Ajax per vincere non serve Maradona

il segreto Tecnica, intelligenza, personalità e velocità le virtù richieste per far parte dei lancieri Ajox, per vincere non serve Maradona «O si adattano al nostro stile di vita o vadano altrove» gli olandesi il segreto sempre pmm TAMSTERDAM ECNICA, intelligenza, personalità e velocità, che in olandese si traduce «sneltheid». La formula che ha aiutato l'Ajax a crescere dopo gli anni della depressione si concentra nell'acronimo delle qualità fondamentali che si pretendono dai giocatori: in quelle quattro lettere, TIPS, c'è tutto quanto dovete sapere sui prossimi avversari della Juve nella finale di Roma. C'è il segreto della squadra più forte d'Europa, 10 spauracchio indomabile persino ora che, con infortuni e squalifiche, deve pescare tra i ragazzi di bottega per mettere insieme una formazione. «Chi arriva qui da piccolo - spiegano i tecnici olandesi - non deve avere doti fisiche straordinarie perché il corpo si allenerà e si potrà irrobustire con il lavoro. Ma deve avere un po' di tutte e quattro le qualità basilari, senza le quali non si diventa calciatori come l'intendiamo noi». E citano il caso di Davids, che era un bimbo piccolo e fragile quando si presentò alla leva giovanile, il momento magico che si ripete ogni anno per centinaia di ragazzini che vivono nel raggio di 60 chilometri da Amsterdam. «Al Real Madrid, alla Juventus o in qualche altro club forse l'avrebbero scartato perché il suo fisico non prometteva grandi cose, noi l'abbiamo scelto perché possedeva ciò che cercavamo. I muscoli se 11 è fatti con il tempo». Avvicinarsi all'Ajax è imbattersi in cose che si sono già indagate a fondo, eppure ci si sorprende ancora perché dal club che negli ultimi anni ha comprato e soprattutto venduto giocatori come fossero tori frisoni alla fiera non ti attendi di scoprire un'etica profonda. Invece c'è e permea tutto. «Un fuoriclasse come Maradona ti può far vincere anche se il suo stile di vita e la sua intelligenza non sono quelli che coltiviamo noi - dicono all'Ajax -. Ma noi aiutiamo chi non è Maradona a vincere altrettanto. E forse di più». Il talento conta ma non è il primo elemento del giudizio. Nelle scelte vale più la capacità di adattarsi agli altri e a un meccanismo di gioco in cui nessuno è padrone di se stesso. «Potevamo comprare Romario, non l'abbiamo fatto - spiegano -. E' individualista e piantagrane. Avrebbe rovinato lo spogliatoio». Così come non sarebbe gradito Roberto Baggio: «Uno che fatica a entrare negli schemi di Sacchi può essere un fenomeno di tecnica però non ci sarebbe utile. Del Piero magari è un'altra cosa». Il nome del Talentino ricorre in questi giorni. In un club che si è rimpinzato di stranieri d'ogni latitudine e quasi mai da Paesi dove il calcio è evoluto (Marcio Santos, comprato dalla Fiorentina, è il primo brasiliano della storia aiacide), Del Piero è forse il sogno italiano. Però irrealizzabile. Al vecchio stadio De Meer raccontano, per chiarire come fun¬ zionano gli acquisti, che prima di far firmare un contratto mandano il giocatore a colloquio con Van Gaal. Invece di parlare di tecnica e di calcio, il candidato deve spie gare cosa si aspetta dalla vita e co sa vorrebbe che gli altri facessero per lui. Se le sue esigenze non sono in sintonia con la società, tanti saluti e grazie. Anche se si tratta di un campione potenziale. Con chi è cresciuto in casa o ci è arrivato da giovanissimo tutto è più semplice. Lo stile Ajax si acquisisce giorno dopo giorno. «La prima cosa che noi chiediamo è il rispetto», chiarisce il presidente Van Praag. La seconda è che ciascuno tenga sempre pulite le scarpe e si porti il borsone, non come in Italia dove il calciatore è abituato fin da ragazzino ad avere vicino il magazziniere che ci pensa. E' anche una questione di intelligenza, di cultura. «I nostri giocatori, almeno quelli che crescono da noi, devono avere un'educazione scolastica. Ognuno, tra i 10 e i 20 anni, è controllato negli studi da un comitato che parla con i professori e se occorre impone di abbandonare gli allenamenti per dedicare il tempo ai libri. Van Gaal, che proviene dal mondo della scuola, è sensibile al problema. Non ci importa avere in squadra laureati, voghamo ragazzi intelligenti e consapevoh. Il calcio di oggi è una fatica pure sotto il profilo mentale». Molto studio, molto sport, una vita normale e tranquilla, dunque. Le tentazioni di Amsterdam rimangono sullo sfondo. «La droga? In città circola liberamente, ma da noi non c'è mai stato un caso. Anzi, con Rijkaard se n'è andato l'ultimo fumatore: ora persino le sigarette sono scomparse dallo spogliatoio». Rimane la mentalità vincente. «Lo spirito dei ragazzi di Amsterdam», come si diceva una volta quando c'erano Cruyff e Keizer e una generazione straordinaria cresciuta nel raggio di un miglio dallo stadio. Oggi l'Ajax presenta l'aspetto multirazziale che anticipa quanto accadrà da noi tra 10 o 20 anni, quando la seconda o terza generazione di extracomunitari approdati in Italia troverà uno sbocco naturale anche nel calcio. Qui è già successo. Amsterdam non è più l'Olanda, è un posto del mondo. E l'Ajax ne è la rappresentazione. «Ma lo spirito che Insegniamo ai nuovi arrivati è quello del ragazzo di Amsterdam: uno cui non si può dire niente senza che ti risponda a tono. Uno che non vuole mai perdere». La Juve è avvertita. Marco Ansaldo «Uno come Baggio non ci sarebbe utile Del Piero invece è un'altra cosa» «Chi cresce da noi deve avere cultura e prima di firmare parla conVan Gaal» I tecnici olandesi: «Juve e Real non avrebbero comperato Davids (a fianco) perché da bimbo era gracile». Sotto Marcio Santos

Luoghi citati: Amsterdam, Europa, Italia, Madrid, Olanda, Roma