Nel Polo è il giorno delle «colombe»

«Non facciamo le fusa Nel Polo è il giorno delle «colombe» | Gli «ambasciatori» sono Letta, Tatarella e Mastella. Ferrara all'attacco: ha vinto la pigrizia II vertice sceglie tre saggi per trattare con Prodi ROMA. Depistati i giornalisti, per il primo vertice del centro destra dopo il 21 aprile, nella saletta riservata del ristorante dell'Hotel Byron, nel quartiere Parioli di Roma, i massimi dirigenti del Polo possono finalmente brindare in santa pace. Sì, proprio brindare. Non alla sconfitta elettorale, naturalmente, che per quella non se ne fanno ancora una ragione, ma all'unica vittoria che il Cavaliere è riuscito a portare a casa quest'anno: lo scudetto del Milan. Le «bollicine» dello champagne e il pianto di Capello non possono però distrarre Berlusconi, Letta, Buttigliene, Casini, Fini e Tatarella dal vero motivo che li ha fatti incontrare in quell'albergo: discutere del dopo-batosta. E' quasi superfuo dire che, visti gli esiti della campagna elettorale, prevale la linea Letta, che è sinonimo di moderazione. In poche parole, quindi, il Polo accetta l'offerta della presidenza di una del¬ le due Camere (e finora chi parte con maggiori «chances», sostenuto seppur senza soverchio spreco di entusiamo da Berlusconi, è Scognamigho) e la guida delle commissioni di controllo (leggere antimafia, stragi, servizi, vigilanza Rai, e - vorrebbe qualcuno nel centro destra - Bilancio). Ma la linea di moderazione induce pure l'ala centrale del Polo, Forza Italia inclusa, a decidere di darsi maggiore visibilità. «E in questo senso - spiega Casini - sarebbe un fatto molto significativo se noi, il edu e Fi facessimo un gruppo parlamentare unico». Chissà, magari con Berlusconi a presiederlo. La riunione dura quasi tre ore. Si comincia parlando del perché dell'insuccesso. Ognuno rinfaccia qualcosa all'altro. Buttigliene se la prende con Pannella e con gli «urlatori» del Polo. «Ci hanno creato - dice - un problema di immagine, offuscando la visibilità dei moderati». Ma il Cavaliere, su questo, fa orecchie da mercante, e preferisce sollevare delle obiezioni a Fini: «Probabilmente - spiega - un accordo con Rauti ci avrebbe evitato la sconfitta in molti collegi». Il presidente di An, però, non è d'accordo: «Un patto di desistenza con la Fiamma - replica - avrebbe allontanato i moderati e reso meno credibile l'evoluzione democratica di Alleanza nazionale». Ma per la verità l'analisi della sconfitta prende poco tempo. I leader del Polo preferiscono pensare al futuro. Al problema delle presidenze delle commissioni di controllo e di uno dei lue rami del Parlamento, per es .mpio. «E' chiaro - spiega Berlusconi - che trattare su questo non significa che l'Ulivo ci può imporre i nomi dei nostri candidati». «Già, non sarebbe una vera trattiva», concorda Casini. «Vanno bene le presidenze - interviene Fini però non per questo la nostra opposizione sarà più morbida». E Buttiglione lascia intendere che si potrebbe cliiedere pure la guida della commissione Bilancio. Il centro destra, comunque, fa poco affidamento sull'ipotesi che gli venga data la presidenza della Camera. E Berlusconi, che nei giorni scorsi sembrava quasi disposto a sacrificare Scognamigho, adesso non è più dello stes¬ so avviso. «E' una candidatura che deve esprimere Fi - spiega il Cavaliere - e il nostro candidato di bandiera è Scognamigho». Fini dice di «preferire Fisichella», ma poi aggiunge: «Deve decidere Silvio». Il quale «Silvio» ha confidato ai suoi che secondo lui l'idea di mettere il «professore» di An alla presidenza del Senato è di Scalfaro e per questo non lo convince. Berlusconi, quindi, opta per Scognamigho, a cui Letta dovrà spianare la strada con il Quirinale. Ma qualcuno, nel Polo, pensa anche a Cossiga. Nella riunione, comunque, si decide di affidare al triumvirato Letta-Mastella-Tatarella (trattativisti per vocazione) il compito di confrontarsi con l'Ulivo sulle presidenze. Infine si affronta la parte più politica della discussione. Il cui succo è suppergiù questo: il centro faccia il centro, la destra faccia la destra. Compiti distinti e separati, quindi, per Fi, ecd, edu, da una parte, e An dall'altra, anche se un coordinamento parlamentare prowederà a raccordare tutto il Polo. E in serata giunge lo sprezzante commento di Giuliano Ferrara contro il centrodestra che, accettando le presidenze offertegli dall'Ulivo, pratica il «consociativismo», e contro Berlusconi accusato di «s.r .sa saggezza». «Nel Polo - ha dotto Ferrara - ha vinto la pigrizia». Maria Teresa Meli «Non facciamo le fusa a nessuno: accettando una presidenza istituzionale potremo svolgere ancora meglio il ruolo di opposizione; «Se l'offerta dell'Ulivo è un baratto, la risposta è no. Se invece lo spirito è: chi vince governa e chi perde controlla il discorso è diverso. Il leader dello schieramento resta sempre il Cavaliere» una presidenza istituzionale potremo svolgerancora meglio il ruolo di oppo to, la risposta è no. spirito è: chi vince chi perde controlla discorso è diverso. dello schieramento empre il Cavaliere» Gianfranco Fini presidente di Alleanza nazionale | Gianfranco Fini presidente di Alleanza nazionale

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