Forsyth: eterna spy-story

Forsyth: eterna spy-story LO SCRITTORE Forsyth: eterna spy-story Perché l'Intelligence non morirà mai SLONDRA EI anni e mezzo fa assistevamo alla caduta del Muro di Berlino - un avvenimento che pochi fra noi avrebbero immaginato di vedere. Folle di persone da entrambe le metà della città, giovani e vecchi, improvvisamente immuni dalla paura dei carriarmati e della polizia politica della Germania Est, marciarono sul simbolo dell'oppressione e della ferocia e semplicemente lo spazzarono a colpi di sbarre di ferro, 0 usando le mani nude. Nel giro di qualche settimana 1 dittatori dell'Europa orientale, prima così temibili, si rivelarono come vecchi uomini sradicati, tremebondi e pallidi di fifa, imploranti pietà. Prima i Paesi satelliti, poi la stessa Unione Sovietica furono scossi, si spaccarono e vennero distrutti. La guerra fredda era finita. Era del tutto naturale per molti occidentali - che vivevano all'ombra della Bomba, sotto la costante minaccia dell'enorme Armata rossa incombente sulla pianura tedesca, abituati alle facce da lucertola allineate sopra al mausoleo Lenin - abbandonarsi a un senso di euforia. «Adesso - dicevamo a noi stessi tutto sarà diverso. Comincia un'era di pace, stabilità e fiducia reciproca». Pensieri beati, ma questo è un mondo imperfetto. Lo era allora, 10 sarà sempre. Un giorno di quell'inverno dopo la caduta del Muro, stavo pranzando col capo del servizio segreto britannico che aveva appena stilato un rapporto per il premier Margaret Thatcher, intitolato «L'Intelligence negli Anni Novanta». «Quale sarà - gli domandai - la minaccia numero uno?». Senza un attimo di esitazione egli rispose: «La proliferazione». E questo si è rivelato vero, perché con la caduta del comunismo si è rotta una grande diga, dietro la quale era trattenuta una marea di armi e tecnologie belliche. Prima di allora, i dittatori instabili potevano armarsi solo nei limiti permessi dalle due superpotenze. Terroristi potevano essere finanziati e equipaggiati attraverso pagatori per procura, ma solo nella misura consentita dal Kgb e dalla Cia. Dopo la caduta del Muro, il mercato è aperto a chi compra e alcuni fra i Paesi terroristi sono spaventosamente ricchi. Una superpotenza non può collassare senza diffondere attorno a sé nubi circolari velenose che, come quella di Cernobil, arrivano a coprire tutto il mondo. Finito 11 vecchio controllo comunista, i trafficanti russi scoprirono un vasto arsenale da mettere in vendita. E dal buio sono usciti terroristi con denaro da spendere al grande bazar delle armi. Dall'America Latina sono arrivati i re della coca colombiani, con un potere di acquisto paragonabile a quello di una media potenza. Dall'Europa, i nordirlandesi dell'Ira e i baschi dell'Età. Dal Medio oriente sono apparsi nuovi soggetti: Hamas e Hezbollah, a rimpiazzare l'Olp e il Settembre nero. Facendo i conti, il pianeta è teatro di 45 guerre su scala ridotta e conta 20 grandi gruppi terroristici. Alla base della raccolta di informazioni c'è un vecchio adagio: avvertire in anticipo vuol dire corazzarsi in anticipo. Il novanta per cento della raccolta di informazioni è perfettamente legittimo e aperto. La maggior parte delle informazioni politiche, economiche, tecniche e commerciali viene ottenuta alla luce del sole. Esse contribuiscono a comporre il quadro. Decine di migliaia di riviste e giornali vengono scrutinati per ritagliare e archiviare ogni possibile articolo utile. Altri input si ottengono origliando elettronicamente ai cavi del telefono: una frase colta al volo può far scattare un campanello di allarme. Per vent'anni i satelliti hanno girato attorno al mondo giorno e