Nel Polo vincono i falchi. Cossiga: spero che il mio nome non abbia fatto male al Paese Presidenze muro contro muro di Alberto Rapisarda

Nel Polo vincono i falchi. Cossiga: spero che il mio nome non abbia fatto male al Paese Nel Polo vincono i falchi. Cossiga: spero che il mio nome non abbia fatto male al Paese Presidenze, muro contro muro Niente accordo, VUlivo vota Violante ed Elia ROMA. Niente accordo per le presidenze di Camera e Senato. E quindi, muro contro muro giovedì prossimo quando si riunirà il nuovo Parlamento per eleggere i presidenti delle assemblee. L'Ulivo voterà i suoi candidati (probabilmente il pidiessino Violante per la Camera e il popolare Elia per il Senato) e il Polo voterà i suoi o scheda bianca. La Lega si dovrebbe astenere. I candidati della maggioranza dovrebbero essere eletti nella giornata di venerdì o sabato, al quarto scrutinio. La candidatura di Francesco Cossiga, lanciata dal Polo, ha mandato in cortocircuito la trattativa che si stava impostando. Si potrà discutere se il Polo ha proposto Cossiga per far fallire l'accordo, come sostiene il pds. 0 se la trattativa e fallita perché il pds non se l'è sentita di accettare Cossiga («è una provocazione» hanno detto), come sostiene il Polo. Il fatto è che la legislatura comincia da zero. Niente avvio di discussione sulle riforme né sullo regole. Perché 0 Polo ha deciso di fare una opposizione che non dialoga. La linea proposta dai falchi del Polo ha prevalso perché è riuscita a convincere le colombe che la sua scommessa non è azzardata: vedere fallire tra non molto la maggioranza che sostiene Prodi. Cosi, la candidatura Cossiga, che era stata proposta con intenti diversi dal centrista (ex de) Buttiglione, è stata utilizzata da An e dai falchi di Forza Italia per impedire qualsiasi accordo con l'Ulivo. Accordo che, in realtà, non c'era neanche dentro il Polo per i veti incrociati di An contro Scogriamiglio di Fi e degli altri contro il candidato di An (Fisichella) per la presidenza del Senato. In questa condizione di stallo, il Polo sembra aver preferito non avere nulla e uscirne unito con l'immagine di chi non si presta a pratiche consociative. Ne ha fatto le spese Cossiga che in mattinata aveva rilasciato una dichiarazione che, di fatto, impe¬ gnava Berlusconi sul suo nome. A sera l'ex Presidente constatava il fallimento: «Quello che mi duole è se il mio nome possa aver causato un danno al Paese». Cossiga, evidentemente, teme che lo scontro possa diventare aspro. In realtà, potrebbe avere scelto di rinunciare all'accordo sulle presidenze delle Camere soprattutto per prendere tempo. Per stare a vedere cosa succede a Pro¬ di. Per intervenire, magari, in un secondo tempo. Una posizione che Rocco Buttiglione, segretario del Cdu (e ideatore della candidatura Cossiga), spiega così: «Il governo Prodi non è ancora nato e già si parla di governo Dini che dovrebbe succedergli, facendo a meno dei voti di Rifondazione e sostituendoli con i nostri...». Non può essere un passaggio così indolore, avvisa Buttiglio- ne. la Finanziaria se la deve votare da sola l'attuale maggioranza, Bertinotti compreso. «Altra cosa è l'ipotesi che l'Ulivo, verificata la impossibilità di governare con Bertinotti, rinunci a presentarsi come maggioranza e chieda di costruire una grande coalizione». Anche con An, precisa Buttiglione. E così, il governo di larghe intese, che era preventivato come conseguenza di un risultato elettorale di parità, è ancora nel cuore dei «moderati» del Polo. Ma è una soluzione che Fini respinge, perché sa che in quel modo si salderebbe il temuto «grande centro». Nei suoi piani c'è, piuttosto, una rivincita elettorale dopo aver messo alle corde la maggioranza con una du¬ ra opposizione. E così è stata An ad imporsi perché la candidatura di Cossiga fosse senza alternative e Berlusconi è rimasto prigioniero del gioco avviato da Buttiglione. Ma non è neanche escluso che la trattativa riprenda oggi, stando a quel che confidava ieri sera Berlusconi ai neo-parlamentari di Forza Italia: «Posso dirvi che, oltre alla presidenza del Senato non volevano offrirci praticamente nulla, perché parlavano solo di giunte e non di commissioni di controllo. Comunque, se non si arriva ad un buon accordo, noi non cercheremo l'accordo a tutti i costi». Alberto Rapisarda

Luoghi citati: An, Roma