Ascolta la radio senza steccati

Ascolta la radio senza steccati Chiambretti, Grasso e Gambarotta in un convegno all'Unione Culturale Ascolta la radio senza steccati Molte le speranze dei privati «democratici» Il titolo, come sempre i titoli dei convegni, è sibillino: «La radio a tre dimensioni». Ma sono assai concrete le considerazioni che ieri sera, all'Unione Culturale, hanno animato l'incontro organizzato dalla neonata associazione degli Amici di Radio Flash per scrutare nel presente, e soprattutto nel futuro, del mezzo radiofonico. Mezzo in crisi, o piuttosto alla vigilia di uno stupefacente balzo in avanti, come suggerirebbero i dati d'ascolto che mostrano un'Italia radiofila al di là di ogni facile chiacchiera sulla teledipendenza diffusa? Aldo Grasso, critico televisivo del «Corriere», e direttore per otto mesi e mezzo della Radiorai dei «professori»; e con lui Piero Chiambretti, Bruno Gambarotta, e il direttore artistico di Flash Alberto Campo, hanno disegnato vari scenari possibili per la radio che verrà. Radio «di flusso», secondo la definizione di Grasso che è stata anche la base del suo progetto terminato con la defenestrazione seguita alle elezioni del '94. Ovvero radio senza steccati, senza «gabbie», radio che accompagna l'ascoltatore con due possibili livelli di «fruizione»: l'intrattenimento ma anche, sottese, le idee. Grasso ha rievocato la sua difficile permanenza in viale Mazzini, alle prese con una struttura rigida e avversa al cambiamento: «Tant'è - ha rivelato con amara ironia - che tra le motivazioni addotte dall'onorevole Storace per chiedere la mia testa, testa che peraltro gli è stata immediatamente concessa, c'era il fatto di aver abolito l'inno nazionale e le campane all'inizio dei programmi, per non dire del fatidico "uccellino della Rai"». Alle speranze che la radiofonia privata «democratica», rappresentata da Campo, nutre nei confronti di quel progetto di «ra- dio di flusso» ma non asservita a esigenze brutalmente commerciali, ha però risposto un Piero Chiambretti assai lucido, e per nulla proclive al facile cabaret: «Non credo che il futuro della radio possa essere molto diverso dal presente: al limite, le sorprese le riserverà la tivù, dove l'imminente arrivo di 500 canali da tutto il mondo, innovazione tecnologica ormai dietro l'angolo, potrà davvero rimescolare le carte. La radio, invece, mi sembra ormai assestata, tra una Rai che in teoria punta al servizio pubblico - ma rivolto principalmente a un pubblico d'età, ha fatto notare Gambarotta - e i network privati, che puntano sul business e sono nelle mani di gente che sa benissimo come muoversi in quell'ambito». [g. fer.] Piero Chiambretti che ha fatto un intervento molto serio

Luoghi citati: Italia