«Mucche sane politici pazzi»

Interno Centomila in Piazza Duomo. Trattori, campane, cappellini e una bara: ci volete morti «Mucche sane, polìtici pazzi» La rivolta degli agricoltori MILANO. Tanti. Tantissimi. «Centomila», concordano alla fine i tre presidenti per una volta uniti, per una volta decisi a lasciar perdere le antiche polemiche. «Una grande manifestazione che verrà presto seguita da un'altra al Sud», esulta l'uomo che guida la Cia, la Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Avolio. «Superiore a ogni aspettativa», coni'essa Paolo Micolini, presidente della Coldiretti. E mentre i centomila della protesta verde agitano le loro bandiere, tocca ad Augusto Bocchini, presidente della Confagricoltura, urlare al microfono rabbia e soddisfazione: «La nostra campana suonava a morto», dice guardando quelli della «Banda della campana» di Travo, provincia di Piacenza, tutti in tuta verde, che stanno proprio sotto 0 palco, con la loro campana che hanno trascinato lungo il corteo. «Suonava a morto - urla Bocchini - ma non per noi che siamo la vita, la vitaaaa». Esplode piazza del Duomo, per la prima volta meta della protesta agricola. Ondeggia il mare di cappellini, quelli gialli della Coldiretti ligure, quelli verdi e arancione di Cuneo, i verde pastello della Cia, quelli verde chiaro della Coldiretti di Udine. Sotto, migliaia di uomini e donne, i volti abbronzati dal sole, le mani callose, le scarpe pesanti, il popolo della terra accorso da ogni dove, dal Piemonte e dalla Lombardia, dalla Liguria e dal Veneto, dal Trentino e dal Friuli, dall'Emilia, dalla Toscana, dalle Marche. La prima grande manifestazione unitaria voluta per sollecitare dal potere politico un'attenzione all'agricoltura che, se possibile, dopo «mucca pazza», sta vivendo momenti ancora più gravi. «Basta con l'indifferenza», urlano i centomila. E ognuno ha il proprio, personale, elenco di doglianze: l'eccesso di burocrazia, il costo del denaro che se è insopportabile per le imprese industriali figuriamoci per quelle agricole, il piano carni che da troppi anni giace presso l'Amia e non parte mai, la riduzione dell'Iva, la revisione delle quote di produzione per il latte che favoriscono da sempre i Paesi forti della Comunità europea... Protestano uniti gli agricoltori, piccoli e grandi, aderenti a organiz- zazioni un tempo tra loro rivali, gli ex «rossi» della Cia a fianco degli ex «bianchi» della Coldùetti. Dal palco i presidenti lanciano messaggi al governo che verrà: «Vogliamo essere ascoltati e vogliamo far parte del tavolo dove siedono industria e sindacati», avvisa Micolini della Coldiretti. «Esigiamo maggior rispetto da parte delle istituzioni, esigiamo una politica agraria interna non punitiva per il settore e una maggiore iniziativa del nostro governo in ambito europeo», tuona Avolio della Confederazione italiana agricoltori. «E' ora di politiche concrete per l'a¬ gricoltura e il prossimo governo dovrà farsi garante di un patto tra il Paese e il mondo agricolo», riassume Bocchini della Confagricoltura. Messaggi a Prodi dal palco. Mentre sotto, tra i trattori che i centomila hanno portato in piazza Duomo, sfila il carro di fieno con la bara dell'agricoltura italiana e i manifesti dei colpevoli di tanta morte: gli ex ministri dell'Agricoltura Filippo Pandolfi, Calogero Manmno, Gianni Fontana, Adriana Poli Bortone, Walter Lucchetti, tutti ritratti in bianco e nero con la scritta «Wanted» dell'antico West, tutti ricercati - si legge - per l'omicidio dell'agricoltura italiana. Sfilano per due ore compatti. Ordinati. Timorosi della grande città dai palazzi alti, le vetrine delle boutique alla moda, le banche, le troppe auto che suonano in lontananza, nel grande ingorgo che il corteo ha involontariamente causato. «Chi sono?», chiede la gente. E per un attimo, quando la testa del corteo imbocca corso Venezia, il mare verde fa impressione. «Ohe, sono arrivate le giubbe verdi di Bossi», sbotta qualcuno. «Il nostro è l'unico verde possibile», sorride uno della «Banda della campana» respingendo qualsiasi affiliazione leghista. «Siamo qui come agricoltori, punto e basta», puntualizza Maurizio di Treviso che sventola la bandiera bianca della Coldiretti. «Senza l'orto, l'uomo è morto», urlano, ridendo, quelli di Modena che più padani di loro non si può. Da Aosta uno striscione avverte che la «montagna sta morendo». Certo, c'è chi la butta in politica, il padovano che grida: «A morte Roma, Nord libero», il cartello con la scritta: «I nostri figli vogliono latte padano, non degli olandesi, signor Prodi siamo intesi?». Ma tant'è. E le mucche? Già, le mucche. «Le mucche stanno dietro, in coda», scherzano quelli di Cuneo prima di confermare che no, le mucche nessuno le ha portate: «Eh, sarebbe stato un bel guaio per voi di Milano...». Vero. Ma in tempi di mucca pazza e di crollo delle vendite della carne, inevitabile che siano in maggioranza dedicati a loro, alle mucche, gli slogan dei centomila. Il più urlato? Scontato: «Mucche sane, politici pazzi». Armando Zeni LE RAGIONI DELLA PROTESTA FISCO E PREVIDENZA. Aumento dei contributi previdenziali; tagli alle agevolazioni sui carburanti agricoli; rivalutazione nel biennio '94-95 del reddito agrario (+45%) e del reddito dominicale (+55%). VACCHE PAZZE. Esclusione dell'Italia dagli aiuti e allo stoccaggio; fermo da quattro anni il piano nazionale carni. QUOTE LATTE. Plafond insufficienti rispetto al fabbisogno nazionale; caos nella gestione nazionale delle quote. POLITICA UE. Eccessiva sperequazione: l'Italia copre il 19,1% della produzione comunitaria, ma incassa solo il 10,4% dei fondi. Due momenti della manifestazione organizzata a Milano dagli agricoltori