«Viva le Top model»

«Viva le Top model» DUE VIP FELICI DI NON PIACERE «Viva le Top model» Syusy Blady: io difendo le italiane piccole «Ovvio che sono soddisfatta del mio aspetto. Sennò come avrei potuto fare la tap mo- del?». Syusy Blady difende la sua «bellezza in contrasto con canoni estetici imposti dall'esterno». Lei non partecipa a quella «corsa alla bellezza» che pare coinvolga quasi tutti gli italiani? «A dire la verità, qualche cosa faccio: inizio una dieta al mattino e la finisco all'ora di pranzo. Poi la ricomincio al pomeriggio e la smetto la sera. Sono tentativi di aggiustamento coerenti con quello che sono». Se potesse cambiare una sola cosa di lei, quale sceglierebbe? «Una volta il mio cruccio era l'altezza. Un metro e 52 mi sembrava poco. Ma poi ci ho ripensato: se avessi dieci centimetri in più, la mia carriera artistica sarebbe stata diversa, non avrei fondato il club delle tap model e non avrei fatto tante altre cose. Insomma, non sarei stata Syusy Blady». Come è nata questa idea delle «modelle tappe»? «Negli Anni Ottanta, quando si inseguiva il "bello a tutti i costi", quando i personaggi alla moda erano i culturisti e le fotomodelle, abbiamo deciso di dire basta: i canoni estetici li stabiliamo noi, non sono gli altri che ce li impongono. La maggioranza delle italiane non è né alta né magra, così è nato il movimento all'insegna del "meglio una tap model oggi che una top model mai"». Ha avuto un buon seguito? «Sì, mostrarsi è un'esperienza utilissima: salire su un palcoscenico è meglio di una psicoterapia. E se una persona non accetta il proprio aspetto, è proprio di quella che ha bisogno». Syusy Blady, fondatrice delle «tap model»

Persone citate: Syusy Blady