lo Presti libero: non è pericoloso

35 Il presunto «boss» di Bardonecchia è accusato di associazione mafiosa lo Presti libero: non è pericoloso La decisione del tribunale dopo 6 mesi di carcere Rocco Lo Presti, il presunto boss di Bardonecchia, è tornato a casa. Lo ha deciso ieri il Tribunale della libertà: per i giudici non sussistono i gravi indizi di colpevolezza richiesti dalla legge per mantenere una persona in carcere. Per i legali di Lo Presti, Aldo Albanese e Mauro Ronco, è una grande vittoria, giunta al termine di un durissimo braccio di ferro con la procura. «Lo Presti non ha mai minacciato nessuno. Altro che associazione per delinquere», ha commentato Albanese. Lo Presti, dopo alcuni ricoveri in ospedale, era ora detenuto nel carcere milanese di San Vittore. Per il presunto boss di Bardonecchia (59 anni compiuti due giorni fa) il giorno più nero incominciò la mattina del 13 novembre scorso, quando gli uomini mandati dalla procura distrettuale antimafia si presentarono nel suo alloggio in via Medail e gli notificarono l'ordine di custodia cautelare firmato dal gip Saluzzo. Una mazzata tremenda per Lo Presti, che nonostante tutte le voci e i sospetti sussurrati per anni sul suo conto (è stato anche processato ed assolto), è sempre riuscito a mantenere immacolata la fedina penale. A novembre finì in cella accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso e di estorsione. Dell'associazione Lo Presti era, secondo i magistrati, il capo. Con lui avrebbero collaborato, tra gli altri, Rocco Arcuri, titolare della catena di negozi di abbigliamento Pianeta Moda srl, e un politico, Renato Tisi, consigliere comunale per «i socialisti indipendenti» a Grugliasco. Entrambi arrestati quel mattino del 13 novembre e poi liberati. Secondo l'accusa sostenuta dai pm Patrizia Caputo, Alberto Giannone e Paolo Tamponi, «il terzetto formava, con altre persone, un'associazione di tipo mafioso che, avvalendosi di intimidazioni e del ruolo associativo, acquisiva direttamente o indirettamente il controllo di attività economiche, e procurava voti in occasioni di consultazioni elettorali a Bardonecchia e Grugliasco». A mettere nei guai Lo Presti sarebbero state alcune telefonate intercettate dagli investigatori che da mesi erano sulle sue tracce. E che, giorno dopo giorno, avevano accumulato tasselli per sostenere l'accusa, raccolta poi in 68 pagine scritte dai magistrati e nelle quali si parlava di estorsioni ad altri imprenditori. Il nucleo centrale si poteva riassumere così: chi voleva lavorare in Alta Val di Susa doveva fare i conti con il suo «padrino». «Una tesi che non ha trovato conferma nei fatti - hanno commentato ieri i difensori di Lo Presti - Nei cantieri di Bardonecchia non sono mai accaduti attentati che potessero far pensare ad azioni mafiose. Abbiamo sentito almeno una quindicina di imprenditori che hanno lavorato nella zona di Bardonecchia dal '70 al '95: nessuno di questi ha mai subito intimidazioni». Che non sussistano gli indizi gravi di colpevolezza per mantenere Lo Presti in carcere, non significa naturalmente che sia innocente. Vuol dire che i giudici hanno ritenuto insufficienti gli argomenti dell'accusa, o almeno non tali da giustificare la galera. Ma l'inchiesta non si ferma certo. Lo Presti è accusato anche di estorsione. Avrebbe preteso 6 milioni da un imprenditore, un certo Paciullo. Ma proprio quest'ultimo lo avrebbe scagionato, sostenendo che quel denaro era soltanto un prestito a Rocco in difficoltà finanziarie. E poi ci sono altri 680 milioni passati non si sa bene perché dal solito Paciullo a Giuseppe Dornetto, titolare dell'Autoparco Torino-Nord, di via Reiss Romoli (anche lui arrestato e poi scarcerato). Pare una tangente pattuita per certi lavori. «Ma cosa c'entra Lo Presti con quei milioni?» dice l'avvocato Albanese. E lui ha sempre ripetuto: «Ma quale boss, ho la quinta elementare, sono un poveraccio che ha sempre lavorato. Ho lo mani callose, ma pulite». Giovanna Favro Nino Pietropinto Secondo i giudici gli indizi sarebbero insufficienti per protrarre la custodia cautelare E' già uscito da San Vittore Rocco Lo Presti, più volte indicato come boss e mai condannato

Luoghi citati: Alta Val Di Susa, Bardonecchia, Grugliasco, Torino