«Le presidenze di Roma? Ci asterremo. I vescovi pensino ai soldi che prendono dal Nord...» Bossi il mio governo è pronto

«Le presidenze di Roma? Ci asterremo. I vescovi pensino ai soldi che prendono dal Nord...» «Le presidenze di Roma? Ci asterremo. I vescovi pensino ai soldi che prendono dal Nord...» Bossi: il mio governo è pronto «Caianiello vuole intimidirci» ROMA. Governo della Padania, comitati per la libertà del popolo padano, bacchettate senza risparmio a vescovi e oppositori. Umberto Bossi, il «Braveheart» del LombardoVeneto, non si ferma. Domenica il senatur e i suoi secessionisti tornano a Mantova: riuniscono il parlamento leghista per dar vita al governo e al Cip, il comitato di liberazione della Padania. Padania sul piede di guerra, quindi, ma per ora, almeno, non ci sarà l'insurrezione: il Comitato, assicura Bossi, «agirà per via referendaria. Sarà uno strumento operativo, democratico, di organizzazione sul territorio, chiamato ad adottare iniziative specifiche». Senza dimenticare le mobilitazioni di massa: il «drago padano», ad esempio, una catena umana di un milione e mezzo di persone che, nei progetti del Senatur, dovrebbe costeggiare l'intero corso del Po, dalle sorgenti alle foci. «D'altra parte - spiega il leader della Lega - la secessione che noi chiediamo si deve intendere come "divisione delle casse". Dalla secessione ci guadagna anche il Sud: sarebbero costretti a eliminare quella classe dirigente inefficiente che è la causa dello sfascio...». I piani di Bossi non si fermano qui: il «governo», che risponderà al Parlamento mantovano, avrà la funzione di «dare indirizzi» ai gruppi parlamentari di Roma. «Che cambieranno nome - aggiunge Bossi -. Da domani non saremo più Lega Nord, ma Lega Parlamento della Padania». Bossi ha replicato alla presa di posizione della Conferenza episcopale italiana e alle affermazioni polem che del ministro della Giustizia, Vincenzo Caianiello. «Si è trattato di paternali - ha detto -, in qualche caso, addirittura, mi è sembrato di intravedere tentativi di intimidire la Lega. Noto comunque con piacere che i vescovi, fino a qualche tempo fa decisamente contrari al federalismo, oggi si dicono tutti federalisti...». L'assemblea della Conferenza episcopale Italiana, ieri, aveva parlato di una «nuova unità» del Paese, con uno Stato «che non sia soltanto esattore delle tasse ma abbia il senso dei cittadini». Su questo argomento, Bossi spinge ancora il coltello della polemica: «La Cei farebbe bene a pensare ai soldi che gli arrivano con i 740 della Padania». Bossi non sembra toccato neppure dalle critiche del generale Bonifazio Incisa di Camerana il quale ha rimarcato come l'Esercito abbia giurato fedeltà allo Stato: «Se cambia 10 Stato - dice - cambia anche 11 tipo di fedeltà». Preoccupa¬ to? «Rappresento un'area di 32 milioni di persone - taglia corto - perché dovrei essere preoccupato?». Al di là dei progetti secessionisti del Parlamento di Mantova, che Bossi non perde occasione per ribadire, restano i primi appuntamenti con il Parlamento vero, che domani apre i battenti per la tredicesima legislatura. Il primo appuntamento sarà l'elezione dei presidenti delle due Camere, sui quali Polo e Ulivo stanno litigando da tempo. La Lega sembra intenzionata a non partecipare alle votazioni. «Molto probabilmente ci asterremo - dice ancora Bossi -. Le trattative tra Polo e Ulivo non danno garanzie di cambiamento. Ripeto: non abbiamo ancora pensato a come voteremo domani, ma l'ipotesi più plausibile è una nostra astensione», [r. i.] Domenica Umberto Bossi e il vertice della Lega tornano a Mantova

Persone citate: Bonifazio Incisa, Bossi, Caianiello, Umberto Bossi, Vincenzo Caianiello

Luoghi citati: Camerana, Mantova, Roma