«Difendiamo la parola negro»

«Difendiamo la parola negro» «Scegliere il termine nero è segnale di un superficiale conformismo» «Difendiamo la parola negro» I Paolini: non nasconde sentimenti razzisti IL LESSICO CHE DIVIDE IRE «nero» è «politicamente corretto», ma «negro» è altrettanto valido. «Letture», periodico dei Paolini, difende il diritto di cittadinanza di «una parola che rischiava (e forse rischia ancora) di essere immolata sull'altare del politicamente corretto». Lo studioso di lingua Claudio Marazzini sostiene che «nella storia dell'italiano non è mai esistita una contrapposizione «nero/negro» la quale possa giustificare una valutazione diversa dei due terrnini sul piano morale o razziale». E porta a sostegno l'opinione di illustri studiosi, e anche non poche lettere giunte a «Famiglia Cristiana». L'uso di «nero» deriva dall'anglosassone - è la tesi dello studioso -, frutto di una contrapposizione molto forte fra «lugger» e «black». E infatti 1'«Oxford Dictionary» avverte che «lugger» è una parola «ora virtualmente ristretta a contesti di insulto etnico deliberato e spregiativo». E addirittura un dizionario americano di formato ridotto ha semplicemente abolito il termine. «Un agire politicamente corretto che diventa tecnicamente scorretto». Ma in Italia - sostiene Marazzini - «negro» e «nero», riferito a persone o cose, sono convissuti pacificamente per secoli. «Per gli italiani gli africani erano negri, neri o mori». E in alcuni dialetti - il genovese, per esempio - esiste una sola parola «neigro» per definire il colore. Non è d'accordo il direttore di «Nigrizia», la rivista dei missionari comboniani. «Noi abbiamo fatto la scelta - ci ha detto Padre Giuseppe Cavallini - di non usare mai la parola negro, una scelta molto consolidata. L'abbiamo fatto perché, bene o male, abbiamo la sensazione che ci sia una connotazione negativa, se non altro in termini psicologici o di pregiudiziale». Padre Cavallini ammette che storicamente non si è mai creato il terreno su cui giocare per fare una discriminazione maggiore. «Ma abbiamo voluto porre una sorta di limite naturale nell'uso della parola negro, perché di solito quando si vuole presupporre che non si parla positivamente dell'Africa, si parla di "negri", e quindi...». E anche gli amici di colore di padre Cavallini percepiscono che esiste «una modalità diversa di approccio, un atteggiamento umano immediato diverso quando sentono usare il termine negro». «Il problema è che una parte di quelli che anche in Italia dicono "i negri" - è l'opinione di Mario Marazziti, della Comunità di Sant'Egidio - lo dicono con una "g" molto forte, mentre sicuramente chi dice "i neri" è persona consapevole del problema. "Negro" in italiano è e non è dispregiativo allo stesso tempo, mentre "nero" è usato da minoranze colte». Ma il razzismo linguistico, secondo Marazziti, si esprime nel nostro Paese più con lo strumento delle categorie generali: «i marocchini, i neri, i negri. Categorie nazionali o colorate». Ma «Letture» vuole lanciare anche un altro tipo di allarme. «Qualcuno, nei discorsi pubblici, nella stesura dei libri scolastici, nelle circolari di partito o di sindacato si è affrettato ad adeguare il proprio linguaggio». E secondo il periodico dei Paolini qualunque proposta «purché connotata in senso progressista» sarebbe stata accettata con entusiasmo. Il pericolo, secondo Claudio Marazzini, è che tutto questo si traduca «in un'educazione al facile conformismo, abituando coloro che più solerti si adeguano a simili regole a esprimere sbrigativi giudizi sulla base di segni superficiali e labili indizi». Marco Tosarli Secondo gli studiosi nella storia della nostra lingua non è mai esistita contrapposizione tra le parole nero e negro

Persone citate: Cavallini, Claudio Marazzini, Marazzini, Marazziti, Mario Marazziti, Padre Giuseppe Cavallini, Paolini

Luoghi citati: Africa, Italia, Sant'egidio