A Bhopal un rampollo dei Borboni perduti di Claudio Gallo
A Bhopal un dei Borboni A Bhopal un dei Borboni rampollo perduti UN CONTADINO DI SANGUE BLU i BHOPAL capelli corvini corti tirati all'indietro, l'incarnato bruno, i mustacchi. Piccolo e tozzo, potrebbe essere un mariachi. Il Messico però non c'entra: è un contadino, un agiato contadino indiano del Madhya Pradesh. Ma è ben di più, a dire il vero, di un normale contadino di Bhopal, la città dell'apocalissi chimica del 1984: è l'ultimo discendente dei Borboni indiani. Che esista un ramo dei Borboni in India è cosa su cui pochi giurerebbero, eppure Balthazar Napoleon III ne è la prova in carne ed ossa. Quest'uomo di 38 anni che rincasa la sera con la tuta sporca del grasso del trattore è un discendente della stirpe che per più di due secoli, dal 1589 ai 1830, regnò nella lontana, esotica Francia. «Ecco il fleur-de-lis, lo stemma di famiglia», dice indicando il giglio disegnato sulle inferriate del suo palazzotto nel congestionato quartiere di Jehangirabad, un edificio con le arcate in stile Moghul attaccato alla scuola privata dove insegna la moglie Elisha. I suoi occhi scuri scoiTono, aiutati dalle dita nervose, libri e ritagli di riviste francesi che contano tredici generazioni attraverso la storia. Alza gli occhi e dice il suo nemo propheta in pallia: «In Francia è risaputo che ci siano dei Borboni in India, ma crai a Bhopal non lo sa nessuno». La stessa nostalgia per le radici che fece scrivere al padre, Salvadore II, una «Storia dei Borboni», che pretendeva di rintracciare cugini persino in Australia. Nonostante la vita attuale non si discosti in nulla dalla normalità, Balthazarha ereditato la consapevolezza del suo sangue blu, privilegio che qualche occasionale lettera di re Juan Carlos di Spagna ancora gli rammenta. L'avventura indiana dei Borboni s'inizia nel 1560 con Jean-Philippe, cugino di Enrico IV, il primo Borbone re di Francia, che venne in India a offrire i suoi servigi militari agli imperatori Moghul. Jean-Philippe conquistò i favorì di Akbar, il grande patrono analfabeta delle arti, l'uomo che trasformò i Moghul da avventurieri militari in dinastia. Le storie di famiglia vogliono che sposasse una fanciulla indiana, esperta di medicina a corte. I discendenti servirono l'impe- ro fino al crollo, verso la metà del XVIII secolo, quando scesero a Sud per stabilirsi in una proprietà terriera donata loro da Akbar a Narwar, vicino a Gwalior. Secondo l'albero genealogico di Salvatore II, cinque generazioni dopo, il nababbo di Bophal, Anwar Mohammad Khan, chiese l'aiuto di Salvadore I per costituire un esercito che combattesse i vicini Maratti. Il successore di Salvadore, Balthazar I, fu avvelenato in una congiura di palazzo nel 1829, mentre stava per diventare primo ministro di Bhopal. Ancora vive il ricordo del palazzo della sua prima moglie, Isabella, abbattuto qualche anno fa. Si tramanda che Madame Dulhan, così la chiamava il popolo, vestisse il burqus Ila veste lunga musulmana, col velo) e mangiasse soltanto cibo Moghul. Un quadro che la ritrae mentre fuma l'hookah luna specie di narghilè) dice la sua assimilazione alla cultura locale. Con l'inizio del secolo cominciò la disgrazia. Gli inglesi si presero il latifondo e restituirono in cambio una modesta pensione. Sebastiano, nonno di Balthazar, tenne duro, ma altri della famiglia si consolarono col liquore Molti lasciarono la città e morirono in miseria. Quando, nel 1978, Balthazar si trovò alla guida del casato dovette affrontare una montagna di cause legali per le proprietà di famiglia. Oggi non gli restano che il palazzotto, la scuola e circa 30 acri di campi. «Siamo rimasti Bourbons on the rocks», ironizza Balthazar. Di tanta storia e tribolazioni i vicini sanno nulla. A Bhopal i cristiani li chiamano francicee e conoscono i Borbone attraverso i loro nomi musulmani. Il padre di Balthazar era Muntaz Masih, pochi sapevano che si chiamava Salvadore II. D'altra parte, a casa Borbone non si beve vino francese o si mangiano baguettes ma si serve tè e pranthas, le focacce indiane ripiene di patate. La moglie Elisha e i tre figh, Fitzgerald, Michelle e Adrian, non parlano francese ma inglese e hindi. «Tutto ciò che mi rimane della Francia è il sangue», dice Balthazar, che Parigi l'ha vista solo in cartolina. Claudio Gallo
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