Don Lurio: «Falqui ci volle insieme»

Don Lurio: «Falqui ci volle insieme» «Erano due donne-orologio» Don Lurio: «Falqui ci volle insieme» 'fPf AMARCORD DI UN'EPOCA IL cento per cento del successo delle Kessler va alle Kessler, il cento per cento ad Antonello Falqui, e l'altro cento per cento a me». Don Lurio le due gemelle le ha stampate nel cervello fin da quando decise di lasciare Parigi per venire a lavorare in Italia con loro. «Fu tutto merito di Falqui. Lui mi convinse con quella carta vincente: "Ci sono le Kessler, non puoi dirmi no". E io dissi sì, anche se venire in Italia significava lavorare 15 ore al giorno, e fare tutto in diretta, senza tagli». Cominciò l'avventura, «con la gente che diceva "tu e le Kessler, quelle gambe...", ma io non le ho mai guardate dal punto di vista sessuale. Non ho mai considerato le mie colleghe sotto quell'aspetto. E poi, quando alla gente ci lavori assieme, quando si fatica, si suda per mettere su un numero, la bellezza è l'ultima cosa che guardi». Il balletto che ricorda meglio è «Mambo», «che se lo vedi oggi ti alzi e cominci ad applaudire, tant'è moderno. L'abbiamo messo su quando le ballerine erano ancora tutte pailettes e piume, invece lì, via tutto, eravamo tutti e tre in jeans, maglietta bianca e scarpe da tennis. Un gran successo, loro erano brave, belle, molto eleganti». Lavorare con loro non era difficile, «l'unico problema era trovare delle belle coreografie: perché erano due, e tutto era più complicato». Tre settimane fa Don Lurio è tornato a danzare con loro (a «Domenica In»), «e ancora una volta mi hanno stupito: abbiamo messo su una cosa in cinque minuti, e ri- cordavano tutto benissimo. Tanto che mi hanno poi suggerito loro quello che io mi ero dimenticato dopo le prove». «Loro due facevano le Bluebell al Lido di Parigi, io le vidi nel '60 e dissi: "devo assolutamente portarle in Italia"». E ci riuscì, Antonello Falqui, «anche se a costo di una battaglia, e finì che dovetti prenderne altre diciotto, di Bluebell, perché il Lido aveva imposto questo patto. Quella volta al Lido io ebbi quasi una visione, erano così belle, stilose, chic. E poi erano due, identiche perfette. Ma la visione la ebbero anche altri: ricordo che dopo il "Giardino d'inverno" persino Montanelli e Biagi fecero dei pezzi, incantati da quella grazia». E poi quelle due bionde così chic «erano due orologi: perfette, preparate, sempre puntuali e con la parte già a memoria. Lavorare con loro era un piacere. Si diceva che erano così perché tedesche, ma io ho lavorato con altri tedeschi, e non erano così». Il libro di memorie? «Sono curioso di leggere questi risvolti piccanti della loro vita. In tanti anni, non ho mai visto in loro un sex symbol, e nemmeno quelle civetterie femminili tipiche delle attrici. Erano simpatiche ma fredde, e del loro privato non ho mai saputo se non le cose che tutti sapevano. L'unica cosa a cui tenevano molto erano le calze nere. Io tendevo al cliiaro, loro invece insistevano col nero. Per il resto, due orologi, ecco quello che erano». Brunella Giovare A sinistra Don Lurio e nella foto a fianco Antonello Falqui

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