Frenata su Di Pietra ministro di Fabio Martini

Frenata su Di Pietra ministro Frenata su Di Pietra ministro Il segretario pds: sposi il programma dell'Ulivo ROMA IETRO le quinte la trattativa tra Romano Prodi e Antonio Di Pietro stava silenziosamente lievitando, ma proprio sul più bello Massimo D'Alema ha deciso di aprire gli idranti e innaffiare gli entusiasmi: «Il dottor Di Pietro - sostiene il leader del pds in un'intervista a Panorama - può entrare al governo se aderisce politicamente al programma dell'Ulivo. Se questa adesione c'è, Di Pietro lo dica. E' anche un problema di dignità... Ma lo dica prima di diventare ministro, non dopo...». Ma se gli fosse piaciuto, Di Pietro avrebbe sottoscritto il programma dell'Ulivo prima delle elezioni, D'Alema questo lo sa bene e infatti fa seguire alla prima, una seconda condizione: «Di Pietro può entrare al governo come tecnico, sotto la personale responsabilità del Presidente del Consiglio, che lo sceglie e garantisce pubblicamente per lui». Insomma, caro Prodi, se proprio vuoi il tuo amico Tonino, invitalo pure, ma a quel punto, la scelta è tua, soltanto tua... Due condizioni, quelle di D'Alema, che somigliano ad un diktat. E così su Di Pietro scoppia la prima vera grana tra i vincitori delle elezioni, un dissidio che rischia di diventare più serio di quello con Rifondazione. Certo, Prodi e D'Alema si guardano bene dal polemizzare platealmente tra loro, ma dietro le quinte è in corso un corposo braccio di ferro: il futuro presidente del Consiglio immagina di poter blindare il governo con l'aiuto del «Tonino nazionale», mentre Massimo D'Alema, garantista da una vita, non ha mai amato un personaggio come Di Pietro. Semmai è sintomatico il momento scelto da D'Alema per la sua sortita: col tempismo di chi sa come stanno veramente le cose, il segretario del pds esce allo scoperto proprio perché la trattativa tra Prodi e Di Pietro è arrivata al suo momento-clou. Con un Di Pietro che, nelle ultime ore, sembrava interessato a dare credito al governo nascente. Racconta un amico che ha parlato con Di Pietro: «Tonino ha l'impressione che Prodi e Veltroni stiano cercando di fare sul serio». Nei loro incontri top-secret, Tonino e il Professore hanno intavolato una trattativa molto più dettagliata di quanto finora sia trapelato. Per Di Pietro si è parlato di diversi, possibili incarichi, si è parlato del Secis, di un sottosegretari ato alla Presidenza del Consiglio con la vigilanza sui Servizi segreti, ma Prodi ha fatto balenare a Di Pietro anche un incarico a sorpresa: il dicastero delle Poste. L'idea? Quella di fare dell'ex idolo di Mani Pulite un super-ministro delle televisioni, garante della transizione del sistema televisivo dalla Prima alla Seconda Repubblica. Di Pietro non ha detto sì, ma parlando con un IL FUTURO DELL'EX PM amico avrebbe chiosato così quella offerta: «Non posso mica fare per tutta la vita l'anti-Berlusconi...». Tra Prodi e Di Pietro il filo non si è ancora spezzato e tra oggi e domani i due si rivedranno per un vis-à-vis che potrebbe rivelarsi decisivo. Certo, il fuoco di sbarramento di D'Alema ha drasticamente diminuito le possibilità di un accordo, eppure dalla sua casa di Bergamo, Mirko Tremaglia ieri aveva un filo di preoccupazione in più del solito. Reduce da un incontro a quattr'occhi con il suo amico Di Pietro, il presidente della commissione Esteri racconta: «Lui dice di voler fondare un movimento politico autonomo e dunque non può continuare ad aspettare... le sirene dell'Ulivo. E il mio tono, lo ammetto, oggi è un po' diverso dal solito...». E proprio mentre Di Pietro oscilla e sembra tentato dal- l'idea di entrare al governo, il Polo resta immobile, nulla fa per recuperare l'ex magistrato. Da Forza Italia neanche mezzo segnale in queste ore, Gianfranco Fini si vedrà sì con Di Pietro ma nella prossima settimana. E intanto? «E intanto il Polo deve muoversi - insiste Tremaglia - non può continuare a restare alla finestra. La campagna elettorale è finita, lo vogliono capire? Siamo andati alle elezioni con un gruppo dirigente. E' ora che uno come Berlusconi faccia un passo indietro». Già, finché in campo c'è il Cavaliere, Di Pietro non si avvicina al Polo: questo deve essere il refrain di Tonino, visto che le stesse parole di Tremaglia le pronuncia il cognato di Di Pietro: «Per il Polo, Berlusconi è una disgrazia», ha detto Gabriele Cimadoro, intervenendo alla direzione del ccd. Tirato per la giacca a destra e manca, Di Pietro una cosa è determinato a farla: un movimento autonomo da tutto e da tutti. Come racconta il prossimo numero de L'Espresso, Di Pietro già dal novembre del 1995 ha depositato presso un notaio di Milano la bozza di statuto del suo movimento con tanto di nome. L'atto notarile è rimasto chiuso in busta sigillata, il progetto politico è rimasto congelato per mesi fino a quando si ò esaurita la bufera giudiziaria su Di Pietro. E ora l'ex idolo di Mani Pulite vuole ripartire dal progetto originario: «Cento uomini per cento idee». Ma D'Alema chiosa così: «Quello che non capisco è come Di Pietro ministrotecnico possa fondare poi un proprio movimento politico. Mi risulta davvero misterioso...». Fabio Martini «Il premier può farlo entrare come tecnico ma dovrà rinunciare f alla formazione del suo movimento» Tonino si confida: «Romano e Walter fanno sul serio» Antonio Di Pietro. Sotto, Romano Prodi, sopra Silvio Berlusconi con Massimo D'Alema

Luoghi citati: Bergamo, Milano, Roma