Tutti i rischi di chi specula Parlano l'economista e l'antiquario «Un mercato condizionato dalle mode» di Marco Neirotti
Tutti i rischi di chi specula Tutti i rischi di chi specula Parlano l'economista e Vantiquario «Un mercato condizionato dalle mode» pì\ CULTORI come L" «certificati di depo% sito», disegni «meli diocri ma con un bi. I buon futuro». Dal linguaggio che usa, Richard Polsky sembra voler insegnare investimenti arditi dettati più dal futuro guadagno che dal valore artistico, con linguaggio e strategia più da Borsa che da galleria, al limite della speculazione. Ma si può davvero creare una sovrapposizione di criteri e regole fra i due mondi? Sovrapposizione no, ma qualche analogia sì. Spiega il professor Angelo Tantazzi, presidente del Centro di ricerche economiche Prometeia di Bologna: «Si sono compiuti lavori di economia degli investimenti in opere d'arte, calcolando indici di prezzo per le varie epoche, dalle ceramiche cinesi agli Impressionisti o ai mobili Luigi XIV. Il Financial Times ne pubblica le variazioni». Proprio come giocare in Borsa? «Non esageriamo. Però idealmente un'analogia potrebbe essere tra il privato che vuole farsi un portafoglio con certificato di deposito e altre forme di investimento, e quello che vuol crearsi un portafoglio di investimenti artistici. Ma il modello non è trasferibile pari pari, perché nel secondo caso dominano il gusto, le diversità di scelta, la cultura, che non sono secondari». Non è tutto, avverte il professore: «Il vaso cinese non dà dividendi, per realizzare occorre avere un compratore disposto a pagare di più. In vantaggi o rischi entrano allora le mode e non soltanto per i contemporanei. A fine Anni 80 gli Impressionisti arrivarono a livelli spaventosi, perché i giappponesi, dopo terreni e grattacieli, si erano messi a comprare anche quelle tele. Poi hanno avuto i loro problemi e i prezzi si sono sgonfiati». Conclude Tantazzi: «Esiste un rapporto arte-economia nel quale l'arte può diventare un segnale: quando ci fu la recessione del '92-'93, le aste segnalarono in anticipo che si avvicinava il miglioramento della situazione economica». In ogni caso il privato che vuole speculare sull'arte contemporanea corre gravi rischi secondo Gian Carlo Gallino, gallerista torinese, presidente degli antiquari del Piemonte. Dice Gallino: «E' quasi un'idiozia. Essa è soggetta a mode dal peso tutt'altro che indifferente. Chi voglia investire può, certo, approfondire il discorso di un artista, farsi consigliare da persone serie. Ma speculare mi pare troppo. Al limite chi specula è il mercante, che cerca di capire un mondo, una sensibilità, di proiettarla avanti. A volte sbaglia anche lui, figuriamoci il privato». Più controllabile, più gestibile il discorso sull'antico anche se con prudenza: «Ci sono molti appassionati di bracante che si portano a casa oggetti usati di scarso valore e che mai valore acquisteranno. L'arte almeno è più soggetta a una valutazione». Marco Neirotti Gli Impressionisti «drogati» dai giapponesi Qui accanto, Jeff Koons. A destra, Andy Warhol. Nella foto in basso, il professor Angelo Tantazzi
Persone citate: Andy Warhol, Angelo Tantazzi, Gallino, Gian Carlo Gallino, Jeff Koons, Luigi Xiv, Richard Polsky, Tantazzi
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