«Castellani ha ragione»

Così è morto «Stadium» «Castellani ha ragione» Calieri: se resto, lì non giochiamo più Hi UNA POLEMICA SENZA FINE CI risiamo: dopo le polemiche della seconda metà degli Aitni 80, sullo stadio della Continassa è di nuovo bufera. Pochi forse ricordano le notti trascorse dagli 80 consiglieri comunali (oggi sono 50 più il sindaco) a Palazzo Civico per discutere ed approvare la costruzione del «Delle Alpi». Per i più si tratta di «preistoria». Eppure - era il maggio del 1988 - Maria Magnani Noya, sindaco psi succeduto al compagno di partito Giorgio Cardetti, fu obbligata a dichiarare lo stato di crisi. E proprio perché, tra franchi tiratori e opposizione, la delibera «nuovo stadio» fu bocciata. Passò la settimana successiva, grazie a un pentapartito tornato compatto grazie all'intervento dei leader nazionali. Trascorsi 8 anni, ieri il sindaco Castellani ha ipotizzato di far entrare le ruspe in quella «cattedrale nel deserto». Ricevendo il plauso di tifosi, amici, vertici delle società di calcio ed «ex» della Sala Rossa. Di quei consiglieri comunali che, «per disciplina di partito», dissero il loro «sofferto sì» alla realizzazione. Contro «quello stadio» si schierò, per prima, Elda Tessore, assessore allo Sport a cavallo fra il 1985 e l'86: dopo aver presentato un progetto per «coprire» e ristrutturare il Comunale di corso Sebastopoli, alla notizia che i suoi compagni del psi (sindaco Cardet- ti) volevano un impianto nuovo di zecca, uscì dalla giunta. E adesso, pur occupandosi d'altro (è sovrintendente del Regio) ribadisce: «Certo, quello della Continassa era uno stadio da non costruire». Poi avanti con la sua proposta: «Si doveva e si deve recuperare il Comunale. Se mi avessero dato retta, oggi avremmo uno stadio da cinquantamila posti seduti e al coperto, in una zona - Santa Rita che lo stesso comitato di "Italia '90" definì ottimale. In quegli anni la media dei tifosi che si recavano allo stadio era di 23 mila unità. Solo le coppe intemazionali ne attiravano di più: esattamente com'è accaduto in quest'ultima stagione del calcio torinese». «La penso come Castellani», afferma 0 presidente del Torino, Gian Marco Calieri, anche se afferma di aver ben altri problemi di cui occuparsi. «Nel caso - aggiunge - dovessi rimanere al vertice della società granata, alle attuali condizioni non ci starei. Perché, sia chiaro, non posso andare a rubare in chiesa per pagare gli errori altrui». Applaude pure l'ex sindaco Diego Novelli, a quei tempi comunista, ora militante della Rete con l'Ulivo. Dice: «Sarebbe troppo facile fare la Cassandra. Piuttosto si dovrebbe chiedere conto a chi buttò via un progetto, quello dell'ingegner Bizzarri, che costò 800 milioni alla città, nel quale era prevista la ristrutturazione dell'impianto di corso Sebastopoli: una spesa di 7 miliardi stanziati interamente dal Comune. Ma diciamolo pure: ci furono tante responsabilità con nomi e cognomi, perché in Sala Rossa si creò una precisa maggioranza a favore del nuovo stadio alle Vallette». Fuori dal coro l'ex sindaco Giorgio Cardetti che nel 1986 seguì i primi passi sulla «strada della Continassa». Nell'87 fu eletto a Montecitorio e lasciò il «nodo stadio» a Maria Magnani Noya. Dice Cardetti: «La ristrutturazione del Comunale costava 30 miliardi, non 7 come afferma Novelli. Quindi, ben prima che "scoppiasse" la febbre dei Mondiali, proponemmo ai privati di metter a disposizione quella cifra. Ricevemmo decine di progetti. Poi nel dicembre '86 la commissione comunale indicò come costruttore Acqua Marcia. Ma, sia chiaro, io in quella scelta non c'entrai proprio nulla», [g. san.] Da sinistra Valentino Castellani e Roberto Bettega Ecco uno scorcio di Stadium: inaugurato nel 191 I, sorgeva nell'antica piazza d'Armi

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