Ravanelli: non valgo meno di Vialli

gli olandesi Ventun gol nella Juve nonostante una stagione con qualche ombra, e ora punta tutto su Roma Ravanelli; non valgo meno di Vigili «E mi aspetto qualche soldo in più» l'intervista il grigio prepara il gran finale S TORINO CATTI, balzi, destro, sinistro. E poi di nuovo tutto daccapo. Il menù è da forzato del pallone, ma ci vuole altro per spaventare uno come Ravanelli. La palestra e il prato del Comunale di questi tempi sono tutto il suo mondo. Il professor Ventrone il suo inflessibile «torturatore». Domenica all'ora di pranzo era ancora lì. Il prof lo incitava. «Dai Fabrizio, come un rapace» gli gridava mimando con le braccia il volo dell'aquila e scaraventandogli in area decine di palloni sui quali l'attaccante si avventava famelico. Tutto è finalizzato a quel giorno magico. Domenica a Bari Ravanelli farà la prova generale, poi l'Ajax. Il resto alle spalle: fatica, paura, rabbia. Il peggio è passato? «Direi di sì. Ci sono ancora alti e bassi, ma è un fatto normale. Presto tornerò nel gruppo e mi sentirò rinascere. Purtroppo per sfortuna e un po' d'inesperienza ho voluto accelerare i tempi ed è andata male. Ma ora sto bene». Ha mai avuto paura di non giocare la finale? «Non ne sono certo neppure adesso. Ma devo pensare che tutto vada bene. Sono cauto perché ho già avuto delle ricadute». Così ha capito che nel calcio c'è anche un rovescio della medaglia. «Non ero impreparato. Uno che ha fatto la gavetta, che ha conquistato tutto con fatica e sudore sa che ci sono gli scudetti, ma anche i momenti in cui ti va tutto storto». Quindi di questo ambiente non la stupisce più nulla? «Invece no. Mi sorprende ancora il voltafaccia di certe persone, anche quelle che pensavi ti fossero amiche. E quest'anno ho capito su chi posso contare, fra i compagni come fra i dirigenti». Una stagione difficile la sua. Tante critiche, tutte giuste? «Nella fase centrale del campionato ho deluso e non cerco giustificazioni. Gli alibi sono patrimonio dei perdenti. Ma ho segnato comunque ventun gol. E c'è ancora la finale. Un'annata buona, anche tenendo conto che ho giocato di meno. Se starò bene e avrò l'aiuto di Dio a Roma farò una grandissma partita. Lo sento». Ha il sospetto che non le perdonino nulla? «Direi che è una certezza. Non si valuta mai se un giocatore ha problemi fisici, se mentalmente non è sereno. Mai un'analisi corretta, solo pettegolezzi. Anche con Del Piero: firma un contratto ricco e diventa subito un montato». Immagini questa scena: lei che corre sul prato dell'Olimpico con la maglia sulla testa. «Un sogno, mi vengono i brividi solo a parlarne». Perché sembra sempre che ce l'abbia col mondo intero? «Sono uno tranquillo, ma se mi provocano reagisco. Io vivo per il calcio e se non mi sento partecipe sono infelice. Vorrei essere capito. Invece hanno detto che la mia sta¬ gione era finita, che con la Juve avrei chiuso. Storie. Voglio criti che obiettive, non dettate da sim patia o antipatia nei miei confron ti. Ho parlato con Sacchi, gli ho promesso che disputerò un grande Europeo. Quanto alla Juve, so di avere la loro fiducia. Sarò ancora un uomo-gol e soprattutto un uo mo-squadra». Infatti si parla di prolungare il suo contratto. Non è vero? «Che rimanga è scontato. Per quanto riguarda il contratto, mi aspetto un riconoscimento economico. Sono stufo di passare per buono, voglio guadagnare quanto gli altri. C'è gente che ha fatto meno di me e che percepisce di più. Sono cose che mi fanno arrabbiare moltissimo. Se arriveranno nuovi attaccanti mi darebbe noia scoprire che c'è chi guadagna più di me». Da operaio a Di Stefano. Corre voce che Ravanelli si sia montato la testa e sia diventato anche litigioso. «La mia parola pesa più di prima, il resto sono cattiverie. Non ho mai litigato con nessuno, tantomeno con Vialli. Se c'è uno che in questi anni mi ha dato molto è proprio Gianluca. Con lui ho un rapporto aperto, se abbiamo qualcosa da dirci ce lo diciamo in faccia. Anzi, lo invidio. Lui è più bravo di me nei rapporti con la stampa. Ti frega senza che tu te ne accorga. In quanto a furbizia ho tanto da imparare. Ma come giocatore non mi sento inferiore neppure a Vialli». Lei è per la riconferma del capitano? «E' inopportuno schierarsi in questi casi. Se andrà via perderemo un giocatore importante, ma la Juve non finisce con Vialli». I tifosi non sembrano più dalla parte di Gianluca. E i suoi rapporti con la curva sono migliorati? «Tutto è nato da un malinteso. Mi accusavano di pensare più alla Nazionale che alla Juve. Ora è tutto chiarito, ma il feeling non si è mai rotto». Che tipo di partita sarà quella con l'Ajax? «Tirata, prevedo due squadre accorte. Noi potremo vincerla se saremo subito aggressivi. La nostra arma in più sarà che non abbiamo mai vinto questa Coppa. Anche se può essere un'arma a doppio taglio». Fabio Vergnano «Di Gianluca invidio solo l'abilità nei rapporti con i media Se parte mi spiace ma diventerò io l'uomo-squadra» «Potremo battere l'Ajax usando l'arma in più: la voglia di vincere la Coppa» Ravanelli esulta dopo un gol E' un'immagine che il giocatore della Juve sogna di rivedere nella finale di Champions League del 22 a Roma. Sta lavorando a ritmi forzati, sotto la guida del preparatore Ventrone, per arrivare in forma all'appuntamento Boksic (a sin.) sarà la spalla di Ravanelli nella Juve '96-97 Marocchi (qui accanto) è richiesto dal Glasgow In partenza anche Caprera e Vierchowod

Luoghi citati: Bari, Roma, Torino