GLI ESPLORATORI DELLA NOTTE di Ruggero Bianchi

futtolibri futtolibri LA STAMPA Giovedì 25 Aprile 1996 SONDAGGIO Essere o non essere, pensando a Shakespeare Lt IDEA nasce un Capodanno durante, un Amleto di marionette con Tadini travestito da Shakespeare che inventa per gioco un sondaggio su «Essere o non essere?». L'immancabile prof. Mannheimer lo fa poi eseguire sul serio, nel marzo '95 e '96, dalla IspoCra/Nielsen. Risultati (nel prossimo numero di Leggere): 70% «essere» con in testa maschi giovani, acculturati, di piccola città, votanti Rifondazione', 30% «non essere» o «non so» con in testa donne vecchie metropolitane, licenza elementare, votanti Lega o An. Plausibili. Ma con un neo: le intenzioni di voto per il 21 aprile vedevano i patiti dell'«essere» all'82,7% per Pannella-Sgarbi... TOPONOMASTICA A Montereggio vie intitolate a scrittori e a editori CI sono già le vie Mimma Mondadori, Ugo Mursia, nonché Giangiacomo Feltrinelli: il Comune di Montereggio, duecento anime arroccate sugli Appennini, a un tiro di schioppo da Massa Carrara, istituzionalizza così la sua passione per l'editoria. Culla del Premio Bancarella nato dalla lunga tradizione dei «giramondo» della zona, i libertari che a metà dell'800 la povertà spingeva ad emigrare per l'Europa come «venditori di pietre e libri», ora ha deciso di rendere omaggio anche a Tiziano Barbieri Torriani scomparso nel '94: gran festa il I ° maggio con profusione di libri Sperling & Kupfer. FILOSOFIA Il pensiero in Internet: dischetti (e manuale) Loescher LA filosofìa attraverso i testi». E' un manuale in tre volumi, autori Lydia Tornatore, Pietro Antonio Ferrisi, Gaspare Polizzi, edito da Loescher. L'opera si può anche leggere con l'ausilio del computer. Gaspare Polizzi e Enzo Ruffaldi hanno curato la realizzazione di quattro dischetti (con il programma, una scelta di brani antologici, il file di testo Filosofia in Internet, venti percorsi relativi alla filosofìa del Novecento). Il programma propone vari strumenti per la ricerca lessicale (libera e guidata). Lo affianca un Help che illustra l'uso di tutti gli strumenti presenti. ARTE RAGAZZI Una rivista laboratorio per piccoli creativi NASCE a Bologna una nuova rivista per avvicinare all'arte moderna e contemporanea i ragazzi della scuola dell'obbligo (e i loro genitori ed insegnanti). Un rivista laboratorio che offre «testi e pretesti», materiali e percorsi attraverso i quali entrare dentro un quadro, scoprire la creatività dell'artista. Nel primo numero ad esempio, i surrealisti, gli omini volanti di Magritte, i sogni di Dali. Costa 13.000 lire e la si può richiedere all'editore SanZanobi (via Stalingrado 27/5 40128 Bologna, tel. 051/631.15.24). La dirìge Marco Dallari (un nome, un curriculum, nel catalogo La Nuova Italia). A CASTIGLIONCELLO Chi ha paura del bambino cattivo? I L bambino cattivo è tra noi: è un bambino I normale, che di volta in volta può diventare aggressore del compagno più debole o assistere alla sua sopraffazione, complice o indifferente. Se ne discuterà dal 3 al 5 maggio a Castiglioncello (organizzano Regione, Comune, Comune di Rosignano Marittimo e Cidi). Tra gli esperti, interverrà Dan Olweus, autore del saggio «Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono», edito da Giunti. Fernando Rotondo illustrerà una sua ricerca su «Colpa e castigo nella letteratura per l'infanzia. L'infame Franti non sorride più». GLI ESPLORATORI DELLA NOTTE Scrittori tra sonni e sogni, caos e armonie NOTTE Alfred Alvarez // Saggiatore pp. 291 L 28 000 Ferruccio Ferrazzi «Festa di notte» E' chi ama la notte e chi ne ha paura, chi con il calar delle tenebre