«Bosnia, pattumiera di veleni americani»
«Bosnia, pattumiera di veleni americani» «Bosnia, pattumiera di veleni americani» LE ACCUSE DB SARAJEVO Lm ZAGABRIA " Ifor servirebbe da copertura per i rifiuti tossici di vario genere, compresi quelli nucleari, illegalmente trasportati in territorio bosniaco? E' la domanda che si pongono da alcuni mesi le autorità di Sarajevo, sempre più preoccupate di non poter controllare quello che succede nelle basi militari dei soldati della Nato. L'ultimo allarme viene da Kladanj, in Bosnia nord-orientale, dove sono stazionate le forze terrestri americane. Senza aver chiesto il permesso alle autorità locali, gli uomini di Washington hanno allestito un deposito per i rifiuti, dove oltre alle acque di scarico sarebbero stati avvistati rifiuti chimici. In particolare si tratterebbe di una sostanza «con un forte odore di sapone». Il ministro dell'Agricoltura bosniaco Stjepan Bagaric, responsabile della protezione dei boschi e dei corsi d'acqua, ha immediatamente chiesto di parlare con gli ufficiali dell'Alleanza Atlantica. «L'esercito americano rispetta le leggi del Paese in cui viene, ma non è obbligato a farle applicare». La risposta ottenuta dal comandante della base Lindo non ha fatto che accrescere i sospetti dei bo¬ sniaci. La commissione di Sarajevo, che ha visitato il deposito dei rifiuti, ha soltanto potuto constatare che più di ventimila metri quadri sono adibiti a raccogliere le acque di scarico e che i lavori sono stati eseguiti dalla non meglio identificata società americana «Brown and Root», arrivata in Bosnia al seguito dell'Ifor senza alcuna autorizzazione da parte del governo di Sarajevo. «Certo è che la località scelta dagli americani è per se stessa una minaccia ecologica ai fiumi Stupcanica, Bosna e Krivaja», dicono le autorità bosniache. Ma il primo ministro di Sarajevo, Hasan Muratovic, è stato ancora più diretto: «Le compagnie straniere che si nascondono dietro l'autorità dell'Ifor, come la "Brown and Root" nel caso di Kladanj, potrebbe importare in Bosnia rifiuti pericolosi. Bisogna fare di tutto per impedirlo». Le prime accuse nei confronti della Nato sono partite dal ministro Ahmed Smajic. «Sui monti Igman e Bjelasnica i soldati dell'Ifor stanno deponendo materiali pericolosi. Forse anche rifiuti nucleari. Nei posti dove l'Ifor ha preso la sabbia per le fortificazioni potrebbero essere sotterrati molti dei barili con i rifiuti nucleari trasportati dalle navi fantasma che circolano per i mari. L'Ifor non ci ha permesso di avvicinare i posti sospetti. Non possiamo nemmeno controllare il loro traffico e la merce che trasportano», ha detto il ministro, che ha inoltre rinfacciato ai soldati della Nato di tagliare gli alberi e di inquinare l'ambiente con il petrolio e i suoi derivati che disperdono senza al¬ cun controllo sui monti che sovrastano Sarajevo. La «guerra ecologica» tra il governo di Sarajevo e l'Ifor è iniziata praticamente all'arrivo delle forze della Nato in Bosnia. Quel che più fa rabbia alle autorità bosniache è il fatto di non avere nessun controllo sull'attività dell'Ifor, mentre i soldati delle forze internazionali esercitano indisturbati il loro potere che spesso limita la sovranità nazionale bosniaca. Un esempio è la severa perquisizione a cui sono sottoposti gli elicotteri e gli aerei delle massime autorità bosniache prima di decollare da Sarajevo. Recentemente il premier Muratovic ha rifiutato di volare perché i soldati della Nato esigevano di controllare il suo elicottero prima della partenza. Non solo, ma a Sarajevo gli ufficiali dell'Ifor hanno preso possesso delle zone centrali per parcheggiare i loro veicoli. A detta dei bosniaci, prima di andarsene dalla capitale, i soldati della Nato hanno saccheggiato i palazzi dov'erano sistemati, lasciandosi alle spalle montagne di rifiuti. Ingrid Badurìna L'Ifor farebbe da copertura per lo smaltimento di rifiuti anche nucleari, in pericolo tre fiumi Soldati Usa in Bosnia: con Sarajevo una guerra ecologica
Persone citate: Ahmed Smajic, Bosna, Brown, Hasan Muratovic, Ingrid Badurìna, Root, Stjepan Bagaric
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