Antologia di Max Pellegrini Un Grande acrobata delle citazioni da Picasso ai fumetti

Un grande acrobata Antologia di Max Pellegrini Un grande acrobata delle citazioni da Picasso ai fumetti ECONEGLIANO ROSEGUENDO nella hnea di illustrare la figurazione italiana nella seconda metà del secolo Marco Goldin presenta fino al 9 giugno in Palazzo Sarchielli una cinquantina di grandi tele di Max Pellegrini (è una peculiarità, Ceronetti lo definì «fanatico delle Grandi Dimensioni»). La mostra prescinde dall'originaria fase sperimentale di iperrealismo pittofotografico, antologia babelica degna di Borges di interiorità oniriche e proustiane e di scorribande nel paesaggio infinito della storia dell'arte, su cui si fonda il fascmo ambiguo e sontuoso della pittura di Pellegrini. Con una scelta significativa nell'arco ventennale in cui prevale «una massa sola di pittura scomposta in qualche centinaio di citazioni prese a Oriente e a Occidente» - ancora Ceronetti -, Ù termine primo e ultimo della mostra, Ibambini del vespero, del 1978-79 e il ciclo dei Sogni appositamente creato per questa occasione, scaturiscono esclusivamente da una memoria interiore dell'artista, nel solco di una tradizione di radice illuministica di «disegno intellettivo» della realtà che coniuga il quotidiano soggettivo e l'universale collettivo. Traducendo in forma creativa, con una perizia tecnica e materica distillata fino all'ossessione, il proprio «alter ego» di sociologo dell'arte, Pellegrini ci conduce, con mano delicata ma ferma, lungo due secoli e ogni forma di contemporaneità, dai Bambini, figli inquietanti e giudicanti di Casorati e di Munch, ma ancor più di Ben Shahn, allo spettacolo altrettanto inquietante, e ben degno di Ceronetti, degli attori della propria interiorità. Questi coniugano, con un smeretismo acrobatico singolare anche in questi anni di «nomadismo» figurale, i sogni a fumetti del «Little Nemo» di McCay o della Valentina di Crepax con la nettezza del segno universalistico e «filosofico» del grande tedesco protoromantico Philipp Otto Runge. Di mezzo fra questi due estremi, scorrono le immagini di una fascinosa lanterna magica che incastra e intarsia negli spazi illusori e «altri» del sogno una Torino alla Italo Cremona e architetture di Bisanzio e paesaggi di Giambellino e di Giorgione bruciati da luci fantascientifiche, ritratti di Picasso e di De Chirico al lavoro, memorie di Ingres e di Caravaggio, di Gauguin e del Denis evocato da Jean Clair nel ricco catalogo Electa, che comprende anche saggi di Vallora, di Goldin e di Marisa Vescovo. „ lm. ro.l

Luoghi citati: Caravaggio