Al supermercato l'«arma segreta» anti-taccheggio
Nell'Upim di via Roma: «Vorrei fare il poliziotto ma non sono italiano e non posso» Ex-studente di Giurisprudenza: ieri ha sorpreso un ladro che voleva andarsene con un ferro da stiro Al supermercato K«arma segreta» tinti-taccheggio Un extracomunitario vigilante Abderrahim Rila, 33 anni: «Non tutti i marocchini sono disonesti» Marocchino antitaccheggio. Si chiama Abderrahim Rila, 33 anni, originario di Casablanca, ex studente di Giurisprudenza. Lavora alla «security» della Upim di via Roma 305. Ha tipici tratti maghrebini, solo leggermente dissimulati dagli occhiali da vista, e rappresenta una sorta di «arma segreta»: nessuno dei tanti ladruncoli da supermercato pensa che a sorvegliare le sue mosse sia un nordafricano. Così, alla Upim, i taccheggiatori non hanno scampo: l'ultimo è finito in manette sabato sera, subito dopo essersi impadronito di un ferro da stiro. Seguire Abderrahim nel suo lavoro è un autentico spettacolo. Si muove agilissimo fra espositori e scaffali, scruta gli avventori dietro file di giacche o cacciando il capo in mezzo alle rastrelliere dell'intimo. Con grande naturalezza, senza fare rumore, e soprattutto senza farsi notare. Sempre pronto a scattare. Sa di essere un'eccezione: «Sì, forse sono il primo sorve- gliante extracomunitario in attività a Torino. Ma è un lavoro come un altro e non mi formalizzo certo a fare la guardia. Per la verità non mi sarebbe spiaciuto nemmeno fare il concorso per agente di polizia, ma non si può: gli aspiranti debbono essere cittadini italiani ed io sono nato a Casablanca». La sua sto- "'lÈ r'a ^ quella di tanti altri suoi connazionali: «I miei genitori hanno un negozietto nella casbah, ma la mia famiglia è numerosa e, una volta finite le superiori, sono venuto in Europa. Sei anni fa. Mi sono iscritto a Giurisprudenza, qui a Torino. E contemporaneamente mi sono trovato un lavoro. Poi ho dovuto rinunciare agli studi: non riuscivo a fare tutto. La sorveglianza mi piace, anche perché mi consente di stare in mezzo alla gente». Abderrahim sa benissimo di avere qualche chance in più: «Sì, può darsi che il mio aspetto desti meno sospetti. Però è anche vero che il taccheggiatore tende a ripetere i furti nello stesso supermercato, quindi a conoscere anche i sorveglianti. A quel punto la caccia diventa difficile, richiede scaltrezza. Il topo conosce il gatto ed il gatto conosce il topo». Lui guardia, tanti suoi connazionali ladri o spacciatori. Abderrahim analizza questa realtà: «Nessuno nasce delinquente. Tanti miei connazionali finiscono nella trappola della droga quando si rendono conto che non ci sono alternative. Certo, hanno le loro colpe, ma vanno divise con altri». Punta il dito contro l'atteggiamento del governo italiano: «E' inutile tollerare l'ingresso di migliaia e migliaia di extracomunitari quando l'economia non è in grado di offrire loro un posto di lavoro. Ed è altrettanto inutile dotarli poi di documenti o decidere sanatorie che non spostano i termini del problema». Ma c'è una soluzione: «La Francia ha scelto un sistema più rigido, ma più onesto: accetta l'immigrazione nella misura in cui può essere assorbita dal suo apparato produttivo ed industriale. Forse è una strada percorribile anche in Italia». Il futuro di questo ragazzo è comunque il nostro Paese. Serio, colto, lucido nei ragionamenti sembra il prototipo di un nordafricano nuovo, destinato ad integrarsi alla perfezione in una società europea. Spiando dietro pile di jeans e pentole accatastate acciuffa ladruncoli di ogni Paese ed alla sera torna a casa, pensando alla sua terra lontana, ed alla ragazza che vorrebbe sposare. Quando avrà guadagnato, onestamente, i soldi per la casa. [a. con.] Nell'Upim di via Roma: «Vorrei fare il poliziotto ma non sono italiano e non posso» "'lÈ
Persone citate: Abderrahim
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