Caso Ariosto tutto da rifare
Rinviato l'incontro con i legali di Squillante Previti e Berlusconi Caso Ariosto/ tutto da rifare doglio parlare adesso e poi sparire per sempre» MILANO. «Ma no che non la conosco, non so proprio chi sia», dice convinta Stefania Ariosto. E pare impossibile che il suo nome di contessa e di grande accusatrice di giudici e della Fininvest, possa essere accomunato a quello di Immacolata Gargiulo, cantante, attrice, sul palcoscenico Yurika Rotschild, l'ultima donna a gettare scompiglio nel caso Squillante. «Non so, non so proprio», dice con la voce bassa, quattro agenti di scorta che sembrano giganti al suo fianco, lei così minuta, con i capelli biondi raccolti, la giacca panna, la gonna nera, le calze bianche e le scarpe aperte con il cinturino. Poi si infila nell'ascensore, quarto piano del palazzo di giustizia, via di lì e da questa storia che da quasi un anno la incatena alle prime pagine dei giornali. E che per lei non è ancora finita, come sperava, come aveva confidato ai suoi amici più vici¬ ni. «Vado lì, racconto tutto e me ne vado. Non ne posso più», diceva Stefania Ariosto sicura di finire in un soffio. E invece no. «Lì», doveva essere l'aula al primo piano per l'incidente probatorio chiesto dalla difesa del giudice romano Renato Squillante. Dove l'aspettavano al varco il gip Alessandro Rossato, più i pm Piercamillo Davigo e IIda Boccassini, più gli avvocati una decina - quelli di Silvio Berlusconi, di suo fratello Paolo, di Previti - e naturalemente - quelli di Squillante. Tutto rinviato al 24 maggio invece, perché non tutte le parti conoscono le carte. Più di tre ore dura il battibecco di istanze, richieste, decisioni. Tutti dentro nell'aula, a porte chiuse, da dove viene fatto uscire pure il difensore dell'Ariosto, Mario Roda, che non c'entra niente visto che lei qui è solo testimone. E il testimone «Omega», come la bollano le carte dell'inchie- sta, sta chiusa nell'ufficio di IIda Boccassini. In attesa di essere convocata anche se poi la chiameranno solo per dirle che può andare via, che torni un'altra volta, che sia pronta a rispondere tra due settimane. Tre ore e mezzo dura l'attesa del testimone «Omega». Fuori a proteggerla ci sono gli agenti della scorta. Dentro c'è lei, da sola, seduta davanti a quella scrivania dove per 21 volte ha lanciato le sue accuse contro quei giudici che - dice sempre lei - incassavano a manetta. Alle 18 e 10, quando due piani più sotto è tutto finito e rimandato al 24 maggio, sale Ilda Boccassini. Entra nel suo ufficio, saluta e congeda il teste «Omega». Che se ne va, inseguita dai giornalisti che hanno tempo trenta metri per farle domande. Prima risposta: «Non so chi sia quella donna». Seconda risposta per l'avvocato Pascucci, che interrogato a Perugia ha detto di essere stato coinvolto da Stefania Ariosto per vendetta su affari finiti male. Replica, lei: «Su Pascucci è stato tutto scritto nelle carte dei processi». Poi si infila nell'ascensore. Quattro piani più sotto, trenta secondi dopo, entrano in azione le sirene della Croma blindata che la porta via. Non per sempre - come avrebbe voluto - ma solo fino al 24 maggio, [f. poi.] Rinviato l'incontro con i legali di Squillante Previti e Berlusconi
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