Polo e Ulivo rompono su Cossiga

Polo e Ulivo rompono su Cossiga Letta: non possiamo accettare il veto del pds. Scognamiglio è disponibile Polo e Ulivo rompono su Cossiga Ma Prodi rilancia: la trattativa va avanti ROMA. La rottura tra Polo e Ulivo, quella ufficiale, arriva in serata, ma già in mattinata le premesse ci sono tutte. Alle undici e mezzo, infatti, giunge alle agenzie l'autocandidatura di Francesco Cossiga. Certo, l'ex capo dello Stato precisa di voler assolvere un molo «super partes», ma l'obiettivo della sua dichiarazione è chiaro. Ed è ovvio che da adesso il Polo è inchiodato a questa proposta. Il segnale definitivo dell'imminente rottura, però, viene da Botteghe Oscure, dove si riuniscono i vertici del pds. Nel primissimo pomeriggio, infatti, il coordinatore della segreteria della Quercia, Mauro Zani, annuncia che c'è il no «unanime» del partito su Cossiga. Il successivo epilogo, dunque, è già scritto. Anche perché nel Polo non si respira di sicuro aria d'accordo. I leader del centrodestra che si incontrano a casa Berlusconi decidono infatti che non c'è nessuna ipotesi subordinata a Cossiga. E a dire il vero su questo punto «falchi» e «colombe» concordano. Se non altro perché da Botteghe Oscure Massimo D'Alema ha fatto sapere che il suo candidato è Carlo Scognamiglio: a lui sì che il pds sarebbe disposto a dare i voti, non all'ex capo dello Stato. Nel Polo, quindi, anche i «moderati» hanno affilato denti e lingua. Dice Pierferdinando Casini: «Quelli del pds vogliono farci pagare un prezzo pazzesco: vogliono normalizzare la minoranza. Il no del pds ad un ex presidente della Repubblica è un fatto d'arroganza». E persino il mite Raffaele Costa, alla Camera, spiega: «Se c'è Cossiga l'accordo si può fare, altrimenti il gioco non vale la candela». Nel frattempo, è inutile dirlo, dalle parti di An si fa già baldoria. «Si rompono le trattative? osserva Ignazio La Russa -. Non me ne frega niente. Anzi...». Non per niente, quando la spaccatura diventerà ufficiale, l'intero gruppo di Alleanza nazionale, riunito alla Camera, applaudirà Pinuccio Tatarella, ambasciatore della «buona notizia». Eppure, in questo clima, Scognamiglio non rinuncia a rinnovare la sua disponibilità alla rielezione. Dunque, quando le delegazioni di Polo e Ulivo si incontrano, il destino della trattativa è già segnato. E poco meno di mezz'ora prima, Berlusconi, davanti ai gruppi parlamentari di Forza Italia spiega che «se l'Ulivo non accetterà Cossiga non ci saranno altri margini di trattativa». «Era importante - aggiunge il cavaliere - non cadere in una sorta di Triangolo delle Bennude istituzionale, formato dal capo dello Stato, da Violante e da un presidente del Senato eletto dal centrosinistra, per questo ab¬ biamo proposto Cossiga. Comunque oltre questa carica non ci vogliono offrire nulla: hanno parlato solo di giunte e non di commissioni di controllo». Al tavolo delle presunte regole, Gianni Letta non si perde in chiacchiere: «Il nostro mandato dice - è di sostenere Cossiga alla presidenza del Senato». Fioccano i «no» dell'Ulivo. «Questa candidatura non raccoglie i consensi necessari. E poi lui ha una storia dietro di sé che non può essere ri¬ mossa», replica Veltroni. Anche Nicola Mancino si adegua, «per non dividere la coalizione», dice. «Ma non avete altre opzioni?», chiede il verde Edo Ronchi. La risposta è «no». «Allora si potrebbe fare una pausa, riaggiornarci», propone Veltroni. E Letta appare disponibile: «Forse sì - afferma potremmo incontrarci ancora». Ma Tatarella ha fretta di chiudere. «Non c'è motivo di rivederci spiega - se voi dite di "no" a Cossiga». Fine. Con strascichi e accuse reciproche, naturalmente. «Sono venuti con l'intenzione di rompere perché nel Polo ancora una volta hanno vinto i falchi», denuncia Veltroni. «Per evitare inciuci e consociativismi abbiamo candidato Cossiga, ma loro ci hanno posto un veto», sostiene Letta che comunque attende ancora segnali dall'Ulivo. E in serata la «de» che va alla messa della Comunità di Sant'Egidio sembra aprire uno spiraglio. Prodi, Bianco, Dini, sono lì (c'è an¬ che Cossiga che evita di incontrare il leader dell'Ulivo). I primi due sostengono che «la trattativa va avanti perché tutto si aggiusta». E il segretario del ppi aggiunge anche: «Occorre vedere se è possibile ristabilire l'equilibrio tra la presidenza della Camera e quella del Senato». Sono frasi fatte, oppure c'è una parte dell'Ulivo che è disposta a azzerare la situazione cedendo su Violante? Maria Teresa Meli Berlusconi: «Era importante non cadere in un Triangolo delle Bermude istituzionale con Scalfaro, Violante e uno scelto da loro» o o a i Il tavolo PoloUlivo non ha dato frutti. A lato Cossiga. Sopra, Gianni Agnelli Il numero due dell'Ulivo Walter Veltroni

Luoghi citati: Roma, Sant'egidio