Berlusconi: impariamo il mestiere di oppositori di Ugo Bertone
Berlusconi: impariamo il mestiere di oppositori Berlusconi: impariamo il mestiere di oppositori FORZA ITALIA A SCUOLA DI PARTITO VMILANO EDO sulle vostre facce la fatica di una dura battaglia elettorale. E vedo pure che non siete contenti...». Silvio Berlusconi attacca così, davanti al comitato di presidenza di Forza Italia. E' il momento di contare le forze e di imparare un mestiere nuovo per molti, quello dell'opposizione. E', in un certo senso, un momento storico, almeno a giudicare dallo stupore di funzionari e impiegati. «Ma è proprio lui?» si sono chiesti in tanti, verso le 11 e trenta quando il cavaliere ha varcato la soglia del palazzo di via Isonzo. Già, non entrava nella sede milanese degli azzurri, primo nucleo del suo partito, da due anni esatti, da quando, nel maggio del '94, fresco presidente del Consiglio, aveva benedetto le truppe del suo esercito vittorioso. Poi, più nulla. Anche dopo il ribaltone il leader degli azzurri ha preferito guidare il partito da Arcore o dal suo quartier generale romano. Adesso si cambia: per far l'opposizione serve un partito, un movimen- to. Basta vertici in villa, è l'ora di far quadrato. «Chi è all'opposizione - mormora Alfredo Biondi - ha pochi vantaggi. Uno di questi è aver più tempo per dedicarsi all'organizzazione delle proprie forze». E Berlusconi si dedica con puntiglio ad imparare un mestiere di leader di partito, per lui in parte nuovo. Stavolta l'ex premier si limita a una breve introduzione. Poi ascolta le relazioni, quella di Gianni Pilo e l'altra di Mario Valducci. Poi la parola passa ai responsabili regionali e ai big del partito (pardon, movimento): da Previti a Marti¬ no, da Urbani a Del Debbio. Sullo sfondo della riunione c'è la questione delle presidenze di Camera e Senato; e non è di poco conto, ovviamente, scegliere la guida del partito in Parlamento. Ma, assicura Biondi, «nomi oggi non se ne sono fatti». Certo, piace l'indicazione di Cossiga per la presidenza di Palazzo Madama. Ma se sorgessero difficoltà il Polo potrebbe proporre Giuliano Urbani a Montecitorio. E per i gruppi parlamentari? Alcuni suggeriscono un impegno diretto di Berlusconi, altri vedono un'accoppiata Martino-Urbani. Ma qui, nella periferia milanese, la vera questione all'ordine del giorno è la «riflessione collettiva» sul movimento. In parole povere: che cosa non ha funzionato il 21 aprile? E ancora: come la mettiamo con la Lega? Il movimento funziona così com'è o ci vuole una revisione profonda? Certo, è la risposta, qualcosa va cambiato di sicuro. Ed entro la fine dell'anno ci sarà, a questo scopo, un congresso di Forza Italia. Il risultato elettorale di «Forza Italia», è l'analisi dei vari intervenuti, in genere, è stato buono. Anche se «a un maggior numero di voti corrisponde un minor numero di seggi». Quel che non ha funzionato, spesso, è l'alleanza con gli altri, la scelta dei candidati. Troppi nomi calati dall'alto, insomma. La prossima volta sarà necessario procedere alle primarie, a ima sorta di selezione popolare. E al più presto, incalza il leader, è importante tornare a vincere, a partire dalla Sicilia e dalle prossime tornate elettorali in Lombardia, terra della Lega. L'effetto Bossi pesa, eccome. Non è un caso che i deputati «azzurri» di Lombardia ieri sera si siano visti sempre in viale Isonzo prima della partenza per Roma per l'inizio della legislatura. L'obiettivo, evidente, è di cercar spazi d'azione nel Nord della protesta. «Ma l'opposizione nostra - aggiunge Biondi non sarà mai oltranzista. Ci comporteremo da veri liberali, al servizio del Paese». Tutti d'accordo? «Oggi sì, stavolta non ho visto falchi o colombe» Domani, a Roma, chissà. Ugo Bertone II leader di Forza Italia Silvio Berlusconi L'ex ministro Giuliano Urbani
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