Donne vittime del pudore di Daniela Daniele

Donne vittime del pudore Donne vittime del pudore Una ricerca: le signore tra i 50 e i 60 anni si vergognano del ginecologo Malate di cancro, non si fanno visitare ROMA. Possibile che sia vero? Nell'epoca del sesso esibito, protagonista di sondaggi a tutto campo, fotografato, analizzato, mostrato in passerella al posto di abiti di buon gusto e abbinato a prodotti da vendere, c'è ancora chi si vergogna di farsi vedere nuda dal ginecologo. E' così. Ma il fatto ha un risvolto tragico. Molte donne, per pudore, non si sottopongono a visite di controllo e rischiano la vita. Uccise dalla verecondia. Sembra che nel nostro Paese, soprattutto nelle zone di provincia e in particolare in certe aree del Sud, per molte domie che hanno un'età compresa tra i 50 e i 60 anni la visita "intima" sia un problema insormontabile. Al punto che i medici, non di rado, si trovano di fronte a tumori della mammella o dell'utero ormai troppo avanzati. Lo denuncia Luigi Cersosimo, presidente dell'associazione ginecologi dei consultori, che mette in luce come il pudore rappresenti un ostacolo alla prevenzione. «Capita ancora - ha spiegato Cersosimo nei piccoli centri, mentre fortunatamente nelle grandi città le donne si sottopongono normalmente ai controlli. La fascia d'età colpita dal pudore è quella tra i 50 e 60 anni che è anche la stessa più a rischio per il cancro di mammella ed utero. In molte zone del nostro Paese la figura del ginecologo non è ancora ben accettata e questa riservatezza crea seri guai». Troppe donne ultracinquantenni si rivolgono allo specialista soltanto quando hanno disturbi legati alla menopausa, e molte non lo fanno neanche in questo caso. «In Calabria - denuncia Cersosimo - abbia¬ mo visto carcinomi della mammella allo stadio terminale perché le pazienti avevano aspettato troppo ad andare dal medico e non l'avevano detto neanche in famiglia». Dal Sud al Nord. Carlo Campagnoli, primario di ginecologia al Sant'Anna di Torino, ammette che i casi estremi come quelli descritti dal collega sono rari. «Forse - commenta - sarà per via della capillare campagna d'informazione che si è fatta da queste parti. E non manca di sicuro il pudore; però la popolazione femminile è stata raggiunta, nella sanità pubblica e in quella privata, da una tale quantità di messaggi a favore della prevenzione che la visita per 0 pap-test o la mammografia non sono più un problema». Che fare, allora, laddove il problema è ancora così grave? «Indispensabile è il ruolo del medico di famiglia - risponde Campagnoli la prima via d'informazione è proprio lui». La solita storia del Nord "bravino" e del Sud "retrogàdo"? «Altro che Calabria - interviene la psicologa Maria Rita Parsi -. Basta andare nella campagna romana o nell'hinterland milanese, per non parlare di quello veneto, e si trovano le stesse caratteristiche. Se si facesse davvero educazione sessuale, invece di pseudopornografia... E questo compito spetta, prima di tutto, ai medici di famiglia». Ecco, allora, svelato il mistero: non si parla, semplicemente, di donne. Ma di donne che vivono in una certa condizione socioculturale, "ai margini" di quella cittadina. «C'è da lodare questo medico coraggioso che ha messo il dito nella piaga - conclude Maria Rita Parsi -. Le sacche d'ignoranza ci sono dappertutto, ma soprattutto intorno alle grandi città, ai grandi centri di potere. Del resto è noto: i "dannati" della Terra vivono ai margini dei "padroni" della Terra. E portano con sé le loro donne. Quelle che hanno ancora vergogna di mostrare i genitali». Daniela Daniele Secondo un sondaggio le donne tra i 50 e i 60 anni si vergognano di farsi visitare dal ginecologo

Persone citate: Campagnoli, Carlo Campagnoli, Maria Rita

Luoghi citati: Calabria, Cersosimo, Roma, Torino