aspira al riposo e chi teme invece l'aggressione dei mostri. L'oscurità può aprirsi a una dolce vita di felliniana memoria o togliere il catenaccio ai cancelli del diabolico, consentendo le scorribande del male, sia esso metafisico (Satana, i fantasmi, i vampiri, i licantropi, ecc.) o sociale (la delinquenza, la droga, la prostituzione, l'assassinio). Il buio, luogo del sonno e del sogno, dell'alternanza e della devianza, ha un suo fascino misterioso e ancora inesplorato che può sfociare nell'orrifico o nel meraviglioso, nel perverso o nel sublime, nel caos o nell'armonia. Questo, in sintesi, mi sembra il senso di Notte: un'esplorazione della vita notturna, i linguaggi, il sonno, i sogni di Alfred Alvarez (Il Saggiatore, pp. 291, L. 28.000), saggista e scrittore nato a Londra nel 1929 e noto in Italia soprattutto per II dio selvaggio, uno studio sul rapporto tra scrittura e suicidio. Il volume di Alvarez, elegantemente tradotto da Luca Fontana, non è certo opera di un «autore maledetto». Molti dei suoi capitoli si muovono in un clima di seria divulgazione: in particolare quelli dedicati al rapporto tra sonno e sogno, al cosiddetto sonno REM (quello nel quale la scienza sperimentale registra un Rapid Eye Movement, un «movimento rapido dell'occhio» sotto le palpebre, e sogni o incubi si affollano) all'interpretazione dei sogni, dove le tesi di Freud, di Jung, della Klein e in minor misura di Lacan si misurano, non sempre con successo, con le risultanze degli esprimenti di laboratorio. Altri, in particolar modo quelli conclusivi, hanno un taglio giornalistico all'altezza dei migliori esempi di cronaca nera, con persino qualche spunto degno del cosiddetto «giallo all'americana», di quella hard-boilcd school che da Raymond Chandler in poi ha messo parzialmente in ombra il poliziesco britannico alla Agatha Christie. // viaggio di Alvarez: dagli incubi gotici favoriti dalle indigestioni alle corse fiard-boiled tra Londra e New York. E Lucifero si trasforma in un innocuo fiammiferorarsi consapevolmente un'indigestione, mangiando ad esempio carni troppo frollate, per garantirsi incubi spaventevoli da poter trasferire nei loro racconti macabri. In apparenza, c'è un distacco tra Alvarez e il materiale da luproposto, che pare sovente accompagnarsi a una sospensione di giudizio e, soprattutto, fare perno su una domanda fondamentale: la notte e tutto ciò che A bordo di una pattuglia della polizia, Alvarez descrive minuto per minuto la vita notturna di grandi metropoli come New York e Londra, formulando in diretta ipotesi affascinanti e sottolineando coincidenze note ma spesso inavvertite, ad esempio quella della nascita pressoché simultanea di progetti di illuminazione urbana e di corpi di vigilanza o di polizia notturna organizzati. Un ultimo settore del suo scritto propone (a volte forse in maniera troppo rapida, come nel caso dei surrealisti e di Gerard de Nerval) i legami tra sogno/incubo e letteratura/arte, con notazioni spesso gustose; come quando (magari, anche se l'autore non lo dice, sulle orme di Lewis Carroll) si allude alla decisione di narratori gotici e postgotici di procu- // viaggio di Alvarez: dagli incubi gotici favoriti dalle indigestioni alle corse fiard-boiled tra Londra e New York. E Lucifero si trasforma in un innocuo fiammifero rarsi consapevolmente un'indigestione, mangiando ad esempio carni troppo frollate, per garantirsi incubi spaventevoli da poter trasferire nei loro racconti macabri. In apparenza, c'è un distacco tra Alvarez e il materiale da lui proposto, che pare sovente accompagnarsi a una sospensione di giudizio e, soprattutto, fare perno