«Prima le regole poi si vende»

Il presidente dell'Antitrust accusa i petrolieri: scarsa concorrenza sui prezzi Il presidente dell'Antitrust accusa i petrolieri: scarsa concorrenza sui prezzi «Prima le regole, poi si vende» Banche, Enel e Stet nel mirino di Amato ROMA. Mezzo secolo fa nella Sala della Lupa, al primo piano di Montecitorio, il palazzo che ospita la Camera, fu proclamata la Repubblica. «Sono felice di parlare qui» afferma Giuliano Amato, presidente dell'Antitrust, l'organo che da sei anni vigila sulla concorrenza. Ieri, nella storica Sala, Amato legge la relazione sugli ultimi dodici mesi di attività. In prima fila ad ascoltarlo c'è Romano Prodi. E a Prodi Amato indirizza alcuni messaggi sulle cose da fare. Il presidente dell'Antitrust lo invita a procedere spedito nelle privatizzazioni, definendo «grottesca» qualsiasi discussione sui tempi. Ma lo avverte che preliminarmente alla vendita delle azioni di Stet e Enel è indispensabile, secondo lui, un nuovo assetto dei settori in cui le due società operano, telecomunicazioni e energia elettrica: «Qualsiasi piano di riorganizzazione volto a modificare gli assetti dei mercati perderà inevitabilmente efficacia se fosse approvato dopo la dismissione, anche parziale, dei monopoli pubblici delle telecomunicazioni e dell'elettricità». Amato teme che «dopo le prime cessioni» aumentino «le resistenze ad ogni proposta di riforma concorrenziale». E che si crei una situazione simile a quella dei Paesi dell'Est «dove i privati compravano aziende statali solo a condizione che restassero in piedi i sistemi monopolistici». Oltre Prodi, sotto gli occhi di Amato, ci sono proprio i signori dei monopoli: da Francesco Chirichigno (amministratore delegato di Telecom Italia) a Franco Viezzoli (presidente dell'Enel). Sereno come sempre, Viezzoli definisce «spunti interessanti per il mercato» le indicazioni di Amato che vanno approfondite in vista di un accordo «sulla direttiva europea per i mercati elettrici». Viezzoli attende «che il nuovo governo faccia la sua parte». Quello guidato da Lamberto Dini (anche lui presente ieri), vicino all'uscita di scena, aveva deciso di mantenere l'unità dell'Enel. Amato vuole invece «un'effettiva concorrenza nella generazione, produzione e distribuzione dell'energia». Quindi, prima le regole, poi le privatizzazioni di settori delicati. Per le telecomunicazioni questo significa «l'eliminazione, ove possibile, delle barriere legali e regolamentari all'entrata» in campo di nuovi operatori. In particolare Amato definisce «un lusso per signori» le attuali tariffe per la trasmissione dati. E quando lui finisce di parlare, Francesco Caio, amministratore delegato di Omnitel, ricorda soddisfatto che l'Antitrust ha addebitato alla Tim l'abuso di «posizione dominante» per la rete Tacs (i cellulari tradizionali) «che è in monopolio». Ma con una nota è la stessa Tim a lamentarsi di subire «vincoli burocratici» per la mancata liberalizzazione di tutto il settore. Amato getta il sasso. La discussione si vivacizza. La parte della sua relazione sulle privatizzazioni è giudicata «buonissima» dal presidente onorario della Fiat Giovanni Agnelli, seduto alla destra di Prodi insieme al presidente del gruppo torinese Cesare Romiti. Agnelli rileva anche «il molto lavoro svolto» dall'Antitrust. Innocenzo Cipolletta, direttore generale della Confindustria, nota che Amato punta «il dito sul fatto che in Italia la concorrenza è limitata essenzialmente dalla presenza pubblica nell'economia». Una presenza, secondo Amato, eccessiva nel credito. Facendo riferimento alla vendita di azioni dell'Ina e dell'Imi, il presidente dell' Antitrust parla di «limiti di un processo di privatizzazione effettuato in presenza di un settore creditizio ancora dominato da intermediari finanziari operanti nella sfera pubblica». Amato fa quindi presente che le vendite delle seconde tranche di azioni di Imi e Ina «si sono risolte nella cessione delle quote di controllo a gruppi di azionisti composti prevalentemente da intermediari finanziari pubblici». L'allusione riguarda in particolare Cariplo e San Paolo. Ascoltata la relazione, il presidente della Cariplo Sandro Moli- nari afferma di condividere l'impostazione di Amato «sempre che ci sia la possibilità di fare privatizzazioni con soggetti diversi da quelli con capitale pubblico». In altre parole bisogna trovare i privati pronti a comprare e «non si può pensare che il mercato sia subito pronto a fare tutto quello che gli si chiede». Seguito con attenzione dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e dai presidenti delle Camere Carlo Scognamiglio e Irene Pivetti (entrambi a fine mandato), Amato non si limita a denunciare la «progressiva diminuzione dell'intensità» delle privatizzazioni, come numero di aziende cedute. Avverte che «la concorrenza, per quanto grande il suo ruolo ai fini dello sviluppo della nostra economia, non è tutto». Per un buon funzionamento del mercato non devono essere «sempre e soltanto» pochi soggetti a potere accedere; servono «istruzione», «formazione», «reti infrastnitturali» a disposizione di qualsiasi operatore. Amato riserva poi una stoccata alle compagnie petrolifere per il prezzo della benzina: «Non sembra che ci sia molta concorrenza». Il presidente dell'Antitrust osserva che da quando il prezzo è libero «i margini lordi per gli operatori e le compagnie sono in percentuale aumentati». Franco Bernabè, amministratore delegato dell'Eni, resta impassibile. Come gli altri presenti, l'ex governatore Carlo Azeglio Ciampi, il futuro presidente della Confindustria Giorgio Fossa, il presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera. Roberto Ippolito Molinari (Cariplo): «Va bene ma non si può pensare che il mercato faccia subito ciò che gli si chiede» COSA CHIEDE AMATO TELECOMUNICAZIONI. Uno dei primi impegni del governo Prodi «dovrebbe essere la legge sulle Tic» concepita nel senso di una piena apertura alla concorrenza che elimini le barriere legali e regolamentari che rendono difficile l'accesso al mercato. ENEL E STET. Per Enel e Stet non si deve procedere alla privatizzazione, neanche «parzialmente», prima che siano definiti i piani di riassetto dei relativi settori. Nel settore energia l'apertura alla concorrenza dovrebbe avvenire nelle fasi della generazione, della distribuzione e della vendita di energia elettrica, magari secondo il modello britannico. Per la Stet la soluzione dell'Antitrust è quella della vendita «a pezzi». BANCHE. «Occorre evitare che le dismissioni si traducano nel trasferimento del controlio sempre all'interno della sfera pubblica». Il processo di privatizzazione, chiave del miglioramento dell'efficienza del settore, deve essere accelerato. za sui prezzi ende» to Giuliano Amato, a destra. In basso, Giovanni Agnelli Cesare Romiti e Romano Prodi

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