Fumo, convincere è meglio che condannare

Fumo, convincere è meglio che condannare LETTERE AL GIORNALE il lunedì' di o.d.B. Fumo, convincere è meglio che condannare Questa volta l'argomento è il tabacco. Ho messo insieme tre delle varie lettere che mi sono arrivate, perché mi pare che, raffrontate, compongano un discorso più ampio e più schietto. Nella mischia sono irresistibilmente coinvolti fumatori e antifumatori. Una lettera si direbbe rispondere all'altra. [o.d.b.] Un fatto molto negativo Gentile Del Buono, vorrei far notare un fatto che mi pare molto negativo. Si vedono in giro appartenenti a tutte le Forze dell'Ordine, proprio nessuna esclusa, fumare. Lo fanno anche in servizio,. cosa più criticabile ancora. Per il tutore dell'ordine, a mio modesto awiso, non soltanto è grave fumare in quanto rappresenta, per la Comunità, un punto di riferimento umano maggiore di altre persona, ma, soprattutto, perché questo significa pure un'autodistruzione volontà- ria della salute, della «forma», dell'efficienza che, in tali professioni, sono più importanti che in altre. E' noto, infatti, che fumare danneggia, col tempo, i riflessi, l'intero sistema neuromuscolare, la capacità di concentrazione, anche a parte degli altri gravissimi danni che arreca pure ai fumatori passivi. Gli atleti di valore non fumano certo, ben conoscendo questo dato inconfutabile. Meno ancora fumano gli scacchisti, specie i più validi, primo fra tutti Kasparov. Conosco personalmente velocisti che hanno peggiorato di mezzo secondo sui cento metri, non appena si sono messi a fumare! Non sarebbe meglio che fosse chiesto, dunque, agli appartenenti alle Forze dell'Ordine di non fumare, specialmente in servizio? E' triste dover pensare non solo alla loro salute ridotta, ma pure all'efficienza in tal modo resa non certamente ottimale! Si spera nella risposta di qualche appartenente alle Forze stesse: credo sarebbe utile. Alessandro Tripi Modena medico chirurgo Una nuova malattia Caro O.d.B., io non so (mi sembra comunque che con certezza non lo sappia nessuno) se davvero fumare tabacco faccia venire il cancro ai polmoni: mia zia Paola, che ha fumato 60 sigarette al giorno per tutta la sua vita è morta a 87 anni; una mia amica non fumatrice è morta di tumore polmonare a 35 anni. Quindi non saprei dire, però so che la cosa ha provocato una nuova malattia: il fanatismo antifumo. Dico malattia perché certe persone, nemiche delle sigarette, non si possono definire sane: la violenza nevrastenica con cui si scagliano contro i fumatori, proclamano di volersi difendere dal fumo passivo, guardano in modo viperino chi accenda una sigaretta, apostrofano per strada le donne incinte o con bambini che fumano, s'impicciano dei fatti non loro, a me sembra morbosa. Non dico che tutti siano così fanatici, ma, insomma... Non credi tu che questa violenza antifumo sia una forma di prepotenza? Una voglia di proibire, di dare ordini, di punire, di imporsi agli altri, di pre¬ tendere che tutti siano uguali e tutti obbedienti, di armarsi della legge per colpire chi ha abitudini e gusti diversi dai loro? Oppure non credi che il fanatismo antifumo nasconda altre paure? La paura di venire intossicati da veleni più potenti del tabacco, la paura di morire? lo non capisco. Ormai non si può più fumare al cinema, a teatro, in tassì, sull'autobus, in corriera o in tram, negli uffici pubblici, negli ospedali, eccetera; nelle banche o in altri posti, anche se non c'è il divieto, il fumatore viene guardato come un pidocchio o messo in difficoltà dalla mancanza di portacenere; nei treni, in certi alberghi, in certi uffici privati, i fumatori sono relegati in scompartimenti o stanze per reietti; sulle linee aeree nazionali la sigaretta è abolita. Che altro vogliono questi fanatici antifumo? Le loro esigenze non sono abbastanza tutelate, a danno di quelle dei fumatori? E, se davvero il fumo passivo fosse così distruttivo, come mai in passato non sono morti come le mosche? Da noi tutto diventa esagerato, squilibrato, e adesso sembra che le malattie si moltiplichino. Tutto diventa una malattia, ma, secondo me, per esempio, la stanchezza, la grassezza, la disappetenza o la malinconia non sono malattie, sono modi di essere, cose della vita, lo proprio non capisco queste manie: e tu? Giulia Politi, Grottaferrata A che punto è la lotta? Egregio Signor Del Buono, più volte ogni giorno c'è qualche cattedratico che ci intima di smettere immediatamente di fumare, pena la morte fra tormenti. Ascolto questi profeti di sciagure con la vivissima soddisfazione di non costituire un bersaglio per simili anatemi. A me, infatti, fumare non piaceva granché e ho smesso facilmente. Però, ho l'impressione che la paura inoculata nei vecchi catarrosi non abbia altrettanto successo con la gioventù, e soprattutto con le ragazze che hanno sempre in bocca sigarette e parolacce. Potrò sbagliarmi, ma il numero delle donne fumatrici mi sembra in crescita e, quindi, secondo me, i conti non tornano affatto. Bisogna ri- cominciare a farli da capo. Non bastano le parole jettatrici, occorre un grande esempio. Un esempio che tronchi tutte le discussioni: la rinuncia dello Stato a qualsiasi guadagno sul tabacco. Le pare giusto che lo Stato venda il veleno, limitandosi a dire che è veleno e intascando i soldi dalle vittime? Non sarebbe ora di dimostrare un minimo di coerenza? Mino Venti, Monza Gentili corrispondenti, le vostre lettere si integrano nel sot¬ tolineare l'ambiguità del tema di questa puntata. Essendo, come il signor Venti, un non fumatore ma addirittura dalla nascita, ho il privilegio di poter vedere la situazione con una certa equità. Per circa tre quarti della mia vita, infatti, sono stato costretto a sopportare il fumo passivo da parte di familiari, colleghi di lavoro e amici. Bicordo come un incubo le nuvole grigie delle redazioni e quell'odore insop portabile di fumo che mi restava addosso. Quindi, non starò a perorare la causa del tabacco. Ma, d'altra parte, sono convin to che la signora Politi abbia puramente ragione nel denun ciare la morbosità della campagna antifumo, in cui si sfoga no le peggiori tendenze e le peggiori energie. E' bene convincere, non condannare Quanto alla proposta del dottor Tripi, potrebbe essere assecon data solo se lo Stato si ripulisse del suo peccato d'avidità. [o.d.b.]

Persone citate: Alessandro Tripi, Del Buono, Giulia Politi, Kasparov, Politi, Tripi

Luoghi citati: Grottaferrata, Modena, Monza