Per l'incendio la polizia non scarta ancora l'ipotesi del dolo, dipendenti in cassa integrazione Macerie dossier e conti in rosso i troppi gialli del Crédit Lyonnais

Per l'incendio la polizia non scarta ancora l'ipotesi del dolo, dipendenti in cassa integrazione UNA BANCA NELLA BUFERA Per l'incendio la polizia non scarta ancora l'ipotesi del dolo, dipendenti in cassa integrazione Macerie, dossier e conti in rosso i troppi gialli del Crédit Lyonnais PARIGI DALLA REDAZIONE Lo spaventoso rogo della sede centrale parigina del Crédit Lyonnais continua a fare danni anche a due giorni di distanza dalla prima scintilla. L'incendio è ormai stato domato, la grande paura è passata, la banca pubblica Numero Uno di Francia e le assicurazioni stanno ultimando i conti, ma ieri 500 dipendenti del CI hanno saputo che anche il loro posto di lavoro andrà in fumo per due settimane. L'azienda li ha messi in cassa integrazione: impossibilitati a lavorare nei locali andati semidistrutti, se ne staranno a casa per il tempo necessario a riaprire sportelli e uffici e riceveranno il 62 per cento del loro abituale stipendio. L'annuncio lo ha fatto il direttore del personale Joseph Musseau: il provvedimento ha colpito quasi un terzo delle 1782 persone che sono impiegate nella sede centrale. 1 150 dipendenti dell'agenzia che operava in rue de Choiseul saranno invece trasferiti in altre agenzie. Proseguono intanto le indagini per appurare le cause dell'incendio. Continua a prevalere l'ipotesi del corto circuito, ma non è ancora possibile escludere del tutto quella del dolo, tenuta in piedi più che altro dalla lunga lista di misteri e di operazioni avventurose che hanno coinvolto fino al 1992 il Crédit Lyonnais sotto la presidenza di Jean-Yves Haberer. Cinque i casi pili eclatanti, ognuno ha causato perdite ingenti e guai giudiziari. Colossali «buchi» da 30 miliardi di franchi ciascuno sono stati il pro¬ dotto degli investimenti nelle selvagge speculazioni immobiliari compiute alla fine degli Anni Ottanta (in fumo un terzo delle somme prestate a promotori e costruttori) e nell'industria cinematografica con i crediti accordati dalla filiale olandese del CI per il riacquisto della Metro Goldwyn Mayer e il successivo fallimento dei gruppi di Parretti e Florio Fiorini. Non meno scalpore ha destato l'intricatissimo caso-Tapie: il cliente più famoso del Crédit lascia un «buco» di oltre un miliardo di franchi alla banca e alla sua filiale Sdbo. Messo in liquidazione giudiziaria, l'ex presidente dell'Olympique Marsiglia nonché eurodeputato, contrattacca e accusa il CI di aver realizzato sulle sue spalle guadagni di 2 miliardi per la vendita dell'Adidas. 11 plusvalore viene confermato dagli esperti e oggi Tapie chiede 7,5 miliardi di danni alla sua ex banca creditrice. La parola ora è al tribunale del commercio e alla magistratura parigina. Altre due scommesse perse e costate molto care al Crédit Lyonnais portano i nomi dell'Eurotunnel (2 miliardi di indebitamento, con la Bnp) e quello delle filiali più note dell'istituto (Sdbo e Altus), i cui dirigenti si sono lanciati in investimenti a dir poco strambi (golf, barche, aerei) e sono finiti nel mirino della magistratura. Lo Stato è venuto in soccorso del Crédit con un piano di salvataggio avviato nel '93 con la sostituzione di Haberer con Jean Peyrelevade. Un'apposita struttura finanziaria si è occupata del recupero di crediti immobiliari per 40 miliardi di franchi. L'anno scorso, però, una commissione d'inchiesta parlamentare presenta un rapporto con dati raccapriccianti al punto da indurre il governo a varare un piano-bis che viene contestato da un'altra banca, la Société Generale, che investe del caso (ancora aperto) la Corte di Giustizia del Lussemburgo- L'incendio di domenica è una brutta botta che capita proprio dopo che il Crédit Lyonnais aveva cominciato a intravedere in fondo al tunnel qualche raggio di luce sotto forma del primo, timido ritorno all'attivo (135 milioni di franchi) registrato nel '95 e dei confortanti riscontri della campagna per il recupero dei clienti e dell'immagine lanciata da Peyrelevade con il motto «La vostra banca vi deve alcuni conti». Prevedibile e inevitabile, con tali premesse, la frase con cui il presidente del Ci ha commentato l'ultima disgrazia: «La banca ha sofferto molto, ma cominciava a rimettersi in piedi: non vi nascondo che questo incendio proprio non ci voleva». IMMOBILI TAPIE L'avventuriero ex presidente del Marsiglia ed eurodeputato pretende/,5 miliardi ai franchi di danni da chi gli diede credito. Quando era il cliente più famoso del Ci, lasciò un «buco» di oltre un miliardo. Poi, messo in liquidazione, contrattaccò accusando la banca di aver guadagnato 2 miliardi per la vendita dell'Adidas. I periti hanno riconosciuto il «plusvalore» e ora sarà il tribunale del commercio a pronunciarsi CINEMA Fra le «diversificazioni» dei tanti fantasiosi investimenti della banca, la più rovinosa si è rivelata senz'altro quella sull'industria cinematografica. I crediti concessi dalla filiale olandese per il riacquisto della Metro Goldwin Mayer, poi il fallimento dei gruppi di Giancarlo Parretti e nono Fiorini hanno prodotto un «buco» da 30 miliardi di franchi IMMOBILI Attivissimo nelle speculazioni alla fine degli Anni Ottanta: con la crisi si trova all'improvviso a perdere un terzo delle somme prestate a costruttori edili e promotori per un totale di 30 miliardi di franchi EUROTUNNEL Con la BNP, è la banca più indebitata nella finora fallimentare «operazione Eurotunnel» (2 miliardi di franchi) FILIALI Investimenti azzardati dei dirigenti della Sdbo e di Altus, sospettati di aver commesso in prima persona malversazioni

Persone citate: Florio Fiorini, Giancarlo Parretti, Goldwin Mayer, Jean Peyrelevade, Joseph Musseau, Parretti, Peyrelevade, Tapie

Luoghi citati: Francia, Lussemburgo, Marsiglia, Parigi