Ministri le poltrone di fuoco

IèI IèI caccia al posto Ministri, le poltrone di fuoco Scoppia anche la guerra delle donne AROMA LLE dieci della sera c'è ancora una luce accesa al piano nobile di Palazzo Chigi: nel suo studio, Lamberto Dini sta congedando il pattista Diego Masi e il socialista Enrico Boselli clie per un'ora gli hanno ripetuto: caro presidente, non pensa che sarebbe giusto se le due sub-componenti di Rinnovamento italiano avessero una propria «visibilità» nel governo? Sì, in parole molto povere, ora anche pattisti e socialisti chiedono un ministero, ma il presidente del Consiglio in questi giorni ha un po' smarrito la capacità di ascolto e l'umore smagliante che lo accompagnò nelle giornate del dopo 21 aprile. Non lo mettono di buon umore le infinite voci che si susseguono nelle ultime ore, compresa l'ultima che è arrivata all'orecchio del presidente del Consiglio: la possibilità di uno scambio «alla pari» tra lui e Napolitano. Sottovoce gli uomini dello staff di palazzo Chigi confermano: «Dini potrebbe andare al ministero dell'Interno e Napolitano agli Esteri». Per ora Dini ha fatto sapere a Prodi di restare fermo sulla accoppiata Esteri-vice presidenza del Consiglio, ma senza avere preclusioni per un «ministero di forte valenza politica», anche perché in questo modo verrebbe incontro alle richieste di chi, nel suo entourage, lo vorrebbe non in giro per il mondo, ma dentro i giochi della Grande Politica. Ma non sono soltanto le poltronissime del Viminale e della Farnesina a rendere sempre più eccitato il mondo che si aggira attorno al Palazzo. Sono molte le poltrone che scottano. A cominciare da quella del Tesoro. A Romano Prodi che era andato a fargli visita e a chiedergli di entrare al governo come ministro del Tesoro, Carlo Azeglio Ciampi ha risposto, sia pure col garbo che lo contraddistingue, di avere qualche perplessità circa il ruolo che avrebbe nel governo il suo antico rivale Lamberto Dini. Ministro o vice-presidente del Consiglio? Alla presenza di Ciampi nel governo tiene molto anche Massimo D'Alema e anche se a Botteghe Oscure non c'è nessuna conferma ufficiale è possibile che anche il segretario del pds vada a far visita al l'ex presidente del Consiglio nei prossimi giorni. Ed è duello anche tra le donne dell'Ulivo. Ieri mattina un piccolo «sketch della gelosia» è andato in scena nella sala della Sacrestia a due passi da Montecitorio. E' in corso il Forum delle donne dell'Ulivo, riunito per chiedere «maggiore presenza femminile nel governo e negli enti locali» e sta parlando la pi- diesina Anna Maria Serafini, 43 anni, moglie di Piero Fassino, pidiessino anche lui. Proprio mentre Giovanna Melandri esce dalla sala per un'intervista, la Serafini affonda: «Bisogna dire chiaro e tondo che noi vogliamo essere una sana lobby e comunque sempre meglio questa nostra lobby di quella di Repubblica che sta sostenendo alcuni personaggi...». Allude forse alla Melandri? A chi avesse ancora qualche dubbio, la Serafini li toglie subito: «Ai giornalisti chiediamo di non ripetere la storia della più bella di Montecitorio, che poi risulta sempre la più intervistata...». Punture di spillo che nascon¬ dono una guerra sotterranea tra almeno quattro donne in corsa per due poltrone: Livia Turco, che punta tutte le sue carte su Massimo D'Alema; Giovanna Melandri lanciata in orbita dal buon lavoro parlamentare e dalle apprezzate performances televisive; la fascinosa Anna Maria Finocchiaro, già magistrato in Sicilia (in corsa per la Giustizia) e infine l'outsider, mai inserita nei toto-ministri e invece in grande ascesa: Laura Pennacchi, pidiessina anche lei ma con un ottimo rapporto con Prodi. E' stata la Pennacchi a scrivere alcune pagine del programma dell'Ulivo ed è lei che ha fatto da «sparring-partner» al Professore prima di alcuni match televisivi. Ma la Melandri, oltre alla Turco, rischia di trovare sulla strada del ministero degli Affari sociali Rosy Bindi che, come sussurrano a piazza del Gesù, sta facendo il diavolo a quattro per entrare al governo. E il duello dell'ultimissima ora è quello per il ministero delle Poste: il leader del Si Boselli ha sondato Dini per capire se i socialisti possano proporre una candidatura per quel ministero, ma per le Poste il presidente del Consiglio medita di calare un asso: l'ex direttore della Rai Gianni Billia. Fabio Martini Totonomine sul Tesoro: D'Alema vorrebbe darlo a Ciampi che però nutre qualche «perplessità» sul ruolo di Dini nel futuro governo BILLIA BOSELLI BOGI Carlo Azeglio Ciampi, il suo nome rimane in corsa per il ministero del Tesoro Antonio Di Pietro. Da sinistra, Romano Prodi e Carlo Scognamiglio

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