notte, fotografando attività (ben al di là del raggio di ogni possibile permesso di visita) che potevano rivelarsi più o meno pericolose. Poi viene il dieci per cento della raccolta di informazioni: il vero lavoro di «Intelligence» sulle cose che la controparte non vorrebbe mai rivelare. Il proble- ma è che gli aspetti pericolosi sono tutti concentrati in questa percentuale. Questa è la vera e propria attività di spionaggio. Ne abbiamo bisogno? La risposta ci è data dalla storia recente. Il 1° aprile 1982 il presidente argentino Galtieri ordinò l'invasione delle isole Falkland. E noi britannici non lo sapevamo. Lo avessimo saputo prima, avremmo spedito 2 mila marines, finché avevamo il controllo dell'aeroporto di Port Stanley, e non ci sarebbe stata invasione. Ma per tutti gli Anni Settanta il governo britannico aveva tagliato i budget per risparmiare denaro. E fra le cose a cui aveva deciso di rinunciare era la rete spionistica in Argentina. Quella guerra costò 7 mila miliardi di lire e 350 giovani vite di soldati. Un singolo uomo, che avesse lavorato per noi allo stato maggiore argentino, avrebbe potuto avvertirci al costo di pochi milioni. Un discreto affare. Otto anni più tardi Saddam Hussein invase il Kuwait. Di nuovo, l'Occidente non sapeva. Peggio, non fu se non quando il team degli ispettori dell'Orni andò in Iraq, dopo la fine della guerra, che apprendemmo quanto terrificante fosse l'arsenale di gas nervini e testate batteriologiche che Saddam aveva a sua disposizione. Ancor più terribile fu scoprire che gli mancavano poche settimane al possesso della bomba atomica. Ironicamente, noi inglesi abbiamo fatto molto chiasso sulla ditta «Matrix Churchill» e i miserabili torni che aveva fornito all'Iraq, mentre le quattro imprese tedesche che gli hanno venduto gli impianti per il gas e le armi chimiche, con l'approvazione del loro governo, se ne sono andate facendo tintinnare l'oro di Saddam. Adesso un russo, che forse lavorava clandestinamente per noi, è stato arrestato e accusato di tradimento. Qualcuno dei nostri diplomatici verrà rimpatriato, ma godendo dell'immunità, arriverà a casa illeso. Le proteste diplomatiche verranno depositate, e i richiesti passi del previsto minuetto verranno danzati, poi ignorati. Perché? Perché sebbene il Kgb sia stato distrutto, resta quel che era, ribattezzato Svp. Per cui sì, dobbiamo conservare il Servizio di sicurezza (Mi5) per cercare di proteggerci da quelli che sbarcano da noi con cattive intenzioni, e il Servizio segreto di Intelligence (Mi6) per sparpagliare i suoi agenti all'estero e cercare di scoprire da dove arrivino i pericoli. La Russia è ancora pericolosa, non più per la tirannia comunista ma a causa della sua instabilità. Possiede ancora 22 mila missili nucleari. Sono pronti al lancio? Verso dove sono puntati? Si stanno deteriorando fino a rischiare di fondersi? Dobbiamo saperlo. Anche se il giovane Blair arriverà a Downing Street vorrà esserne informato perché in ultima analisi un valido spionaggio fa risparmiare denaro e vite umane. Solo quando fa fiasco si vedono poi i titoli suoi giornali. Perciò, nei vicoli del Medio Oriente, nei porti dell'Asia, dietro le ombre delle mura del Cremlino che fronteggiano l'ambasciata britannica al di là della Moscova, quello che Kipling chiamava il Grande Gioco continua. Frederick Forsyth Copyright 1996, Frederick Forsyth «I nipotini del Kgb sono ancora pericolosi j Buone informazioni evitano guerre» j Frederick Forsyth (foto piccola) e l'ambasciatore britannico sir Andrew Wood Sotto, la sede della rappresentanza inglese a Mosca soldati. Un singolo uomo, che avesse lavorato per noi allo stato maggiore argentino, avrebbe