Umberto contro Ciriaco La guerra dei due mondi

Umberto contro Ciriaco La guerra dei due mondi IL DUELLO DA VESPA Umberto contro Ciriaco La guerra dei due mondi AROMA LLA fine la Padania insorge. In piedi, davanti a una superdotata buona per tutte le metafore. Con una sega in mano, l'Irpinia in autoipnosi da ragionamendo e Vespa l'etrusco che aizza: «Allora, onorevole Bossi, dove la taglia?». Povera Italia, avvolta in un chador tricolore: ha le occhiaie tristi e i capelli un po' unti. Il guerriero del Nooord la risparmia. 0 la deruba, fate voi. «Cià, prendo solo la corona. Per la Padania!». Poi chiosa, liricamente macabro: «Non ci sarà spargimento di sangue. I morti, quando li apri, non ne perdono più». La vita, dice Woody Alien, non imita l'arte ma la cattiva televisione. E la politica imita il Bagaglino. Chi ha visto il «Porta a Porta» di ieri fra Bossi e De Mita converrà che le differenze sono minime, ormai. L'imitatore di Bossi è un po' più austero dell'originale, quello di De Mita un po' meno oscuro. Già perfetti invece il conduttore felpato, la managerina Emma Marcegaglia (Leo Gullotta?), De Crescenzo nei panni di se stesso e la maggiorata in tricolore. Irrompono sul palco a sorpresa, annunciati da un «din-don» che il copione fa scattare sempre a metà di un ragionamendo. Così al terzo campanellino De Mita si irrigidisce sulla sedia e sbarra gli occhi: «Questa è osdilidàh>. Lo show è divertente. Basta non prenderlo troppo sul serio. Sono solo parole, mica la realtà. Speriamo. Bossi e De Mita sembrano precipitati in una barzelletta. Il meridionale che muove le mani come su una tastiera, parla per astrazioni e si tiene in gola le consonanti e pure qualche vocale («signora Mercegaglia»). Il settentrionale che ridacchia sguaiato e in dialetto: «Ciriaco, tàches al tram». Attaccati al tram: chissà da quanto se lo teneva dentro. Il Padano era arrivato alla registrazione con mezz'ora di ritardo, da vero terrone di Germania. Il fantasma della secessione viene introdotto fin dalla sigla: «Via col vento», Ciriaco O'Hara, NuscoAtlanta. Vespa comincia leggendo a Bossi l'articolo del codice penale che punisce la secessione con l'ergastolo. Il Padano ride di gusto e inaugura il suo nuovo latinorum: «ex lege». Lo ripete di continuo, chissà perché. L'Irpino arrotonda i pollici e in diretta dall'eternità ricomincia a ragionare: «A un'indicazione giusta si vuol dare una soluzione sbagliata». Lo share precipita a livelli Marzullo (a proposito, visto nei paraggi, come Vigorelli) e per risollevarlo non basta il documentario sui barbieri di Sedrina (Nord Nazione) e Nusco (Ciriaco Nazione). Ci vuole Emma Marcegaglia, neo-presidente dei giovani industriali, che entra a lunghe falcate interrompendo il flauto ipnotizzatore di De Mita, al quale cade anche il microfono, con Vespa che urlacchia: «Il bello della diretta». Alle cinque del pomeriggio: il solito etrusco. Marcegaglia dice che la secessione spaventerebbe i mercati europei e toglierebbe alla Padania quello del Sud. Bossi la sommerge di risate, De Mita di precisazioni. Sarà per non sfigurare, ma i due cominciano a sal¬ tarsi sulle ugole. Passando dal «du» al «lei». De Mita è uno dei maggiori responsabili dello sfascio». «Ma che dice!». «La Padania vuol chiarezza sui soldi, amico miooo!». «Soldi che?». «Quelli che avete infilato da tutte le parti tranne che in quella giusta». «Impara a ragionare con serenità». «Sì, facciamo pure i sereni, adesso!». «Bossi, tu rimani impigliato. La secessione ha una logica di riduzione del processo di integrazione...». «Basta! Devi parlar chiaro, sennò la gente non capisce niente». «Tu non sei la gente. La signora Mercegaglia...» (e dagli!». «Finché il Meridione elegge quelli come lei, vuole ancora l'assistenzialismo!». «Io ho molta pazienza. Davvero molda. Quello di Bossi è un mezzo insulto che non mi tocca. E le sue camicie verdi sono avanzi di magazzino». Vespa cerca di fermare Bossi, impegnato a tracciare arabeschi con le mani: nel suo linguaggio figurato sarebbero gli aiuti per il Sud. Inutile. «Vespa, amico mio, sei quasi padano anche tu!». «Ennò! Sono abruzzese». Democristiano, passi. Ma padano, mai. Gli getta pure un sondaggio della Doxa fra i piedi: solo nove settentrio- nali su cento vorrebbero la secessione. Il guerriero ruggisce: «Dovevi chiedere: deve la Padania essere sovrana?». Senza più freni, Bossi entra in un suo empireo allucinante. Si stiracchia all'indietro, ride: «Chi è padano sa di esserlo, nel suo cuore. La Padania sarebbe un paese felice». De Mita lo provoca: «Ti sbagli, stareste peggio». «Sì... tàches al tram, De Mita! Pensa che bel paese: senza insegnanti né giudici meridionali». Ma ancora un sacco di Vigorelli, a quanto pare. L'originale, direttore del Tgr ed ex tifoso di Forza Italia, a fine show era sulla porta dello studio, in devota attesa di assoluzione. Massimo Gramellini Il leghista in dialetto: «Non si capisce quello che dici, attaccati al tram» Il rivale: «Io sono molto paziente Questi insulti non mi toccano...» Il «campanello» della trasmissione interrompe due volte De Mita L'ex leader de protesta: «Questa è ostilità contro di me» Ciriaco De Mita e Umberto Bossi colti dal fotografo prima di andare in onda. Sotto, Emma Marcegaglia

Luoghi citati: Germania, Italia, Nusco, Sedrina