Secondo alcuni pentiti, stava progettando l'uccisione del questore di Palermo La Barbera
Secondo alcuni pentiti, stava progettando l'uccisione del questore di Palermo La Barbera Secondo alcuni pentiti, stava progettando l'uccisione del questore di Palermo La Barbera In trappola il superbo» In fuga da 4 anni, era ilprotetto di Riina PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un altro boss è caduto a Palermo nella tela di ragno dell'antimafia. E' Salvatore Gucuzza, 49 anni, che dal 1993 è reggente del mandamento Palermo-centro, da sempre luogo nevralgico per il sistema mafioso siciliano. Non ha opposto resistenza ai funzionari e agli agenti della questura che l'ammanettavano. Sulle labbra solo un sorriso sprezzante e negli occhi lampi di rabbia. Era ricercato da quattro anni per un ordine di custodia cautelare voluto dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta che aveva raccolto su di lui ima serie di inquietanti dichiarazioni del pentito Leonardo Messina il quale, fra il '92 e il '93, con le sue rivelazioni aveva fatto arrestare 205 persone nell'ambito dell'operazione «Leopardo». Da tempo Cucuzza è uno dei padrini di gran nome della mafia siciliana. E' accusato di numerosi omicidi, compreso quello del segretario del pei dell'isola, Pio La Torre, parlamentare ed esponente di spicco di Botteghe Oscure, dov'era stato anche responsabile del partito per l'Italia meridionale, incarico passato poi ad Antonio Bassolino, attuale sindaco di Napoli. Il covo di Cucuzza è stato localizzato nei giorni scorsi dalla polizia palermitana, che non aveva mai smesso di dargli la caccia. Un paio di anni fa, alcuni pentiti avevano riferito che il boss aveva progettato di assassinare Arnaldo La Barbera, il questore di Palermo che ha ottenuto molti successi nelle difficili indagini sulle stragi di Capaci e di via D'Amelio. Assassinando La Barbera, Cucuzza avrebbe fatto «un favore» a Francesco Madonia e a Raffaele Ganci, due componenti della cupola in prigione proprio per via delle inchieste dirette da La Barbera. Una sentenza di morte pronunciata dunque dalla cupola mafiosa al cui vertice siede solo nominalmente Totò Riina, ora in prigione, con tre ergastoli passati in giudicato e altre quattro condanne all'ergastolo in attesa del responso della Cassazione. Una specie di carica onorifica, quindi, mentre il potere esecutivo sembra essere concentrato nelle mani di Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca e Pietro Aglieri. E' proprio al loro fianco che Cucuzza si sarebbe seduto nella cupola mafiosa, dopo che nel 1993, costituendosi e pentendosi, Salvatore Cancemi smise di comandare su Palermo-centro. Una carriera, la sua, cominciata da «picciotto» nel rione Borgo Vecchio, tra il porto e piazza Politeama. Una carriera percorsa tutta in salita: dagli scippi e le rapine agli omicidi finché, poco più che venticinquenne, fu ammesso tra i «soldati» di Cosa Nostra. Oltre ai pentiti Cancemi e Messina, di Cucuzza hanno parlato a lungo anche altri collaboratori di giustizia, compresi i tre che hanno contribuito a far arrestare Leoluca Bagarella, i fratelli Emanuele e Pasquale Di Filippo, Tony Calvaruso, «Uccio» Barbagallo, Au¬ relio Neri e Pietro Romeo. A sentire loro, Cucuzza entrò nelle grazie di Riina dopo aver rotto con l'anziano capomafia del rione San Lorenzo, Rosario Riccobono, vittima della «lupara bianca». Riccobono è il boss che, secondo l'accusa, il questore Bruno Contrada avrebbe omesso di perseguire. Con Cucuzza sono stati arrestati per favoreggiamento Giu¬ seppe Zerbo, 36 anni, e Francesco Arcuni di 24. Si sarebbero occupati loro del covo del latitante. Il procuratore aggiunto della Repubblica Guido Lo Forte in una conferenza stampa con il questore La Barbera e il capo della Squadra Mobile Luigi Savina ha dichiarato: «Cucuzza è veramente uno dei capi di Cosa Nostra». Antonio Ravidà Il capoclan è accusato dell'omicido di Pio La Torre Faceva parte della cupola di Cosa nostra Salvatore Cucuzza, 49 anni, era ricercato da quattro anni
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