su una domanda fondamentale: la notte e tutto ciò che ad essa si accompagna è una fuga dalla vita diurna, una sua interruzione, o ne è invece una integrazione, una correzione o una continuazione? O, esasperando i termini, la sfera del buio è un semplice correttivo, una compensazione ai traumi della cosiddetta vita conscia sulla quale da millenni contadini (e lavoratori in genere) fondano il proprio ciclo biologico/esistenziale, o è invece una vita attiva in tutti i sensi, un'esistenza altrettanto reale e magari più produttiva e più vera di quella che chiamiamo veglia? Il problema non è insignificante, soprattutto dopo le teorizzazioni della psicoanalisi e del surrealismo. E non lo è nemmeno in rapporto all'evoluzione della cultura e della civiltà contempora- George Grosz «Metropolis» Giacomo Balla «Lampada ad arco» Johan Sloan «6th Avenue Elevated at 3th Street» FATE BUIO 1 Vorrei non finisse più UNA volta, ho scritto la notte. Era già lì, bastava accendere il computer e guardare: schermo nero e luci-parole che si accendono e si rincorrono. L'ho fatto di notte, perché affiorasse quella vulnerabilità che tutti abbiamo dentro, ma viene a galla solo quando abbassiamo la guardia, dopo averla tenuta alta per tutto il giorno. La notte ha accettato di farsi cornice del racconto, perché non c'è notte nel mondo in cui non ci siano almeno due persone, immerse in una nicchia di buio, che si scambiano racconti. Chi scrive la notte fa eco alle loro storie, le sente arrivare e le propaga. Volevo arrivare al giorno, ma la notte s'è preso tutto il racconto e se l'è portato via. Mi ha lasciato un rimpianto e una certezza: la prossima volta racconto una notte così lunga che chi la vive debba pensare, ma con piacere: «Questa non finisce più». Gabriele Romagnoli nea, come dimostra l'esempio di New York, città «notturna» per eccellenza, il cui cervello sembra non riposare mai e anzi farsi di notte più seduttivo e affascinante. Non è un caso, del resto, che persino in Italia la questione appaia a molti centrale almeno da una decina d'anni a questa parte, come dimostra la pubblicazione nel 1987 del Teatro della notte di Robert Louis Stevenson (ED Edi¬ zioni, Como) e, più o meno negli stessi anni, di II teatro del sonno di Guido Almansi e Claude Béguin (uscito a Londra nel 1986 tradotto da Garzanti nell'88). Due testi, sia detto tra parentesi, che Alvarez non manca di menzionare all'interno del proprio lavoro. Ma se l'impostazione di Notte, oscillante tra divulgazione scientifica, alto giornalismo, reporta¬ ge e critica letteraria, pare eludere risposte definitive, Alvarez, che della notte si sente padrone e della quale è certamente innamorato, finisce per privilegiare i sogni creativi sugli incubi, il positivo sul negativo, proponendo la tesi che, per utilizzare uno slogan molto sfruttato, «notte è bello». Per lui l'oscurità è davvero l'ultima frontiera sia fisica che psichica, sicché come succede da sempre, l'entusiasmo del pioniere tende a sconfiggere il terrore dell'ignoto. Alla resa dei conti (e il titolo della sua ricerca lo mette in evidenza), il mondo notturno è un linguaggio per il quale ancora non abbiamo una stele di Rosetta, un alfabeto che attende di essere decifrato per rivelare il proprio peso, la propria importanza e il proprio significato. Forse ha ragione lui. Forse il Diavolo ce lo siamo inventato noi quando non eravamo ancora in grado di esorcizzare con la luce la paura del buio. Non è significativo che, nell'inglese dell'Ottocento, Lucipher al maiuscolo identificasse Lucifero ma, al minuscolo, fosse semplicemente uno dei primi nomi del fiammifero? Ruggero Bianchi