La Milano da bere a cena con Bossi

La Milano da bere a cena con Bossi POLITICA i MONDANI!W La Milano da bere a cena con Bossi L M MILANO m INVITO al Biffi Scala per lunedì sera, ore 20 e 30, era esplicito: serata in onore di Umberto Bossi. E mai, visti i tempi e le polemiche sulla secessione minacciata in quel di Mantova dal leader del Carroccio, invito fu tanto azzeccato e tempestivo da parte del «Circolo Nuovi Incontri» presieduto dal marchese Litta Modigliani, circolo esclusivo capace di riunire insieme la Milano che conta, la Milano che produce e la Milano dei salotti per incontrare, di volta in volta, personaggi diversi come (ultimi in ordine di tempo) Marta Marzotto e Letizia Moratti. Questo lunedì, Bossi, un bel colpo. Con l'unico interrogativo di sempre quando di mezzo c'è il segretario della Lega: arriverà con un ritardo accettabile? Interrogativo malevolo, almeno per questa volta. Già, perché lunedì sera al Biffi Scala, ristorante tra i più celebri di Milano, cinquanta metri dalla Scala, cento metri da Mediobanca, all'in- contro in suo onore organizzato da Litta Modigliani, Bossi si è presentato alle nove e mezzo di sera. Nemmeno un'oretta di ritardo, un niente per uno come lui. Ad aspettarlo cento persone, tante signore, molti professionisti, qualche imprenditore, «molti curiosi, pochi leghisti dichiarati», riassume uno dei presenti. Nomi? Be', meglio lasciar perdere, anche se qualche personaggio stranoto c'era, eccome: Vittorio Dotti, tanto per cominciare, e poi Elio Fiorucci, Guido Valerio, Marco Martinelli... Cento invitati e un menù studiato ad hoc, in onore del leader leghista: aperitivo ribattezzato per l'occasione «Umberto Terzo», antipasto «Triveneto», ovviamente risotto giallo con ossobuco «alla Padania», torta «cuore impavido» e, per finire, caffè. Un menù molto apprezzato, dicono, da Bossi e dalla sua vicina di tavolo, Augusta Formentini, presente anche a nome del marito costretto a una rapida fuga (dopo un veloce saluto) per presiedere il consiglio comunale che ha dato il via alla privatizzazione dell'Aem. Via il sindaco, finito il risotto, il clou della serata. La parola all'invitato d'onore presentato così dal presidente del Cncolo Nuovi incontri: «E adesso Bossi dirà il suo verbo...». Ringrazia e parla a ruota libera, Bossi. Poi chi vuole può chiedere chiarimenti. «Cosa succederà adesso, alle imprese, con la sinistra al governo?», domandano in molti. Altri osano: «Ma lei vuole proprio la secessione del Nord?». Lui risponde: «Cosa capiterà adesso? Che l'inflazione galopperà e l'economia andrà a ramengo». Ripete concetti noti, Bossi. Insiste: «Per entrare in Europa la Padania deve andarsene...». Se la prende con i falsi invalidi, cita la Jugoslavia. E alla fine, dopo tre ore di domande e risposte, caffè e liquori, i cento se ne vanno con la maglietta di «Roma ladrona, la Lega non perdona» in regalo e un'impressione precisa in testa, che la secessione sventolata a Mantova sia mia minaccia per ottenere il federalismo subito: «Non l'ha detto ma l'ha fatto capire, eccome...». [a. z.] Il Senatur al Biffi Scala parla di federalismo con Dotti, Fiorucci e il risotto «alla Padania» Da sinistra, Letizia Moratti, ex presidente della Rai e Vittorio Dotti, ex capogruppo dei deputati di Forza Italia