La proposta di Irene: «lo mediatrice»
«La secessione? La gente deve capire che non è un atto violento» La proposta di Irene: «lo mediatrice» :::::«Apriamo il tavolo per i'indipendenza del Nord» presidente e scrittrice IMILANO RENE Pivetti presenta «Comprate il mio libro», raccolta dei carteggi del nonno linguista Aldo Gabrielli, e se la prende con chi stravolge le parole o chi parla senza farsi capire. La contestazione triestina, nel pomeriggio, è liquidata con un distaccato «intemperanze immorali». La secessione? «Sarebbe bene che la si smettesse di far credere alla gente che è un atto violento». Cancellare la parola dai dizionari, come suggerisce Walter Veltroni? «Non ha senso». Le dichiarazioni del ministro Caianiello? «Oh Signùr! Se si spiega ci fa un favore». Rispetto, molto rispetto per Giovanni Paolo II: «Il suo, a Como, è stato un richiamo molto alto ai valori morali». Un po' meno per Mario Agnes e le critiche dell'Osservatore Romano: «E' utile far sapere che non è l'organo della Santa Sede». Domani per Pivetti è l'ultimo giorno da Presidente della Camera e al Circolo della Stampa, con Natalia Aspesi e Indro Montanelli, parla già da ex. «Sono stata presidente della Camera...». Ora, soprattutto dopo il sabato mantovano, è tornata la leghista che sta lontano dalle poltrone. «Presidenze di commissioni di controllo? Non ci interessano. E poi bisognerebbe partecipare a trattative. No grazie». Pivetti che ripropone, con termini e toni diversi, quel «tavolo» proposto da Umberto Bossi a Mantova, il «tavolo» dove sedersi per cominciare a discutere... Discutere cosa? «Di questo Paese che ha già la divisione oggettiva di due economie. Discutere, ma non in una bicamerale, le bicamerali hanno stufato e lo sanno tutti che non portano a niente. Bisogna trovare una sede istituzionale per una eventuale mediazione con tutti sull'indipendenza del Nord». Discutere, e ricorda gli studi del sociologo Ilvo Diamanti, su «quel 54 per cento dei cittadini del Nord che ritiene vantaggiosa l'indipendenza del Nord». Discutere, e qui parla a Veltroni, senza «fare come l'orso delle fiabe della mia infanzia: i suoi piccoli volevano andare al mare, ma lui il mare non l'aveva mai visto e allora diceva che non esiste». Discutere sull'Assemblea Costituente, che la Lega ha chiesto «e se vogliono si può fare cominciando a ragionare sull'assetto dello Stato». Ripete che «la Lega vuole l'indipendenza, vuole arrivare all'indipendenza del Nord in modo democratico e istituzionale». Dice che «a Mantova si è fatta un'analisi, non si è ancora arrivati alle scelte. Per quelle ci sarà il congresso». Come Bossi, non si fida delle parole e della promesse di nessuno: «Che attendibilità ha Romano Prodi come federalista?». Da giovedì lascia la Presidenza di Montecitorio e sentendo il tam-tam delle ultime ore annuncia con evidente ironia: «Mi piacerebbe assistere all'accoppiata Violante-Cossiga, sarebbe interessante...». Provocata da Aspesi e Montanelli rivela che «sì, ho conservato tutti i biglietti, le lettere, le cartoline che mi hanno inviato i colleghi parlamentari. La stragrande maggioranza dei deputati, e sono convinta anche dei senatori, sono onesti lavoratori del Parlamento». Con orgoglio ammette di esser stata la più giovane Presidente della Camera del mondo: «E' venuto il presidente della Camera di un paese straniero, era convinto di essere lui, ma aveva 42 anni...». Con una battuta sfuma appena sul suo carteggio con Bossi: «Non esiste, caso mai sono telefonate. Ma appunto per questa ragione le potrebbe pubblicare soltanto chi le ha trascritte». [r. m.] «La secessione? La gente deve capire che non è un atto violento»
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