo sulle sue ginocchia in giardino e lui gonfiava le guance per farmi ridere. Io gliele pizzicavo e lui faceva pernacchie. Volevo sempre andare a camminare con lui e gli dicevo: "Nonno, basta con questi generali!"». E la nonna Elena? «Era carina. La ricordo meglio del nonno. La vidi a Madrid, a Montpellier, e anche qui a Ginevra, dove venne a trovarci. Era affettuosa, una nonna». Ha mai visto insieme suo padre e suo nonno? «Sì, mio padre venne a Villa Maria Pia per il mio compleanno. Aveva un bracciale nero sulla divisa. Allora si faceva così quando si era in lutto. Era in lutto per la zia Mafalda. Missie mi disse di non chiedergli nulla, ma naturalmente, come fanno i bambini, appena lo vidi mi precipitai e gli dissi: "Cos'è quel bracciale nero?". Mio padre mi spiegò affettuoso di cosa si trattava. Poi Missie mi sgridò...». Alain Elkann Maria Gabriella di Savoia

Persone citate: Alain Elkann Maria Gabriella, Cantù, Mafalda, Maria Gabriella, Miss Smith, Salazar, Vittorio Emanuele Iii